Università Cattolica, celebrazione
in vista del Natale con il vescovo
«Testimoni di speranza. Affaticati, ma felici». Questo l’augurio che il vescovo Antonio Napolioni ha rivolto alla comunità universitaria in occasione della Messa in preparazione al Natale presieduta mercoledì 11 dicembre a Cremona nella cappella del campus Santa Monica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Un momento tradizionale vissuto da studenti, docenti e personale dell’Ateneo insieme anche a una rappresentanza delle residenze universitarie presenti in città. Perché «la cura degli universitari non è affare solo dell’istituzione universitaria», ha sottolineato all’inizio della celebrazione don Maurizio Compiani, assistente del Campus, richiamando la necessità di sinergie e scambi nell’ottica di prospettive e progettualità da fare insieme. Una celebrazione che non è stata il semplice ripetersi di un avvenimento annuale, ma «esprime l’attenzione e la cura» della Chiesa cremonese per la vita del campus della Cattolica e, più in generale, della realtà universitaria a Cremona, ha sottolineato ancora don Compiani.
Durante l’omelia, il vescovo, prendendo spunto dalle letture, ha guardato in modo particolare al tema della “stanchezza”, anche con riferimento al discorso dell’arcivescovo di Milano in occasione della festa di sant’Ambrogio.
“Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi”. Riprendendo questo passaggio del profeta Isaia, monsignor Napolioni ha riflettuto su stanchezze che possono essere «buone» – «di chi ha fatto tutto quello che poteva per il bene» – ma anche «cattive», per esempio quelle dovute a quella «ansia da prestazione» sempre più presente nella società odierna.
«L’importante è che possa esserci la possibilità di rialzarsi», ha detto il vescovo. Nella consapevolezza che l’unico che può rigenerare è Dio. “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”, il passo evangelico di Matteo proposto in questa giornata. Un Dio «instancabile nell’amore» e con il perdono che «è l’atto più espressivo di questo rigenerare la storia». «Quando gli uomini e le donne – ha detto ancora Napolioni – si mettono dentro questa fiducia nel perdono e ne fanno una logica di vita le guerre non hanno più l’ultima parola, le violenze non sono più la soluzione a buon mercato: ci si guarda negli occhi, ci si attende, ci si rispetta, ci si rimette in cammino». E il giogo sarà allora “dolce e il mio peso leggero”. Quel giogo «fatto di quelle materie – ha detto ancora il vescovo – che in università sono messe a disposizione di ogni generazione»: «il dialogo tra verità e carità, tra ragione e fede, tra liberà e senso di comunione. Polarità che noi, invece, spesso spacchiamo». E ancora: «Questo giogo è la Parola che rigenera le parole, è il Verbo che si fa carne, è il Natale di Gesù che non contempliamo da spettatori ma assumiamo da protagonisti. Giogo che è la nostra rinascita!».
«Nel pellegrinaggio viviamo la speranza», ha quindi concluso il vescovo con un chiaro riferimento all’imminente Giubileo, «che non viene a darci un impegno in più, ma a ristorarci, a dissetarci alla sorgente, a farci riconoscere che la fonte della speranza non è inaridita. Perché è l’amore di Dio incarnato». Da qui l’augurio a essere sempre «testimoni di speranza. Affaticati, ma felici».
Al termina della Messa il saluto di Angelo Manfredini, direttore della sede di Cremona e Piacenza della Cattolica, con uno speciale augurio al vescovo nel giorno del suo compleanno e al cav. Giovanni Arvedi per il dono del quadro L’elemosina di sant’Omobono, che va ulteriormente ad arricchire la cappella dell’università.
La mattinata si è quindi conclusa con lo scambio degli auguri in vista del Natale.