Cronaca

Patrimonio prosciugato: "Quelle
spese anomale per le due anziane"

Entrato nel vivo il processo contro l’ex funzionaria della banca Credito Emiliano, Cristina Pedrabissi e il marito Maurizio Merlini. Dichiarazioni spontanee dell'imputata

E’ entrato nel vivo oggi con l’esame dei primi testimoni dell’accusa il processo contro l’ex funzionaria della banca Credito Emiliano, Cristina Pedrabissi, 56 anni, e il marito Maurizio Merlini, 62 anni, finiti nell’occhio del ciclone per la truffa milionaria messa a segno ai danni di due anziane sorelle cremonesi.

Giordana e Marise Zanardi, 92 e 90 anni, entrambe di Casalbuttano, ospiti di Cremona Solidale, erano decedute nel 2020, a distanza di sei mesi l’una dall’altra. A Casalbuttano, Marise aveva lavorato come ostetrica. L’anziana aveva un erede, che però era deceduto. A sua volta quest’ultimo aveva nominato suo erede Leonardo, imprenditore di Merlino. Giordana, vedova, che nel 2010 aveva perso il suo unico figlio Raffaele Ghisolfi, imprenditore morto a 55 anni, aveva nominato la compagna del figlio, Maria Rosa.

Per la procura, la Pedrabissi, oggi presente in aula, dopo essere riuscita a guadagnare la fiducia delle due vittime, sole e in precarie condizioni di salute, le avrebbe raggirate, spolpando il loro patrimonio di oltre due milioni di euro nell’arco temporale di una decina di anni.

L’imputata avrebbe indotto Giordana e Marise ad aprire conti correnti all’istituto di credito Fideuram, falsificando in alcune occasioni le loro sottoscrizioni in calce a documenti bancari, e comunque captando in modo fraudolento la loro firma, operando direttamente sui loro conti correnti anche attraverso internet.

“Non ero cassiera”, ha spiegato oggi l’ex funzionaria, che si è difesa attraverso dichiarazioni spontanee. “Non avevo la possibilità di fare assegni circolari e non avevo deleghe sui conti correnti, nè su quelli aperti al Credem, nè su quelli di Fideuram”. L’imputata ha anche aggiunto di non comprendere le contestazioni sui prelievi bancomat: “come private banker”, ha detto, “il mio reddito era alto, sfiorava i 100.000 euro lordi”. Come a dire che non aveva motivo di truffare le due sorelle.

Nella sua testimonianza, il luogotenente della guardia di finanza Sabatino De Acutis, rispondendo alle domande del pm Andrea Figoni, ha ripercorso la maxi indagine e gli accertamenti bancari effettuati. I militari avevano avviato l’inchiesta in seguito agli esposti degli eredi delle due anziane e della Credem, rilevando, ha spiegato De Acutis, “movimentazioni bancarie anomale, anche in orari non consoni per le due anziane (una avrebbe fatto prelievi mentre era ricoverata) e spese fatte a nome della Pedrabissi e del marito, come mobili, arredamenti, orologi e gioielli“. Spese che, per la procura, non erano collegate alla vita delle due novantenni. “Dal 2012 al 2020”, ad esempio, come è stato riferito in aula, “sono stati contati 200 prelievi in contanti per la somma di 468.000 euro.

Oggi in aula sono stati sentiti anche i due eredi, Maria Rosa e Leonardo. “Ho visto dai bonifici che erano stati comprati punti luce, mobili, condizionatori, ma Giordana non usciva di casa“, ha spiegato Maria Rosa, compagna del figlio deceduto della Zanardi. “E io non ho fatto alcun prelievo”. Giordana non andava in banca, e la Pedrabissi era il suo unico punto di riferimento. Le diceva che doveva firmare e lei firmava”. “Che sapesse o meno cosa stava firmando, questo non lo so”, ha aggiunto la testimone, che ha raccontato di aver accompagnato due volte l’anziana dal notaio. “La prima volta voleva sistemare il suo patrimonio, la seconda perchè voleva fare delle modifiche”.

Leonardo era invece l’amministratore di sostegno della zia, erede di Marise Zanardi. “Ho poi saputo che mia zia era diventata erede, e a quel punto mi sono rivolto al notaio di Marise che mi ha esortato ad occuparmi delle indagini relative al patrimonio delle due sorelle. Ho iniziato a frequentare Marise dopo la morte del figlio. Le due sorelle si lamentavano del fatto che non sapevano a chi lasciare il loro denaro“. Leonardo aveva presentato denuncia dopo aver visto il saldo della 90enne, “ridotto a 7.000 euro”. “Avevo il diritto di chiedere la movimentazione del conto”, ha spiegato il testimone, “e ho scoperto passaggi di denaro esorbitanti. Eppure Marise conduceva una vita normale, non aveva particolari necessità”.

La scorsa udienza i giudici del tribunale di Cremona avevano accolto la richiesta dell’avvocato Roberto Reggiani, legale della banca Credito Emiliano, di potersi costituire parte civile, non per il danno patrimoniale, ma per “il danno di immagine inimmaginabile” arrecato all’istituto di credito. Non è stata infatti ravvisata incompatibilità con il doppio ruolo di parte civile e di responsabile civile, con la chiamata in causa dell’avvocato Roberto Peccianti, legale di Leonardo.

A processo, oltre ai coniugi Merlini, sono finite anche Carmen Bolzani, 81 anni, madre della ex funzionaria di banca, Irene Bodini, 84 anni, madre di Merlini, e Andrea Ottavia, 34 anni, la figlia di lui. Sono difese dall’avvocato Paolo Bregalanti di Cremona, mentre Pedrabissi e Merlini sono assistiti dai legali Stefano Aterno ed Ernesto Belisario del Foro di Roma.

2.229.723 euro, complessivamente, la somma di denaro confluita su conti correnti o comunque nella disponibilità della bancaria, del marito della Pedrabissi e dei familiari, e oggetto poi di un successivo trasferimento-investimento in quote sociali e acquisto di immobili e oggetti/beni di lusso. L’accusa contesta all’ex funzionaria di aver falsificato le firme sulle polizze vita. Secondo il perito grafologo del pm, “32 firme sono assolutamente false, anche se in fotocopia, mentre per l’esperto della banca, “due firme non appartengono alla signora Zanardi. Per 13, invece, non c’è certezza”.

I prossimi cinque testimoni del pm saranno sentiti nell’udienza del 18 marzo.

Sara Pizzorni

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