Sopralluogo in carcere, circa 180
detenuti oltre capienza massima
Nella mattinata del 24 dicembre l’Associazione Radicale Fabiano Antoniani ha effettuato un sopralluogo in carcere di Cremona, insieme all’Assessora al Welfare di Cremona Marina della Giovanna, al presidente del Consiglio comunale di Cremona Luciano Pizzetti, ai consiglieri comunali Alessandro Portesani, Eleonora Sessa e Vittoria Loffi, oltre che al sindaco di Capralba, Damiano Cattaneo e al vice sindaco di Casaletto Vaprio, Edoardo Vola.
Ne è emerso un quadro sempre più preoccupante: “Ad oggi nella casa circondariale a Cremona ci sono 576 detenuti, su una capienza regolamentare di 394 posti” spiega Vittoria Loffi. Un numero in crescita, considerando che pochi mesi fa erano 543. In sostanza, ci sono 180 persone più di quante ne potrebbe contenere.
“Non si è al punto della violazione delle norme europee sulla metratura squadra massima per detenuto, che fanno fa fanno capo alla sentenza Torreggiani, ma è comunque una situazione di sovraffollamento, tanto che in alcuni padiglioni si sono dovuti aggiungere posti letto”. 303 dei detenuti ospitati sono stranieri, mentre 273 sono gli italiani. “Un dato importante è che ci sono 78 giovani adulti, tra i 18 e i 25 anni” continua Loffi. “Un problema importante è anche quello della salute mentale: circa 150 detenuti sono in carico al Sera. Ma nella struttura ci sono solo uno psichiatra e tre psicologi, più un quarto del Sert”.
Un quadro complicato, dunque, per la casa circondariale, dove gli episodi di autolesionismo sono molto frequenti e dove la scorsa estate si è anche verificato un suicidio.
D’altro canto, l’amministrazione carceraria non sta con le mani in mano: “Ci sono tante attività a livello di educazione e di socializzazione” spiega ancora la consigliera. “Un po’ carente, invece, la parte di formazione pratica con un’ottica di inserimento lavorativo”. Ed in effetti quella del lavoro è una criticità non da poco, considerando che solo otto detenuti svolgono un’attività lavorativa fuori dalla struttura.
Altro fronte problematico è quello della Polizia Penitenziaria: “C’è una forte carenza di organico, tanto che il rapporto con il numero di detenuti è di uno a quattro. Addirittura, c’è un solo poliziotto su tutta una sezione del padiglione vecchio”.
Questo incide anche sul lavoro perché affinché i detenuti possano lavorare fuori dal carcere serve un servizio di accompagnamento. Ma non solo: serve una sensibilizzazione del mondo produttivo, affinché gli sbocchi lavorativi per i detenuti possano aumentare: “Qualcosa su cui cercheremo di attivarci, anche con le associazioni di categoria” conclude Loffi.
Laura Bosio