Cremona 20/30: il punto
sui progetti realizzati da A2A
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L’impianto di biometano di A2A che sarebbe dovuto sorgere al confine tra i Comuni di Cremona e Gerre e i dubbi sulla volontà della multiutility di chiudere il termovalorizzatore nel 2029 hanno innescato il ripensamento di tutto il pacchetto Cremona 20/30 da parte dell’amministrazione comunale guidata da Andrea Virgilio.
Presentato nel febbraio del 2021 con 10 progetti – base (e 5 sperimentali) per un valore di 330milioni di euro complessivi, che avrebbero dovuto traghettare Cremona e la provincia verso un futuro sempre meno dipendente dai combustibili fossili, il Piano Cremona 20/30 sta per raggiungere metà del suo percorso con pochi tasselli completati, alcuni dei quali peraltro sono stati realizzati dai partner territoriali di A2A: Aem, Comune di Cremona, Padania Acque.
Il grosso dei progetti era di pertinenza di A2A. L’impianto di biometano era quello più avanzato, ma si è scontrato contro la sollevazione del territorio circostante e le richieste degli enti che dovevano emettere i pareri in Conferenza dei Servizi. Con il biometano si è arenato anche l’impianto sperimentale di coltivazione alghe che doveva sorgere nelle vicinanze, per la cattura di CO2 e l’estrazione di molecole ad alto valore. Importo preventivato dell’investimento, che avrebbe potuto usufruire dei finanziamenti del Pnrr: tra i 20 e i 25milioni.
Non risulta progettato l’impianto di Wet Oxidation fanghi (valore: 20 milioni di euro) per il trattamento annuale di circa 20mila tonnellate di fanghi biologici e oltre 100metri cubi di rifiuti liquidi, riducendo fino al 70-90% il contenuto di carbonio dei reflui e rendendo il materiale residuale più facilmente smaltibile. Per questo impianto sarebbe comunque necessario il cambio di destinazione d’uso del terreno limitrofo al depuratore di Padania Acque, ora area agricola.
La rete del teleriscaldamento della città di Cremona necessita poi di soluzione alternative al calore prodotto dal termovalorizzatore e dalle centrali di cogenerazione a metano per potere estendersi. A questo era finalizzato il progetto A2A per il recupero del calore proveniente dai processi di depurazione delle acque reflue di proprietà Padania Acque. 85 gigawattora annui che attraverso una pompa di calore, anzichè andare sprecati dovevano essere reimmessi in circolo, coprendo il 30% della domanda di teleriscaldamento. Un progetto da 11 milioni di euro al momento non pervenuto, mentre Padania Acque ha nel frattempo completato l’impianto di sua competenza al depuratore, l’essiccamento dei fanghi, riducendo così costi e inquinamento per il trasferimento sui campi agricoli.
Sul fronte produzione elettrica da pannelli fotovoltaici non risulta che il progetto di “Energy Community città di Cremona” sia andato in porto. Fatte salve le criticità normative, il progetto prevedeva l’installazione di pannelli sul tessuto cittadino per costituire sia comunità energetiche rinnovabili (CER) che forme di autoconsumo collettivo (ACC) per i condomini. Erano previsti impianti di taglia media da 40 MW con una valutazione potenziale nell’arco dei 10 anni da circa 10 -15 MW.
Tra i progetti portati a termine c’è invece il potenziamento dell’impianto Biofor di Castelleone (investimento da 10.8 milioni) che tratta la frazione organica dei rifiuti urbani. Nel 2022 è stato autorizzato l’upgrading che ha consentito la trasformazione dell’impianto da produzione di biogas a biometano, che fornisce energia elettrica e termica immessa nella rete. Oltre ai rifiuti organici domestici vengono conferiti anche i sottoprodotti agricoli.
Giuliana Biagi