Giornata contro l'Aids, 23 anni
di impegno alla Casa della Speranza
Il 1° dicembre, Giornata mondiale contro l’Aids, per la Chiesa cremonese è l’occasione per volgere l’attenzione a Casa della speranza di Cremona, una delle «opere segno» della Caritas diocesana. La struttura, che si trova a Cremona nel quartiere Borgo Loreto, è stata inaugurata nel febbraio 2001: una casa-alloggio tutta a piano terra con stanze, laboratori, palestra e orto in grado di accogliere – nel delicato percorso di cura del corpo, e anche dello spirito – fino a dieci persone affette da Hiv o Aids, con necessità di assistenza riabilitativa specialistica, con accesso attraverso l’Ats.
L’Hiv è un virus potenzialmente mortale, ma ciò non significa, tuttavia, aver finito di vivere. Ci si può rimettere in gioco. Occorre, però, un luogo fisico dove curarsi, lontano da pregiudizi; uno spazio protetto per riscoprirsi ancora persone. «Con il progresso medico-scientifico – racconta Sebastiano Auteri, educatore di Caritas Cremonese e coordinatore di Casa della speranza – è possibile vivere una vita abbastanza normale, ma tanti ospiti non vedono il proprio futuro. Non sanno che possono comunque fare tantissime cose. E tornare a essere inseriti nella società». «Facciamo in modo che i malati vivano in un clima familiare e non di isolamento dal resto della società – afferma Auteri –. A causa della disinformazione la gente ha paura del virus. Pensa ancora si possa prendere con poco, quando non è più affatto così. E i malati si sentono messi in un angolo».
Casa della Speranza, con un’équipe di quindici professionisti tra medici, educatori e infermieri, offre uno spazio per la terapia riabilitativa e farmacologica, ma soprattutto un recupero umano del malato. «Il rapporto quotidiano con i pazienti, di fasce d’età molto ampie, mi ha aiutato a crescere come operatore e come persona» sostiene Auteri. E la sfida più ardua è trasmettere agli ospiti che c’è ancora un domani da riconquistare. «In passato qualcuno ha fatto attività al di fuori del territorio cremonese; in estate poi andiamo anche al mare».
Quello di oggi è uno scenario molto diverso da quando, nel 1998, il vescovo Giulio Nicolini ebbe l’idea di una struttura per accogliere persone affette da Aids. «Da allora più di 250 persone sono state ospitate nella struttura e, nei primi anni, molte persone sono decedute nell’indifferenza generale. Ancora oggi in molti, perfino medici, non sanno dell’esistenza di questa casa». Così come delle sue attività. «Oltre ai laboratori per gli ospiti, insieme alla Asst e a una cooperativa, abbiamo firmato la convenzione Cremona Fast-Track City (firmata con Comune di Cremona, Asst Cremona, Ats Val Padana e Coopertativa Bessimo) per promuovere l’educazione sessuale nelle scuole e la divulgazione dei temi legati a questa malattia». Per Auteri, infatti, il vero alleato dell’Hiv è l’ignoranza.
«Da pochi anni è attiva la campagna U=U: impossibile sbagliare, ovvero la scoperta che se la carica virale non è rilevabile, il rischio di trasmissione del virus è zero. Pochissimi ne sono a conoscenza, dato che di Aids e Hiv non se ne parla più». Speranza, informazione, scienza: quel compagno di viaggio allora non fa più così tanta paura.
Proprio in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, gli ospiti di Casa della speranza e gli operatori hanno partecipato insieme al vescovo Antonio Napolioni all’Eucaristia della Prima Domenica di Avvento nella celebrazione del 1° dicembre in Cattedrale (ore 11).