Cultura

San Sigismondo, quanta bellezza
Tanti cremonesi alle visite guidate

Stamattina e oggi (15 settembre ) dalle 14 alle ore 17:30, il complesso cremonese di San Sigismondo apre le sue porte consentendo straordinariamente di accedere anche agli ambienti normalmente non fruibili per le regole di clausura, quali le cappelle laterali, il presbiterio e, soprattutto, il chiostro e il refettorio.

Le visite, organizzate dall’Associazione Amici del Monastero, dalla durata di circa 45 minuti con partenza ogni 15 minuti e senza necessità di prenotazione, hanno riscontrato un grandissimo successo tra i cremonesi che si sono messi in fila per ascoltare storia e cultura.

Si tratta di un evento gratuito ma con la possibilità di lasciare un’offerta a supporto delle attività di manutenzione della chiesa e del monastero domenicano.

 

L’apertura sarà anche l’occasione per ricordare il cinquantesimo anniversario della pubblicazione della monografia dedicata all’antico complesso gerolamino scritta da Maria Luisa Ferrari, importante storica dell’arte cremonese formatasi accanto ai grandi studiosi Edoardo Arslan e Roberto Longhi e scomparsa prematuramente nel 1978. Nonostante la sua importanza nelle dinamiche culturali lombarde (e non solo) dei decenni centrali del Novecento, il suo ricordo si riscontra quasi esclusivamente nei contributi di Marco e Beatrice Tanzi, che ne ha parlato in occasione del convegno “Le donne storiche dell’arte tra ricerca, tutela e valorizzazione”, tenutosi a Macerata e Genova nel 2022.

Nel testo del 1974 la Ferrari si sofferma a lungo sulla descrizione della grande stagione pittorica del Manierismo cremonese ma, all’epoca, è probabilmente il racconto della costruzione di San Sigismondo a destare stupore, poiché la sua storia si intreccia con quella dell’architettura locale, generalmente riferita a Bernardino de Lera e famiglia, in cui la studiosa vi scorge una marcata influenza bramantesca. Viene quindi ipotizzato che in seguito a una prima fase costruttiva, convenzionalmente associata alla figura di Bartolomeo Gadio, “siano intervenute varianti sostanziali soprattutto nella chiesa” ascrivibili ad Agostino De Fonduli (o De Fondulis), tra i primi collaboratori di Bramante nel ducato milanese e a cui i costruttori cremonesi avrebbero guardato.

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