Cronaca

"Bar di Auschwitz", diffamazione
sui social. No vax a processo

Sul profilo facebook “Cremona Ancor”, utilizzando il proprio account personale, avrebbe offeso la reputazione commerciale del bar San Giorgio di via Dante a Cremona, definendolo “bar di Auschwitz”, nonchè “bar già noto per tristi episodi di xenofobia e gestito da personale all’opposto dell’ideologia comunista”. Con l’accusa di diffamazione sui social è finito a processo Daniele Disingrini, 69 anni, che si definisce “il primo dei no vax cremonesi”. L’uomo è assistito dall’avvocato Andrea Balzarini, mentre Edoardo Fugazza, l’amministratore della società che gestisce il San Giorgio si è costituito parte civile con l’avvocato Gianluca Pasquali.

Nell’agosto del 2021, Fugazza era venuto a conoscenza del post pubblicato dall’imputato. Nei giorni seguenti, come raccontato in denuncia, due ragazzi, passando davanti al bar, avevano urlato verso l’interno del locale “razzisti”. “Un episodio”, secondo la parte civile, “sicuramente da collegare al post scritto su facebook”.

L’avvocato Paquali

In epoca Covid, come aveva spiegato in querela Fugazza, avendo la possibilità logistica per rispondere alle normative anti pandemia, era stato predisposto l’ingresso e l’uscita al locale su due ingressi separati. Sulla porta per accedere al locale era stato affisso l’avviso che l’accesso ai tavoli era consentito solo mostrando il green pass. “Non abbiamo mai avuto problemi di xenofobia”, aveva fatto mettere a verbale Fugazza, “lontana dal nostro modo di presentarsi alla clientela”. Secondo la parte civile, si tratta di “affermazioni diffamatorie e pericolose perchè potrebbero fomentare in taluni atteggiamenti anche violenti, sia verso gli operatori del locale, che verso gli avventori e la struttura stessa”.

L’avvocato Balzarini

“Il mio cliente era pronto a scusarsi”, ha detto l’avvocato Balzarini, “ma la controparte vuole un risarcimento. Noi abbiamo fatto una proposta ed ora pendono trattative per un risarcimento affinchè venga rimessa la querela”. Si torna in aula il 5 febbraio.

Daniele Disingrini, pensionato, ex dipendente delle Poste con tante passioni, come l’archeologia, la scrittura, la musica, il cinema, non ha mai avuto problemi a definirsi no vax. E’ stato il primo a Cremona ad essere accusato del reato contemplato dall’articolo 415 del codice penale: istigazione a disobbedire alle leggi. L’accusa era quella di aver scritto sulle pagine di facebook frasi che incitavano a non utilizzare le mascherine anti Covid, definendole “causa di lento e inesorabile suicidi’”, e frasi che definivano “falsi i numeri dei decessi da Covid”, istigando alla “disobbedienza delle leggi di ordine pubblico in vigore a tutela della salute pubblica nel periodo di emergenza pandemica”. A marzo il caso approderà nell’aula penale del tribunale.

Sara Pizzorni

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