"Mio nonno, il medico che salvò
Ligabue dalla peritonite"
Un incontro che ricorderanno a lungo, in un camerino del teatro Ponchielli, poco prima del concerto. Da una parte Luciano Ligabue, tornato a Cremona mercoledi scorso in un attesissimo sold out; dall’altra Gianluca Iarussi, 46enne imprenditore trapiantato in città, che con il Liga ha in comune Correggio, la città natale di sua madre. Fan del rocker fin da quando era ragazzino, ma ancora più legato a lui da quando ha letto la sua autobiografia, “Una Storia”, pubblicata nel 2022 e scritta durante il periodo del Covid. Lì, nelle prime pagine Ligabue racconta di quando a un anno e mezzo venne salvato per un soffio da una peritonite acuta grazie al medico condotto del paese reggiano, che si trovava in farmacia proprio quando Rina, la madre, portò il bambino che non aveva smesso di piangere da tutto il giorno.
“Me lo dia un attimo, signora”. Mi sdraia sul bancone, mi poggia le dita sulla fronte, vuole che apra la bocca e tiri fuori la lingua. Quando mi palpa la pancia, sbarra gli occhi e dice: “In ospedale. Di corsa”
Quella corsa salvò il cantante dall’irreparabile e quel medico era il nonno di Gianluca. La conferma è arrivata dalla madre di Ligabue, Rina, contattata da una zia di Gianluca che ancora abita a Correggio. E poi non c’erano altri dottori in servizio in quegli anni e quel medico particolare, Bruno Tondelli – un personaggio in paese e non solo – era solito fermarsi in farmacia dopo aver chiuso l’ambulatorio per vedere che – guarda mai – qualcuno avesse bisogno di un consiglio in più.
“Ho chiesto di incontrare Ligabue perchè leggendo il libro ho notato l’importanza che ha ha voluto dare a quell’episodio della sua primissima infanzia”, racconta Gianluca, ancora emozionato all’indomani del colloquio. “Molto cortesemente lo staff ci ha permesso di incontrarlo, siamo andati io, mia moglie Maria Olga e i nostri due figli, Guglielmo e Enrico Cesare, tutti fans. Ligabue è molto legato alla sua terra, ricorre spesso nella sua produzione artistica e allo stesso tempo mi piaceva anche poter ricordare la figura di mio nonno, uomo di grande generosità e spessore, che ha fatto tanto per la sua comunità. Fu lui ad accompagnare il piccolo e sua madre in ospedale con la sua macchina, restando in attesa per tutta la durata dell’intervento e vegliandolo durante la notte. Una storia toccante che mi ha fatto sentire ancora più legato al Liga di quanto non fossi già e ancora più desideroso di ritornare alle mie radici. Penso che la frase più bella con cui si possa ricordare il nonno, sia quella che ci ha lasciato Ligabue lasciandoci: “Senza il tuo nonno, oggi non sarei qui”. Indossava la mascherina, ma i suoi occhi dicevano tutto”.
Al rocker è stata mostrata una pubblicazione che parla di Correggio e dei suoi abitanti, contenente le storie di entrambe le famiglie, che lui ha voluto tenere con sé. E a suggello dell’incontro, la dedica a pagina 19 dell’autobiografia, quella dove viene raccontato l’episodio della cicatrice, segno indelebile dell’intervento subito, e dell’incontro con il medico.
Bruno Tondelli, mancato a 94 anni nel 2001, è stato effettivamente una persona notevole a Correggio e non solo. Un medico di altri tempi, soldato e dottore durante la campagna di Russia nella II Guerra Mondiale che lo ha visto operare negli ospedali da campo in condizioni terribili, rientrato a casa da maggiore, e poi una vita intera spesa per la sanità.
Medico condotto per 40 anni, ma anche ufficiale sanitario all’occorrenza e sempre disponibile a curare tutti, a cominciare dai più indigenti. A 60 anni si specializzò in geriatria e gerontologia per curare al meglio i suoi pazienti più anziani. Fu anche impegnato in politica, nella Dc, come consigliere provinciale occupandosi in particolar modo dei problemi della sanità.
Giuliana Biagi