Mercato lavoro, nel Cremonese
occupazione cresce in tutti i settori
L‘occupazione nel territorio provinciale cresce più o meno in tutti i settori: questo quanto emerge dal rapporto sull’andamento del mercato del lavoro relativo al 1° trimestre 2024, curato dal Settore Lavoro e Formazione della Provincia di Cremona e dall’Ufficio Studi, Statistica e Osservatori della Camera di Commercio di Cremona, in collaborazione con PTSCLAS.
Come spiega il vicepresidente della Provincia di Cremona Giovanni Gagliardi, “il rapporto, curato dall’Osservatorio Provinciale del Mercato del Lavoro, analizza come sempre accuratamente le dinamiche del settore sul nostro territorio. Tra i molti dati rilevanti del primo trimestre 2024, ce n’è uno in particolare che deve interessare e preoccupare la politica ed è quello relativo alla costante difficoltà delle imprese nel reperimento del personale di cui avrebbero bisogno. È una tendenza purtroppo consolidata da tempo, a cui è necessario dare risposte tempestive. Come amministrazione provinciale siamo molto attenti a questo fronte e tutti i nostri canali sono aperti per far incontrare domanda e offerta, ma anche per stimolare i soggetti (scuole, centri di formazione,..) impegnati nella crescita delle figure professionali richieste.
Sul fronte dei numeri dell’occupazione arrivano invece buoni segnali, anche questi secondo una tendenza piuttosto consolidata e incoraggiante. Il rapporto tra attivazioni e cessazioni di rapporti di lavoro registra un saldo positivo di quasi 5mila unità, in aumento rispetto al trimestre precedente e allo stesso periodo 2023″.
Fondamentalmente la serie storica degli indicatori occupazionali riflette dinamiche lavorative diverse tra i comparti: gli addetti nel settore industriale mostrano un leggero incremento (106,4 punti, +1 rispetto all’ultimo trimestre), mentre l’artigianato, che era complessivamente in flessione da quattro anni, mostra una timida inversione di tendenza (93,5, +1 rispetto al 4° trimestre 2023).
Nel terziario anche in questo trimestre il commercio presenta un andamento positivo, confermando una crescita costante dalla fine del 2020 (111,7 punti, +1 punto rispetto al trimestre precedente e +3 punti rispetto al primo trimestre del 2023). Anche l’indice occupazionale de settore servizi (102,5) mostra una variazione congiunturale (+0,6) e tendenziale (+1,4) positive.
I CONTRATTI DI LAVORO
In crescita sono anche i contratti di lavoro: come accade quasi sempre, nel primo trimestre di ogni anno si registrano i maggiori incrementi tra attivazioni e cessazioni di contratti di lavoro, e il 2024 non fa eccezione: i dati Cob mostrano un saldo positivo di poco inferiore alle 5mila unità.
A questo saldo positivo hanno contribuito sia gli uomini (circa +3.300) che le donne (+1.600).
Secondo la relazione, i dati dei Centri per l’Impiego mostrano un mercato del lavoro leggermente più dinamico rispetto al 1° trimestre 2023: il numero degli avviamenti è aumentato di circa 240 unità, quello delle cessazioni di circa 80. Tutto ciò genera un saldo superiore a 12 mesi fa di circa 160 unità.
Oltre la metà delle attivazioni dei contratti di lavoro (circa il 54%) è avvenuta nel settore terziario e con un contratto a tempo determinato (il 57% del totale). Tuttavia, performance interessanti si registrano nel mondo dell’agricoltura.
LA CASSA INTEGRAZIONE
Nel primo trimestre del 2024 l’Inps ha autorizzato, sul nostro territorio, poco più di 560mila ore di Cassa Integrazione Guadagni (Cig): circa 400mila unità in più rispetto allo stesso periodo dell’annoprecedente (nel 2023 tra gennaio e marzo erano state autorizzate circa 163mila ore). Si tratta di un trend di crescita in continuità con quanto evidenziato nel 2023.
Nel dettaglio, la Cig ordinaria ha coperto poco meno di 550mila ore, rappresentando circa il 98% del totale delle ore autorizzate. La Cig straordinaria ha, invece, contribuito con le restanti 12mila ore, pari al 2% del totale.
La maggior parte delle richieste è arrivata dal settore manifatturiero: il 93% del totale. All’interno di questo settore, il comparto metallurgico ha assorbito oltre il 40% delle ore destinate all’industria (ma anche nei settori della lavorazione dei minerali e dell’industria cartaria si rilevano valori superiori alla media). La quota di ore autorizzate nel settore terziario resta trascurabile e, nel trimestre considerato, non sono state destinate ore di Cig all’agricoltura.
IN CRESCITA LE ASSUNZIONI PROGRAMMATE
Secondo il Report, nel primo e secondo trimestre del 2024 le aziende della provincia di Cremona hanno previsto di assumere complessivamente quasi 15.500 persone, distribuite quasi equamente tra i due trimestri: circa 8.200 nel primo e 7.300 nel secondo. In entrambi i casi, il numero è superiore rispetto all’ultimo trimestre del 2023 (6.620, con un aumento del 24% e del 10% rispettivamente per i due trimestri), così come lo è rispetto allo stesso periodo di un anno fa: 600 assunzioni programmate in più rispetto al primo trimestre del 2023 (+8%) e 700 in più rispetto al secondo trimestre del 2023 (+11%).
Nel periodo aprile-giugno si nota un aumento di quasi 2 punti del peso relativo del settore del turismo, facilmente imputabile alla stagionalità. Nel comparto industriale, la quota del settore manifatturiero si mantiene sostanzialmente stabile (intorno al 35%), mentre le costruzioni risultano in crescita (+1,7%).
