Economia

Filiera suinicola, strategie oltre
la PSA: intervista al prof. Canali

“Sfide e prospettive per la filiera suinicola nazionale tra competitività e sostenibilità”. E’ il titolo del seminario organizzato presso la Facoltà di Agraria della Cattolica che nasce dalla collaborazione tra l’Alta scuola Smea e l’azienda mantovana Levoni, uno dei leader nel settore della trasformazione. Dopo l’introduzione di Davide Mambriani, responsabile corsi di formazione Executive SMEA, che ha parlato della collaborazione in atto con Levoni dalla quale è scaturita l’accademia “Assaggezza” (corsi per professionisti, incontri divulgativi per arricchire anche da un punto di vista culturale la narrazione della salumeria italiana) e l’intervento di  Michele Rinaldi, direttore delle risorse umani di Levoni, si è entrati nel vivo della tematica con Gabriele Canali, professore di economia e politica agro alilimentare, fondatore tra l’altro di Crefis, centro ricerche economiche sulle filiere sostenibili, che dalla sede di Mantova ha spostato la sede proprio al campus di Santa Monica.

“La filiera del suino pesante sta affrontanto tante sfide – ci ha spiegato –  su diversi piani, legate alle particolari situazioni problematiche che si sono create: i disastri del Covid, le guerre, le perturbazioni sui mercati internazionali e da ultimo la PSA”.

Proprio in merito alla crisi prodotta in tanti allevamenti dal dilagare della peste suina africana, c’è molto da lavorare. “Intanto bisogna avere una strategia, questo è il primo passo, e che sia condivisa. Fino a poco tempo fa mi pare che non ci sia stata una gestione efficace nel contenimento della peste suina africana, soprattutto nei primi contatti tra fauna selvatica e allevamenti. Poi la diffusione in alcuni allevamenti, semrpe troppi e soprattutto in  Lombardia, ha messo in evidenza probabilmente anche difficoltà dentro il sistema perchè questa diffusione non è imputabile esclusivamente agli animali selvatici. Evidentemente ci sono problemi legati anche alla biosicurezza e questo virus è terribile, basta non rispettare rigorosamente le norme per avere contaminazioni”.

“L’attuale commissario – aggiunge il professore – sta affrontando la questione con il dovuto rigore e competenza con una serie di azioni molto importanti per contenere la PSA. E’ charo che in alcune situazioni bisogna anche trovare soluzioni alternative: ci sono territori dove si è dovuto procedere per la presenza di diversi focolai allo svuotamento degli  allevamenti e in questi casi bisogna pensare a come dare una qualche continuità alle aziende. E’ un tema complesso, visto che richiede anche macelli dedicati, occorre affrontare in modo strategico il tema della interazione di filiera. Credo che il primo passo debba essere proprio un Tavolo in cui tutti i  soggetti della filiera possano ragionare, con al centro soprattutto la regoione Lombardia, ma anche i livelli nazionali”.

Canali ha fondato 15 anni fa il Crefis: inizialmente proprio per affrontare le tematiche economiche e soprattutto di mercato della filiera suinicola, tanto che la S finale stava appunto per suini; poi ha spostato la sua attività sul tema della sostenibilità delle filiere. “Da allora lavoriamo per fare analisi di mercato che servano agli operatori per sviluppare anche dal punto di vista commerciale delle strategie di medio e lungo termine. E’ quello che alla filiera suinicola manca da sempre; c’è frammentazione dentro la filiera, tensioni che si scaricano a volte tra allevatori e macelli, a volte tra macelli e trasformatori, che non aiutano a progredire.

“Da tempo diamo indicazioni, all’estero ci sono esempi virtuosi, come in Spagna, diventato uno dei maggiori produttori ed esportatori di carni suine. Certamente è un territorio diverso ma è anche vero che là si è sviluppata  una visione diversa, un approccio strategico molto più integrato. L’Italia ancora soffre di mancato coordinamento dentro la filiera”.
Giuliana Biagi

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...