Cronaca

Trabucchi: "Riconoscimento Unesco?
Non so cos'abbia portato ai liutai"

Il presidente di Confartigianato alla trasmissione "La Piazza" di CR1, 12 anni dopo il riconoscimento del "Saper fare liutario" quale patrimonio immateriale dell'Umanità.

La fattibilità o meno di creare un ordine per i liutai, i rischi e le difficoltà del settore, l’importanza reale o apparente del marchio.
Queste alcune delle tematiche che han tenuto banco durante l’ultima puntata de “La Piazza”, programma di approfondimento di CR1 in onda ogni mercoledì alle 21 e questa settimana dedicato al “Saper fare liutario tra presente e futuro”.

Diversi gli ospiti che sono intervenuti, come anche gli spunti di riflessione; tra loro il presidente degli di Confartigianato Cremona e liutaio Stefano Trabucchi, il presidente del Consorzio Liutai Giorgio Grisales e Marco Bissolotti di CNA.

“L’essere non propensi a iscriversi al consorzio è una sorta di partito preso – ha commentato in corso di discussione Grisales – per idee politiche, che poco centrano con la realtà consortile. Il nostro obiettivo è infatti quello di promuovere tutti i liutai, sia quelli iscritti al consorzio sia quelli non iscritti”.

Dal 2012, la liuteria è diventata patrimonio immateriale dell’Unesco; un riconoscimento importante, ma che sembra non aver dato benefici concreti ai diretti interessati.

“A mio avviso, direttamente ai liutai non so quanto abbia portato – ha affermato in proposito il presidente di ConfArtigianato Trabucchi – anche se è una cosa di cui si parla e ci si può fregiare. Si tratta però di due temi diversi: da una parte c’è la vita culturale, formativa del museo e dell’ufficio UNESCO; dall’altra poi ci sono le attività. Noi artigiani siamo alla fine sempre dei piccoli imprenditori, che devono far andare avanti la loro bottega con tutte le difficoltà odierne”.

Presenti, inoltre, alcuni ospiti in collegamento dal Museo del Violino di Cremona, che tra gli Stradivari e gli Amati hanno portato il loro contributo al tema.

“L’idea che mi sono fatto è quella di un museo che ha bene in chiaro quali sono i percorsi che vuole prendere, raccontare e portare fuori – ha commentato il Conservatore Riccardo Angeloni, arrivato alcuni mesi fa al Museo del Violino – abbiamo una tradizione veramente speciale, che vive attraverso questi oggetti e tutte quelle storie che abbiamo raccolto in questi 12 anni di attività. Ho imparato che è una macchina complessa ma che dà tanto e, secondo me, veramente possiamo arrivare a fare grandi cose per tutti i nostri pubblici”.

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