Un problema annoso e che ancora non è stato risolto, evidenziano i ricercatori, è quello della reperibilità del personale, soprattutto in alcuni settori: permane infatti l’elevata percentuale di candidati difficili da trovare, pari rispettivamente al 54% e al 51% del totale nei due trimestri considerati. Nei due terzi dei casi, il problema è proprio la mancanza di candidati. Questo porta a ridurre la richiesta di esperienza (di oltre 5 punti nei due trimestri analizzati), che ormai viene considerata un requisito meno vincolante durante la selezione.
Risultano in calo le opportunità lavorative per le candidate donne, mentre sono stabili intorno al 30% quelle per i giovani. Infine, riguardo ai contratti e al livello di istruzione, il secondo trimestre del 2024 mostra due aspetti connessi alla stagionalità: l’aumento dei contratti a tempo
determinato e l’aumento delle assunzioni per cui non è richiesto un titolo di studio superiore all’obbligo.
CALANO LE IMPRESE DEL TERRITORIO
Nonostante la crescita occupazionale, continua l’emorragia delle imprese del territorio: nel I trimestre 2024 si parla di 78 unità in meno rispetto al trimestre precedente. Il numero delle aziende attive è di 24.711 unità e segna il valore più basso di tutto il periodo osservato (dopo che già nel 4° trimestre 2023 era stato registrato il valore più basso degli ultimi anni).
La diminuzione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente è superiore alle 200 unità e tale riduzione è evidente in tutti i principali settori economici. Il settore agricolo ha registrato una diminuzione negli ultimi 12 mesi di 77 unità, che rappresenta la variazione negativa più elevata in termini percentuali (-2,2%).
Allo stesso modo, rispetto al primo trimestre del 2023, c’è stata una diminuzione delle imprese attive nel settore dei servizi, con un calo di 93 unità (-0,6%), mentre l’industria scende «solamente» di 19 unità (-0,5%).
In termini di variazione congiunturale (ovvero rispetto alla fine del 2023), tra i settori in calo spicca quello del commercio, con una riduzione di 48 unità, seguito dall’agricoltura (-44 unità negli ultimi tre mesi).
Il saldo tra iscrizioni e cessazioni d’impresa, così come nell’ultimo trimestre del 2023, risulta negativo anche nei primi tre mesi del 2024: nel 1° trimestre all’anagrafe camerale si sono, infatti, registrate 476 iscrizioni di nuove imprese (un numero sostanzialmente in linea con quello del corrispondente periodo del 2023), di cui 151 nell’industria e nelle costruzioni (-16 rispetto ad un anno fa) e 289 nei servizi (in aumento di 20 unità rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso).
Il livello mantenuto nel trimestre dalle iscrizioni, non è in grado però di compensare quello delle cessazioni, che risultano superiori: nel periodo gennaio-marzo del 2024 hanno infatti concluso l’attività 609 imprese (di cui 164 nell’industria e costruzioni e 369 nei servizi). Il bilancio, cioè il saldo tra imprese iscritte e cessate, si presenta, dunque, negativo (-133 unità, considerando anche il -40 fatto registrare nel settore agricolo), dopo che il 2023 si era chiuso con un saldo positivo (+82, al netto delle cancellazioni d’ufficio), che poteva far presagire una dinamica di nati-mortalità delle imprese differente per questo inizio di 2024.
L’ANDAMENTO DELL’IMPRENDITORIA CREMONESE
L’indagine elaborata dalla Provincia fa anche il punto sulla congiuntura economica, secondo cui nel primo trimestre 2024 emerge una situazione diversificata nel comparto manifatturiero provinciale per i settori industria e artigianato.
L’industria mostra un assestamento congiunturale, dopo il picco positivo di fine 2023, con una riduzione della produzione (-1,7%): si tratta probabilmente di un “effetto rimbalzo”, dopo il 3,2% dell’ultimo trimestre 2023. Anche la variazione congiunturale del fatturato è negativa (-1,7%), così come quella degli ordinativi (-1,1% quelli interni, -1,9% quelli esteri). Il quadro tendenziale dell’industria rimane stabile per la produzione (-0,2%), con una flessione per il fatturato (-3,6%) e per gli ordini interni (-1,3%), mentre gli ordini esteri si collocano in territorio positivo (+0,4%).
Il confronto con la Lombardia e l’Italia dell’indice della produzione industriale rivela, in questo primo trimestre dell’anno, un’evidente convergenza in termini di variazione congiunturale: dopo l’exploit positivo dello scorso trimestre, con l’inizio del 2024 l’industria cremonese si allinea al risultato regionale (-1,1%), mostrando la medesima intonazione negativa che caratterizza anche il risultato nazionale (-1,0%).
In termini tendenziali, invece, in Lombardia risultano in crescita le imprese industriali di Varese (+3,2%), Sondrio (+3,1%), Lodi (+2,6%) e Milano (+2,1%) e si posizionano in area negativa le restanti provincie (guidate da Cremona che registra la contrazione più contenuta, -0,2%).
Le imprese del settore artigiano confermano un moderato trend crescente, con un lieve incremento della produzione (+0,7%), ma fatturato (-0,8%) e ordini (-0,5%) risultano in calo (dopo aver raggiunto i massimi storici all’inizio dello scorso anno). Simile il quadro tendenziale, che registra una crescita della produzione (+2%), ma con fatturato (-3,4%) e ordini (-1,7%) fanno registrare un calo.
Laura Bosio