Cronaca

Delitto Cominotti, per Zenucchi
revocata custodia cautelare

Revocata la custodia cautelare in carcere per Alfredo Zenucchi, che nei giorni scorsi ha patteggiato una pena di tre anni e sei mesi per l’accusa di omicidio del consenziente. Il 58enne bergamasco che lo scorso 6 dicembre aveva ucciso la moglie Rossella Cominotti, 53 anni, nativa di Rivarolo Mantovano, era in carcere dal giorno del suo arresto.

Il gip, che ha firmato la revoca nella mattinata di venerdì, ha accolto la richiesta avanzata durante l’udienza dai difensori dell’imputato, Alberto Rimmaudo e Riccardo Balatri, in quanto “le esigenze cautelari” sono “totalmente venute meno, a fronte della riqualificazione del fatto ascritto all’imputato”.

Le indagini e le verifiche tecniche condotte dagli inquirenti hanno infatti confermato la versione di Zenucchi sulla volontà espressa dalla coppia di voler morire insieme, facendo cadere la primaria accusa di omicidio volontario.

Zenucchi ha colpito a morte la moglie Rossella lo scorso 6 dicembre, in una stanza dell’Antica Locanda Luigina, a Mattarana, in val di Vara, dove i due soggiornavano. Nella camera dell’albergo, dove i due coniugi alloggiavano da alcuni giorni, era stata trovata una lettera che spiegava l’intenzione di porre fine alle loro vite. Lettera firmata da entrambi, così come accertato da una perizia calligrafa.

Secondo quanto raccontato dallo stesso imputato la coppia aveva provato già due volte ad uccidersi. La prima proprio nel paese di residenza, Bonemerse, il 28 novembre, con un rasoio, mentre l’altra il 3 dicembre per mezzo di un paio di forbici. Il 6 dicembre l’ultimo tentativo, avvenuto nella stanza dell’albergo dello Spezzino e finito con la morte di Rossella, sgozzata a colpi di rasoio. Il marito, ferito a sua volta ai polsi e al collo, l’aveva vegliata 36 ore. Fino all’8 mattina, quando aveva lasciato la stanza e si era allontanato a bordo della sua C3 bianca.

Si sarebbe voluto uccidere, schiantandosi lungo un rettilineo, ma era stato fermato dai Carabinieri prima di mettere in atto il proprio proposito. Nella stanza dell’albergo erano state trovate diverse siringhe e dell’eroina. Una ricostruzione che è quindi risultata credibile dagli inquirenti.

Laura Bosio

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