Non più irreperibili, a processo
Legali critici su riforma Cartabia
Una delle novità introdotte dalla riforma Cartabia in tema di Giustizia è la pronuncia di non luogo a procedere emessa dal giudice nei casi in cui l’imputato sia stato dichiarato irreperibile, e quindi non a conoscenza del procedimento in atto nei suoi confronti. Qualora però la persona dichiarata irreperibile, anche a distanza di anni, dovesse essere rintracciata, la sentenza di non luogo a procedere verrà revocata e una volta messo a conoscenza l’imputato della pendenza del processo, il caso, dopo vari passaggi con udienze di smistamento e dopo aver avvertito le parti in causa, tornerà nelle mani del giudice titolare del procedimento, che sarà quindi riaperto e dovrà ripartire dall’inizio.
L’imputato, una volta rintracciato e una volta messo a conoscenza del procedimento nei suoi confronti, per evitare problematiche analoghe a quelle che avevano impedito di procedere la prima volta a causa della irreperibilità, sarà avvisato della data in cui si terrà l’udienza per la riapertura. Il destinatario, grazie alla notifica della sentenza, sarà quindi messo nelle condizioni di conoscere l’imputazione a suo carico e informato che il procedimento riprenderà il suo corso. Se non si presenterà, il processo andrà avanti anche in sua assenza.
Oggi nell’aula penale del tribunale di Cremona il giudice ha smistato e rimandato ai colleghi titolari dei vari fascicoli, 12 casi di imputati, prima irreperibili ed ora rintracciati, che saranno processati per vari reati. Ma la riforma della giurista Marta Cartabia fa storcere il naso agli addetti ai lavori, in particolare agli avvocati difensori. “Un controsenso”, ha commentato l’avvocato Marilena Gigliotti. “Una riforma che aveva l’obiettivo di snellire procedure e tempi provoca invece sovrapposizioni di adempimenti giudiziari, e il tutto per fatti molto spesso datati nel tempo e ormai prossimi alla prescrizione“.
Dei 12 casi di oggi, 5 risalgono al 2019, uno al 2020, due al 2021, un altro al 2017, uno al 2024 e due addirittura al 2014.
Cinque anni fa l’imputato difeso dall’avvocato Gigliotti era stato accusato di danneggiamento aggravato per aver rotto la serratura della porta blindata di un locale. Un altro, assistito dall’avvocato Ugo Carminati, doveva rispondere di truffa a un commerciante per aver comprato una stufa a pallets pagandola con un assegno di 2.000 euro che faceva parte di un carnet smarrito. Un episodio che risale a sette anni fa.
Sara Pizzorni