Stalking: terrorizzata con video
shock. Lui: "Mi sono solo difeso"
Stalking alla ex, terrorizzata con un video shock. In aula l'imputato si è giustificato dicendo di aver reagito per paura dell'attuale compagno di lei che gli aveva mostrato il video di un cantiere di notte con un uomo a terra e il messaggio: "Prima o poi qualcuno ti spaccherà le gambe"
L’aveva terrorizzata facendole vedere un video in cui una mano caricava una pistola con dei proiettili, la chiamava tutti i giorni, anche di notte, il telefono che suonava ogni cinque minuti, persino quando lei era in caserma per sporgere denuncia contro di lui. La pedinava ovunque, sia a casa che al lavoro, l’aveva strattonata più volte, facendole lividi sulle braccia, e aveva spedito alla madre di lei una lettera con insulti e frasi shock.
Sono le accuse che la procura di Cremona rivolge ad un 36enne cremonese finito a processo per stalking nei confronti della ex fidanzata, che contro di lui si è costituita parte civile con l’avvocato Laura Facchetti di Bergamo (oggi sostituita dall’avvocato Caterina Pacifici). L’imputato, che è sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento, è assistito dall’avvocato Vittorio Patrini. La relazione tra i due, lei barista e lui commerciante, era finita nel 2020. Poi lei si era fidanzata con un altro uomo.
Oggi l’imputato si è difeso, negando i pedinamenti, le aggressioni verbali e fisiche, negando anche di aver scritto la lettera alla madre di lei. Il video con la pistola, invece, gliel’aveva mostrato lui. “L’ho fatto per difendermi“, si è giustificato, dicendo di essere continuamente minacciato e di aver subito delle pressioni da parte del nuovo compagno di lei. Il 36enne si è quindi detto vittima del rivale in amore: “Mi ha mostrato un video di un cantiere di notte con una persona a terra e poi il messaggio: ‘Prima o poi qualcuno ti spaccherà le gambe‘”. “Ho avuto paura”, ha raccontato in aula il 36enne, che ha ammesso di aver reagito, raggiungendo la sua ex sul posto di lavoro e di averle mostrato il video del caricamento della pistola. Era il maggio del 2022.
Un mese prima, per posta, era arrivata una lettera piena di minacce e ingiurie intestata alla mamma di lei, colpevole, secondo l’imputato, di aver convinto la figlia a lasciarlo. “Credo in una giustizia divina davanti a Dio”, aveva scritto, “lui ne terrà conto del male che lei ha fatto”, concludendo con una frase ‘velatamente intimidatoria’: “Per ora le auguro tante cose belle…”. Ma oggi l’imputato ha negato di essere l’autore di quella missiva.
Dell’incubo vissuto aveva parlato in aula la stessa presunta vittima: “Quelle continue chiamate arrivavano tutti i giorni ogni cinque minuti sia sul cellulare che a casa. Sul mio cellulare a volte appariva il suo numero, in altre c’era scritto privato. Mi ha chiamato anche quando ero dai carabinieri a denunciarlo. Tutte telefonate mute, anche la notte. Ho bloccato tutti i contatti, compresi i social. Anche lì, ingiurie e parolacce. Mi perseguitava e mi pressava affinchè tornassi con lui”.
Al giudice, la giovane aveva spiegato di essere stata costretta a cambiare le sue abitudini: “Mi facevo accompagnare ovunque, perchè me lo trovavo dappertutto. Anche un mio amico che riteneva che la mia relazione con il mio ex non fosse sana, ha ricevuto telefonate di insulti”.
La sentenza sarà pronunciata venerdì prossimo.
Sara Pizzorni