Cronaca

Brutale pestaggio alle Tranvie
A processo due della "baby gang"

Su Instagram i "bulli" avevano sbeffeggiato i poliziotti

Rapina e lesioni aggravate in concorso sono le accuse contestate ad un senegalese e ad un marocchino di 18 e 19 anni che due anni fa erano stati arrestati, insieme ad altri sei ragazzi minorenni, per essersi resi protagonisti di un violento pestaggio a due giovani studenti indiani, un maggiorenne e minorenne, avvenuto nel pomeriggio del 13 ottobre in Piazza delle Tranvie a Cremona.

Secondo le accuse, il gruppo di assalitori, per motivi legati al predominio territoriale, armati di tubi di ferro e manganelli, avevano brutalmente aggredito due coetanei, ripetutamente colpiti anche a calci e pugni, nonostante fossero già caduti a terra e incapaci di difendersi. Ad una delle due vittime era stato rubato il cellulare. Per entrambi erano state necessarie cure mediche. Uno dei due aveva riportato le ferite più gravi, giudicate guaribili in 30 giorni. Tanta è stata la ferocia dell’assalto, che uno dei ragazzi indiani aveva ancora stampato sul volto il segno della suola di una scarpa.

L’operazione della polizia era stata chiamata “Tiranga”, dal nome della bandiera indiana. Il lavoro degli investigatori si era concentrato anche sui social, dove gli arrestati comunicavano. “Missione fallita, oggi non ci siamo”, avevano scritto, sicuri di averla passata liscia con la polizia. “Sanno che sono stato io, ma non sanno come”,  il testo di un altro messaggio riferito alle indagini. E poi il post su Instagram, “quasi come monito per il futuro”, come aveva fatto notare il pm, “l’imminente pericolo che incombe sui ragazzi di nazionalità indiana con l’esplicito riferimento alla loro bandiera”.

L’avvocato Barrilà

“L’azione predatoria commessa dal branco”, aveva scritto il giudice nelle 13 pagine di ordinanza “è stata particolarmente violenta, spregiudicata e connotata da possibile matrice razziale, in ragione della scelta delle vittime e considerati gli insulti proferiti. La gravità della condotta denota l’assoluta incapacità di trattenere i propri impulsi criminosi e curarsi delle conseguenze delle proprie azioni violente sulla vita e l’incolumità delle persone offese, mancando totalmente in loro freni inibitori e avendo agito gli stessi con la sicurezza di rimanere impuniti“.

Attualmente tutti i gli arrestati sono tornati in libertà. I due imputati a processo sono assistiti dall’avvocato Michele Barrilà. Il senegalese deve rispondere di altri due reati: l’aver portato fuori dall’abitazione, senza autorizzazione,  un manganello telescopico usato durante l’assalto, e di aver minacciato di morte l’indiano maggiorenne. Alcuni giorni dopo il pestaggio, dopo avergli passato la mano intorno al collo, portandolo a sé, gli avrebbe detto: “Perché mi hai infamato? Sei un pezzo di m…. Ti uccido. Sei fortunato che ci sono gli sbirri e non ti posso fare niente, tanto so a che ora finisci di lavorare“.

I due imputati hanno sempre respinto le accuse, sostenendo di non essere nemmeno stati presenti in giorno dell’assalto. Per i minorenni, invece, la procura presso il tribunale per i minori di Brescia ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini.

Il processo a Cremona entrerà nel vivo il prossimo 13 maggio.

Sara Pizzorni

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