Lettere

“Si sta con la propria parte anche quando questa sbaglia”

da Andrea Giacalone

“Si sta con la propria parte anche quando questa sbaglia”. Così, il 30 Ottobre 1956, Palmiro Togliatti chiudeva la riunione di direzione del Partito Comunista Italiano, nei giorni successivi all’invasione sovietica dell’Ungheria. Una posizione intransigente, che anteponeva il cinismo politico alla libertà dell’uomo, negata fino a pochi anni prima dallo Stato fascista, da Togliatti avversato. Una posizione dogmatica, di rifiuto della ragione, maggiormente tipica di una sinistra eternamente in armi, le cui scorie e i cui veleni continuano ad inquinare il dibattito politico odierno.

“Un partito politico è una macchina per fabbricare passione collettiva”, suggerisce Simone Weil. Il confine fra passione collettiva ed irrazionalità è sottile. Se influenzate dalle passioni collettive, le scelte elettorali perdono di vista le evidenze concrete e finiscono per diventare una espressione di appartenenza fine a sé stessa: scelte fondate su fattori “emozionali” e “fideistici”, come osserva Costantino Mortati. La fiamma della passione, nella abile regìa dei partiti, diviene strumento per rinsaldare gli elettori su un terreno caratterizzato, sempre secondo Mortati, da una “vischiosità” che crea una sostanziale inamovibilità nel posizionamento politico.

A livello locale, questa regola generale non incontra alcuna eccezione. Si narra che, anche a Cremona, uno storico “zoccolo” di elettori continui imperterrito, qualunque cosa succeda, a votare per il proprio partito d’affezione. A ragion veduta, sembra possibile affermare che, nelle scelte elettorali, valgono più le tradizioni familiari che l’evidenza dei fatti. Ovunque e in favore di chiunque ciò accada, i partiti ringraziano e le prerogative sovrane dell’elettore rimangono frustrate.

Ciascun elettore è sovrano per diritto naturale, e il sovrano non guarda in faccia a nessuno. Insensibile a tutto tranne che alle proprie aspettative disattese, egli premia o punisce chiunque. Imperturbabile pure davanti all’atteggiamento fazioso di una certa stampa impegnata ad agevolare gli interessi particolari dell’editore di turno, il sovrano, se saggio, tutto vede, tutto ricorda, tutto medita e tutto giudica.

Andrea Giacalone

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