Chiesa

Domenica apertura straordinaria
del complesso di San Sigismondo

Domenica 15 settembre 2024, dalle ore 9 alle ore 10:30 e dalle ore 14 alle ore 17:30, il complesso cremonese di San Sigismondo aprirà le sue porte consentendo straordinariamente di accedere anche agli ambienti normalmente non fruibili per le regole di clausura, quali le cappelle laterali, il presbiterio e, soprattutto, il chiostro e il refettorio. Le visite, organizzate dall’Associazione Amici del Monastero, avranno una durata di circa 45 minuti con partenza ogni 15 minuti e senza necessità di prenotazione. Si tratta di un evento gratuito ma con la possibilità di lasciare un’offerta a supporto delle attività di manutenzione della chiesa e del monastero domenicano. Per chi lo desidera sarà inoltre possibile assistere alle celebrazioni liturgiche della comunità monastica: alle 11 la Messa e alle 18 il canto dei Vespri. Anche le “Casalinghe di San Sigismondo” saranno presenti con il consueto tavolo di dolci e confezioni artistiche di lavanda coltivata in monastero per offrire ai turisti un ricordo della visita.

L’apertura sarà anche l’occasione per ricordare il cinquantesimo anniversario della pubblicazione della monografia dedicata all’antico complesso gerolamino scritta da Maria Luisa Ferrari, importante storica dell’arte cremonese formatasi accanto ai grandi studiosi Edoardo Arslan e Roberto Longhi e scomparsa prematuramente nel 1978. Nonostante la sua importanza nelle dinamiche culturali lombarde (e non solo) dei decenni centrali del Novecento, il suo ricordo si riscontra quasi esclusivamente nei contributi di Marco e Beatrice Tanzi, che ne ha parlato in occasione del convegno “Le donne storiche dell’arte tra ricerca, tutela e valorizzazione”, tenutosi a Macerata e Genova nel 2022.

Nel testo del 1974 la Ferrari si sofferma a lungo sulla descrizione della grande stagione pittorica del Manierismo cremonese ma, all’epoca, è probabilmente il racconto della costruzione di San Sigismondo a destare stupore, poiché la sua storia si intreccia con quella dell’architettura locale, generalmente riferita a Bernardino de Lera e famiglia, in cui la studiosa vi scorge una marcata influenza bramantesca. Viene quindi ipotizzato che in seguito a una prima fase costruttiva, convenzionalmente associata alla figura di Bartolomeo Gadio, “siano intervenute varianti sostanziali soprattutto nella chiesa” ascrivibili ad Agostino De Fonduli (o De Fondulis), tra i primi collaboratori di Bramante nel ducato milanese e a cui i costruttori cremonesi avrebbero guardato.

Come di consueto, durante l’apertura del 15 settembre si potrà ammirare da vicino la notevole Ultima Cena di Tommaso Aleni realizzata nel 1508 e custodita nel refettorio del monastero. Il dipinto è uno dei capolavori del pittore e documenta l’accurata rielaborazione delle sollecitazioni artistiche milanesi ispirate non solo al Cenacolo leonardesco, come si evince dalla suddivisione in gruppi di tre dei discepoli, ma anche alla ricerca prospettica di Bartolomeo Suardi, detto Bramantino, che si coglie perfettamente nella resa del pavimento. Non mancano, inoltre, i riferimenti ai modelli veneti di Marco Marziale nel volto di Cristo, e centro-italiani, come il peruginismo nelle fisionomie di alcuni personaggi (a Cremona è documentata la presenza della Pala Roncadelli di Perugino dal 1494) e la ripresa del linguaggio ferrarese di Lorenzo Costa.

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