Cronaca

Treno deragliato a Pioltello:
"Lunga serie di omissioni"

Le richieste dei pm, al termine della requisitoria, saranno formulate nell'udienza del 23 luglio. 

Il processo sul disastro ferroviario di Pioltello si avvia alle conclusioni con la requisitoria (durata sette ore) del pm di Milano Leonardo Lesti, con a fianco la collega Maura Ripamonti. “Vicenda grave”, ha detto il pm, “con tre persone morte e oltre 200 rimaste ferite e con problemi psicologici, un quadro di ricostruzione complesso che coinvolge i vertici e una della maggiori aziende italiane, monopolista delle infrastrutture ferroviarie”.

Il 25 gennaio 2018, in seguito al deragliamento del regionale Cremona-Milano Porta Garibaldi, morirono tre persone: Ida Milesi, 61enne di Caravaggio, dirigente medico e chirurgo all’Istituto “Carlo Besta” di Milano, Alessandra Giuseppina Pirri, 39 anni, impiegata di Capralba, e Pierangela Tadini, 51 anni, anche lei, come Ida, di Caravaggio. Oltre 200 i feriti.

Come riporta l’Ansa, nel processo figurano nove imputati, tra cui, oltre a Rete ferroviaria italiana anche responsabile civile, l’ex ad Maurizio Gentile e altri ex dirigenti, dipendenti e tecnici di Rfi. Al centro del procedimento le accuse di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo, lesioni colpose e solo per alcuni “rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro”. Le richieste dei pm, al termine della requisitoria, saranno formulate nell’udienza del 23 luglio.

Il deragliamento, stando alle indagini, avvenne a causa della rottura di uno spezzone di rotaia di 23 centimetri nel cosiddetto “punto zero” sopra un giunto in pessime condizioni. Per la Procura quello di Pioltello fu un incidente causato da una lunga serie di “omissioni” nella “manutenzione” e nella “sicurezza”, messe in atto solo per risparmiare. Il problema del giunto era noto ed era stato segnalato già dall’estate 2017, ma si intervenne solo con una zeppa di legno “tampone” sotto il giunto ammalorato.

Già la maxi relazione dei consulenti dei pm aveva stabilito che il disastro si verificò a causa dello “spezzone di rotaia” che si fratturò nel “punto zero”, all’altezza del giunto ammalorato, per “un danneggiamento ciclico irreversibile generato da condizioni di insufficiente manutenzione”.

Come risulta dagli atti, i dirigenti di Rfi, per l’accusa, non avrebbero messo “a disposizione dei lavoratori di Trenord srl e di tutti i viaggiatori dei treni” di quella linea “attrezzature idonee ai fini della sicurezza”, senza garantire così “che l’infrastruttura fosse mantenuta in buono stato di efficienza per la sicura circolazione”.

In un’annotazione su un controllo “del 26 settembre 2017” nella “lista dei difetti segnalati c’era anche quel giunto”, sotto il quale venne messa la zeppa. Per il disastro ha già patteggiato a 4 anni Ernesto Salvatore, allora responsabile del Nucleo Manutentivo Lavori di Treviglio di Rfi.

S.P.

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...