Chiesa

Madonna lauretana con arcivescovo
Delpini. In tanti in processione

L’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ha presieduto, nella serata di giovedì, la Messa di conclusione del quarto centenario della Santa Casa di Sant’Abbondio. La cerimonia, svoltasi in Cattedrale,è stata concelebrata dal vescovo di Cremona Antonio Napolioni, dall’emerito Dante Lafranconi, dal vescovo di Trieste Enrico Trevisi, cremonese di origine, insieme a tutti i preti della città.

Prima di chiudere il Giubileo dedicato al suo Santuario, tornando nella propria sede nella chiesa di Sant’Abbondio, la statua della Madonna nera di Loreto ha attraversato la città che da quattro secoli la venera come patrona.

A raccontare la serata, è il sito della Diocesi. Insieme all’immagine della Vergine la processione ha percorso le strade e i vicoli del centro cittadino. Centinaia di fedeli in preghiera, accompagnati dalle insegne civili e dalla musica del corpo bandistico Città di Cremona, hanno accompagnato la Madre nel suo ritorno verso la Santa Casa.

Ma che cosa chiede, oggi, la città di Cremona alla sua protettrice? “Perché la gente preferisce essere triste, invece che lieta?” ha detto Delpini nell’omelia. “Perché gli uomini, le donne, i giovani, gli anziani preferiscono essere rassegnati invece che audaci e sognatori? Perché preferiscono chiudersi in una solitudine desolata, invece che partecipare alla festa e cantare e danzare? Perché sulla bocca degli uomini è più popolare il lamento e l’infelicità, invece che il cantico dell’esultanza?”.

“Gli uomini, a quanto pare, – ha proseguito Delpini – preferiscono una infelicità costruita con le proprie mani, piuttosto che ricevere il dono della gioia; preferiscono una solitudine in cui possono illudersi di essere padroni di se stessi e della propria vita, piuttosto che accogliere l’invito alla comunione in cui riconoscersi figli grati. Ecco, la gioia si può solo ricevere in dono, l’infelicità invece è opera delle mani dell’uomo”.

Questo il senso profondo della preghiera, a cui la Chiesa cremonese, proprio nel mese di ottobre, guidata dal vescovo Napolioni, si è “allenata” negli incontri del martedì dedicati proprio alla scuola di preghiera. Il dono da chiedere e da accogliere affidandosi all’intercessione di Maria.

Così “l’annuncio dell’angelo rivela il nome con cui possiamo chiamarci e indica la missione da compiere”, quella missione che nel suo messaggio alla diocesi Napolioni aveva tradotto con parole precise: “Chiedo a tutti i membri delle nostre comunità di aver sempre cura di visitare le persone sole e ammalate in casa, di bussare senza paura alle porte dei vicini, di costruire instancabilmente rapporti cordiali nel condominio e nel quartiere, di riunirsi con gli amici e i conoscenti per qualche gesto di preghiera”.

Questa – ha quindi concluso la sua riflessione l’arcivescovo – è dunque la “via della felicità” su cui la Vergine lauretana precede il suo popolo, fatta di gratitudine, silenzio, fierezza e del coraggio di bussare alla porta accanto. Di casa in casa, proprio come nella serata che conclude il Giubileo lauretano: dalla Cattedrale alla Santa Casa, al cuore della città.

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