Lettere

Affitti turistici, si profila il caos sull’obbligo del CIN

da Fabio Pucci, presidente Unione Piccoli Proprietari Immobiliari

La pubblicazione dell’atteso “Avviso” del ministero del Turismo sulla Gazzetta Ufficiale del 3settembre, che di fatto fissa al 2 novembre 2024 il termine per dotarsi del Codice identificativo nazionale (CIN) per gli affitti turistici, anche per chi è già in possesso del Codice identificativo regionale (CIR), sta creando un caos ma difficilmente risolvibile. Gli aspetti critici sono almeno tre. Il primo è che, contrariamente a quanto credono in molti, l’obbligo non riguarda solo gli affitti brevi ma in pratica tutta la ricettività turistica: quindi è sufficiente che vi sia una destinazione ad uso turistico dell’immobile per far scattare l’obbligo di richiesta ed utilizzazione del CIN, a prescindere dalla tipologia e durata del contratto in concreto stipulato (breve, stagionale, eccetera). Si noti che l’obbligo è esteso alle strutture alberghiere ed extra-alberghiere (bed and breakfast, affittacamere, ostelli, case vacanza, residence, eccetera) finora esentati dall’obbligo dei codici identificativi regionali.

Il secondo è che, come dice chiaramente la norma (Dl 145/2023, non solo va garantita la sicurezza degli impianti da parte di chi esercita l’attività in forma imprenditoriale, ma “in ogni caso, tutte le unità immobiliari sono dotate di dispositivi per la rilevazione di gas combustibili e del monossido di carbonio funzionanti nonché di estintori portatili”, quindi l’obbligo riguarda anche il privato che affitta un immobile anche per un solo giorno. E probabilmente non sfugge, neppure chi ha la cucina a induzione. Il terzo, spiega il presidente nazionale UPPI Fabio Pucci è che “a quanto risulta all’UPPI, stanno già emergendo i contrasti con le Regioni che avevano già creato i loro codici per le oggettive difficoltà di coordinamento: non dimentichiamoci che in questo campo la competenza legislativa è concorrente, e le Regioni possono intervenire anche pesantemente. In sostanza, la mancanza di coordinamento con i poteri locali sta rendendo confuso l’adempimento”. Per tutte queste ragioni l’UPPI invita il Governo a una proroga della scadenza del 2 novembre 2024,  per un ripensamento sui contenuti e sulle forme del nuovo obbligo, e a un incontro con le Regioni e con i rappresentanti della proprietà.

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