Appalti trasparenti: protocollo
d'intesa Comune-sindacati
Impegno a non utilizzare il criterio del massimo ribasso nell’assegnazione degli appalti e a vigilare su “regolarità, sicurezza, trasparenza e qualità del lavoro ad ogni livello della filiera di erogazione dei lavori e dei servizi, come elemento di contrasto alla corruzione e alle possibili infiltrazioni delle mafie e della criminalità organizzata, anche attraverso l’utilizzo degli strumenti in dotazione al Comune di Cremona per la segnalazione di fatti e comportamenti illeciti”.
Sono alcuni dei passaggi del protocollo d’intesa che il Comune di Cremona formerà con i sindacati di Cgil, Cisl e Uil, inaugurando quello che viene definito il “Modello Cremona”.
La Giunta Comunale nell’ultima seduta dell’anno ha approvato il documento che si propone di avviare un metodo di confronto il più possibile improntato al protagonismo dei corpi intermedi.
All’interno c’è la presa d’atto che nel corso degli anni “si è potuto rilevare un incremento dei processi di esternalizzazione di servizi e attività che si traduce in appalti e concessioni ad imprese, nel privato e soprattutto nel pubblico. Ne consegue che l’impianto normativo esistente in materia necessita di essere integrato con un sistema di regole e convenzioni, onde perseguire l’obiettivo di garantire la qualità dei servizi in un contesto sempre più concorrenziale ed il rispetto dei diritti e delle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori, ivi compreso un salario dignitoso”.
Il documento non fa però riferimento al salario minimo, che invece è una precisa richiesta dell’Unione sindacale di Base, sindacato che infatti non figura tra i firmatari del protocollo.
Ammnistrazione comunale e confederali concordano nell‘evidenziare i rischi connessi al puro criterio della contrazione dei costi: “non garantire tempi e qualità nella realizzazione delle opere e dei servizi oggetto di appalto; favorire l’impiego di manodopera irregolare e precaria, alterando di conseguenza il mercato del lavoro, con conseguente evasione contributiva e fiscale e con pesanti ricadute sulle condizioni di lavoro e sulla sicurezza; provocare effetti negativi nel tessuto economico e produttivo (dumping sociale, alterazione della leale concorrenza) e fenomeni di illegalità”.
Il Comune quindi, in base al protocollo, “utilizzerà il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa nelle commesse di servizi ad alta intensità di lavoro (…) Ciò consentirà di valutare la qualità complessiva delle offerte, anziché limitarsi all’utilizzo del criterio del massimo ribasso (…) privilegerà tale criterio selettivo nelle commesse di lavori, in luogo del minor prezzo”.
Tra le altre raccomandazioni sottoscritte nel protocollo, anche quello di evitare appalti di durata inferiore ai due anni e l’input alle aziende partecipate dal Comune ad applicare gli stessi criteri nell’assegnazione degli appalti, oltre a prevedere nei bandi di gara l’impegno dell’impresa concorrente ad assorbire la manodopera garantendo le stesse tutele del contratto collettivo nazionale e territoriale.