Cronaca

Allarme peste suina, Filippini:
"Situazione sta peggiorando"

Cresce l’allarme per la diffusione della Peste Suina Africana, che ha portato a includere nella zona di restrizione 1 anche i due comuni cremonesi di Pizzighettone e Crotta d’Adda. A fare il punto della situazione è stata la Libera Associazione Agricoltori Cremonesi, che insieme a Frp Suini Confagricoltura Lombardia ha organizzato un incontro a CremonaFiere nel pomeriggio di giovedì.

“La malattia è in grande espansione e la situazione sta peggiorando”, ha spiegato il presidente Frp Lombardia Davide Berta. “Per questo invito gli allevatori a investire nella biosicurezza, unico strumento che abbiamo”.

A fare il punto della situazione è stato Giovanni Filippini, direttore generale della Sanità Animale presso il ministero della Salute e nuovo Commissario di Governo per la lotta alla Peste Suina Africana. “Si tratta di una emergenza vera”, ha evidenziato. “Da due settimane continuano a emergere nuovi focolai”.

Anche secondo Filippini è fondamentale “lavorare sulla biosicurezza“. Anche perché, come è emerso nel corso dell’incontro, la vera causa della diffusione massiccia dell’epidemia è la componente umana: “Questo virus è davvero molto cattivo e patogeno”, ha proseguito Filippini. “Il coronavirus a confronto fa ridere, dal punto di vista del contagio e della patogenicità. E’ un virus che si attacca ai vestiti, alle suole delle scarpe, e ci resta per giorni o settimane”. Dunque chi entra ed esce da un allevamento, se non adeguatamente protetto, rischia di portare con sè il virus all’esterno di esso, diffondendolo altrove.

A preoccupare ulteriormente il commissario, il pericolo che la peste suina si diffonda anche al di fuori delle zone di restrizione: a questo proposito sono in corso verifiche in merito a un caso sospetto in Piemonte. “Il rischio è dover chiudere delle intere province, perché gestire la situazione diventa difficile”.

Nel mentre, il ministero sta portando avanti delle strategie di azione ancora più serrate, anche sul contenimento dei selvatici: “Verrà realizzata una fascia di depopolamento attorno alla zona di restrizione 1, per sei chilometri di larghezza, in cui si farà il vuoto, con l’eliminazione di tutti i cinghiali”, ha spiegato Filippini. “Questo serve da un lato per proteggere la zona indenne e dall’altro per far morire da solo il virus nelle zone infette”.

D’altro canto, come ha evidenziato anche Marco Farioli, dirigente veterinario di Regione Lombardia, “la porta di ingresso della malattia sono state le misure di sicurezza carenti, sia dal punto di vista gestionale che strutturale. Abbiamo trovato allevatori non molto responsabili, a causa dei quali la malattia si è diffusa”.

Ad accendere i riflettori sulla necessità di aumentare le misure di biosicurezza è stato anche Vincenzo Traldi, direttore del Dipartimento One Health di Ats Val Padana. “Consiglio agli allevatori di valutare un secondo livello, quello della biosicurezza rafforzata, che permette la macellazione animali anche in macelli non designati. Questo li faciliterà nella movimentazione degli animali. Cosa che per ora è obbligatoria solo per  Pizzighettone e Crotta d’Adda”.

La preoccupazione da parte delle autorità sanitarie è elevata: “I focolai dell’ultimo mese danno l’evidenza che l’infezione si sta diffondendo”, ha sottolineato ancora. “D’altro canto, la provincia di Cremona per ora è nella condizione più favorevole di zona libera. Ma questo non deve far dormire sugli allori. La messa in campo di tutto il sistema della biosicurezza, non solo dal punto di vista degli strumenti ma anche dei comportamenti, va capita e interiorizzata, perché il virus è particolarmente efficace nella sua diffusione attraverso i contatti”, ha concluso il dirigente.

Laura Bosio

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