Quarta: "Da studente ho sofferto
a Cremona, ora la ringrazio"
Il musicista e compositore racconta gli anni non semplici quando ancora bambino frequentava l'Accademia Stauffer. "Con il talento, da solo, non si va da nessuna parte"
Un personaggio eclettico, a tratti imprevedibile, che sa sempre mettersi a nudo, raccontarsi, dare tutto se stesso e soprattutto emozionare il suo pubblico, trasformando in pop anche un settore considerato “di nicchia” come la musica classica.
Alessandro Quarta è considerato, a ragion veduta, uno dei migliori violinisti e compositori della scena italiana. Polistrumentista, Quarta è nato nel 1976 nel Salento; si appassiona all’archetto sin da giovanissimo, studiando con maestri del calibro di Salvatore Accardo all’accademia Stauffer di Cremona e avendo la possibilità di calcare alcuni dei palcoscenici più famosi al mondo, con tournée da tutto esaurito in Europa, Asia, America, Cina, Giappone e Medio Oriente.
Nel 2013 è stato acclamato dalla CNN come “Musical Genius” e nel 2017 ha ricevuto a Montecitorio il premio come “Miglior Eccellenza italiana nel Mondo” nel campo della musica. Vanta inoltre un palmares di tutto rispetto, con collaborazioni internazionali con artisti come Lucio Dalla, Boy George, Liza Minelli, Jovanotti e Celine Dion e la partecipazione a diverse scritture musicali per film di “Walt Disney” e “Rai Cinema”.
Quarta, a poco più di un anno dall’anteprima mondiale tenutasi all’auditorium Giovanni Arvedi di Cremona il 30 settembre 2023, è tornato ieri pomeiggio, domenica 3 novembre. all’ombra del Torrazzo con la sua ultima opera “I 5 elementi”.
Un’opera vera, concreta, fatta di carne e sudore. Un’opera che ha saputo commuovere ed emozionare i presenti, toccandoli sul vivo con un linguaggio (musicale, certo, ma non soltanto) carico di empatia.
“’I 5 elementi’ sono la mia biografia – ha spiegato Quarta – ma in realtà può essere la biografia di tutti, perché parla delle due emozioni di cui noi esseri umani siamo fatti: di gioia e di dolore. In realtà sono anche la chiave di un cassetto che abbiamo chiuso, dove abbiamo riposto tutto quello che ci ha fatto male, siano essi sia dolore in senso stretto sia come ricordi del passato che fingiamo e tentiamo di dimenticare. Con ‘I 5 elementi’ ho voluto scardinare tutto questo, creare una chiave che possa darci la forza e il coraggio di aprire quel cassetto e prendere consapevolezza di ciò che siamo realmente”.
Il concerto è un percorso di crescita umana, composto da 5 parti fondamentali, più una: terra, acqua, aria, fuoco e Etere, componenti fondamentali alla base della vita, introdotti da “la creazione”, senza la quale tutto sarebbe nulla.
Quarta è salentino d’origine ma cremonese d’adozione: tanti, infatti i ricordi che lo legano alla città del violino.
“Cremona è la mia seconda città e sta diventando il mio più grande amore – ha raccontato il violinista – e ho imparato a conoscerla e a viverla sin da bambino, quando sono arrivato per studiare con Salvatore Accardo alla Stauffer. Non è stato un bel periodo, legato non alla persona di Accardo ma ad episodi personali dei miei 13, 14 anni: all’epoca (qui come altrove) c’era un pensiero di insegnamento accademico che non mi calzava. Oggi, invece, a distanza di anni, vedo e sento che Cremona mi ama per quello che sono e non perché ho fatto quello che, al tempo, il mondo accademico (non Cremona nello specifico, ma il ‘sistema classico’ degli anni ottanta nel suo insieme) mi obbligava a fare. Ed ho capito che non c’è cosa più bella”.
Quarta ha saputo essere, per tutti i 90 minuti del concerto, vero padrone della scena: si emoziona, suda, si muove, gioca con il pubblico, facendo magistralmente correre l’archetto sul violino Stradivari “Vesuvio”, datato 1727. Ad accompagnarlo, il pianista Giuseppe Magagnino e i solisti Filarmonici Italiani. Per il musicista, la rappresentazione è stata anche l’occasione per presentare il suo nuovo disco, che ha visto la sua genesi negli ultimi mesi proprio nell’auditorium cremonese.
“Il disco è nato qui, è stato pensato qui – ha confermato Quarta – e qui, nell’auditorium del Museo del Violino, c’è stata la prima mondiale il 30 settembre dello scorso anno. Parlando poi con la mia manager, con i miei produttori discografici e con la ‘Virgin Records’ abbiamo deciso di presentarlo dove è successo tutto. Il disco, appena pubblicato, è arrivato nelle prime posizioni nella classifica di Itunes”. Per il musicista, alla fine del concerto, è stato solo un tripudio di applausi e standing ovation, a dimostrazione del notevole apprezzamento da parte del pubblico.
“Sono io a dover ringraziare Cremona e i cremonesi – ha proseguito il musicista – perché quella severità che c’è stata quando ero bambino mi è servita e mi ha formato. Si parla sempre di talento, ma voglio dare un consiglio a tutti: con il talento, da solo, non si va da nessuna parte. Il talento può farti fare miliardi di note, ma prima o poi finisce; c’è bisogno di consapevolezza, di sacrificio, studio continuo. Pensi di essere arrivato, ma in realtà non è così”.
“Infine – ha concluso Quarta – devo ringraziare due persone per me molto importanti e che stimo molto, che mi hanno anche dato il coraggio di andare avanti: il primo è il Cavaliere Giovanni Arvedi, a cui sono grato per avermi aperto le porte di uno degli auditorium più belli e importanti al mondo, quello di Cremona; il secondo è il direttore artistico dello Stradivari Festival Roberto Codazzi, che da subito mi ha dato fiducia”.
Alessandro Quarta non è solo un violinista: è un artista a tutto tondo, una persona che si fonde con il personaggio, un giocoliere dell’archetto che con i suoi virtuosismi è riuscito a far amare e conoscere il genere ai soggetti più diversi. Un amante della nota e della parola che, con i suoi “5 elementi”, ha solo voluto raccontare una semplice verità: la vita è come la musica, unica ed inimitabile.
Andrea Colla