Gemello morto dopo parto: per
la ginecologa assoluzione piena
Era affetto da un grave deficit polmonare e non avrebbe potuto essere salvato. Non c’è dunque alcuna responsabilità da parte della ex ginecologa dell’ospedale Maggiore, ora in pensione, finita a processo con l’accusa di omicidio colposo. Oggi il giudice, dopo otto minuti di camera di consiglio, l’ha assolta con formula piena.
L’11 gennaio di tre anni fa una mamma di 36 anni residente a Cremona arrivata alla 31esima settimana di gravidanza partorì due gemelli, ma uno dei piccoli morì venti minuti dopo il parto. Erano due maschi. Per la procura, l’imputata, assistita dagli avvocati Diego Munafò e Fabrizio Rondino, non predisponendo subito il parto cesareo, avrebbe causato la morte del neonato, deceduto per una “acuta sofferenza fetale inseritasi in una condizione di intrinseca fragilità del feto legata ad un ritardo di crescita intrauterino”.
Al contrario, per i consulenti della difesa, l’anatomopatologo Gaetano Bulfamante, il ginecologo dell’ospedale di Spoleto Maurizio Silvestri e il medico legale di Genova Luca Vallega, il bimbo era affetto da una patologia genetica “incompatibile con la vita”. L’esito, per il neonato, affetto dalla carenza di una proteina al polmone, sarebbe stato comunque infausto. Una rara patologia impossibile da diagnosticare durante la gravidanza.
Viste le conclusioni degli esperti della difesa rese in aula lo scorso maggio, il pm Davide Rocco ha chiesto un supplemento di consulenza a due suoi esperti, Ezio Fulcheri, professore di anatomia patologica all’Università di Genova, e Gaetano Chirico, direttore dell’unità operativa di Neonatologia e terapia intensiva degli Spedali Civili di Brescia, che hanno confermato la grave patologia di cui soffriva uno dei due bimbi.
Dunque oggi, alla luce delle conclusioni dei suoi consulenti, lo stesso pm ha chiesto l’assoluzione, non risparmiando però critiche all’operato della ginecologa, che avrebbe dovuto disporre un monitoraggio più frequente delle condizioni di salute della mamma e dei due feti, così come avrebbe omesso di disporre un taglio cesareo urgente, procedendo, al contrario, alla rivalutazione del quadro clinico, ordinando un altro tracciato solo alle 7,10 dell’11 gennaio di tre anni fa, con esito del tutto sovrapponibile a quello effettuato alla mezzanotte del medesimo giorno.
Per la difesa, invece, non c’erano segnali di una sofferenza fetale. “Non ne abbiamo l’assoluta certezza”, ha detto l’avvocato Munafò. “Se così fosse stato”, si è chiesto il legale, “come sarebbe sopravvissuto per sei ore in ipossia?”.
Dello stesso avviso il giudice, che ha prosciolto il medico dall’accusa di omicidio colposo. La motivazione sarà depositata entro 90 giorni.
Nel processo, la paziente, già mamma di una bambina, era parte civile attraverso l’avvocato Giancarlo Rosa, che per un disguido è venuto a sapere solo oggi in udienza dell’integrazione di consulenza disposta dal pm. “Ciò che premeva alla mia cliente”, ha comunque detto il legale, “era sapere la causa della morte di suo figlio. Ora attendiamo di leggere i motivi della sentenza, dopodichè valuteremo se ricorrere o meno in Appello”.
Sara Pizzorni