Politica

Intervista a Pizzetti: "Cremona è
grande se progetta il proprio domani"

Il capolista di "Cremona sei Tu!" traccia le linee di sviluppo e non risparmia critiche alla politica locale. Il futuro per Cremona? "Serve una forte condivisione territoriale che traduca le singole eccellenze in sviluppo comunitario. Serve una moderna, convinta Concertazione cui tutti gli attori partecipino pari livello. Coordinata dai tre Comuni principali ma a regia diffusa".

Pizzetti il giorno della presentazione della lista Cremona sei tu!

La sfida del rinnovamento per un centrosinistra che sta governando Cremona da decenni, con la breve parentesi tra 2009 e 2014. Il problema dell’isolamento, della ricerca di un’identità che renda riconoscibile la città anche all’estero; lo sviluppo economico e sociale. Di questo e molto altro abbiamo parlato con Luciano Pizzetti, il politico cremonese di più lungo corso, più volte eletto in Parlamento e spesso in controtendenza rispetto alle posizioni espresse localmente dal suo partito, il Pd. E’ candidato nella lista “Cremona Sei Tu!” per Andrea Virgilio sindaco, come capolista.

A questo intervento seguirà quello di Renato Ancorotti, senatore di Fratelli d’Italia.

È d’accordo con gli Industriali di Cremona quando affermano, nelle loro richieste alle forze politiche, che Cremona deve rendere più chiara la propria identità, la propria unicità all’esterno e che solo così potrà svilupparsi? Quale può essere questa identità? Capitale della Liuteria? dell’Agrifood?
L’Associazione Industriali ha posto questioni rilevanti, soprattutto ha proposto un metodo che è quello della programmazione strategica che condivido molto, ma che necessita per funzionare di una forte capacità di fare “sistema”, di essere comunità. Sulla reale volontà di fare rete tutti devono interrogarsi: la politica, le istituzioni e le stesse associazioni di categoria. Nessuno penso possa puntare il dito.
Un esempio lampante: l’assenza di un Assessore regionale che rappresenti il nostro territorio. È un po’ l’emblema della nostra marginalità. Il centrodestra locale ha fallito per debolezza intrinseca ma anche il mondo associativo, che pure vantava tre Presidenti regionali, non è stato in alcun modo in grado di influire. Che lezione ne traggo? Che divisi si perde. Eppure questo è un territorio che vanta grandi eccellenze culturali, imprenditoriali e sociali.
Allora che fare? Essere consapevoli della ricchezza di una comunità, unire le forze sui progetti di tenuta e di rilancio. In altre parole serve una forte condivisione territoriale che traduca le singole eccellenze in sviluppo comunitario. Serve una moderna, convinta Concertazione cui tutti gli attori partecipino pari livello. Coordinata dai tre Comuni principali ma a regia diffusa. Lì si debbono condividere le prospettive di questo territorio, in un mondo che sta cambiando velocemente e che cambierà la nostra fisionomia sociale (inverno demografico) ed economica (cambiamenti climatici e scarsità d’acqua). Affrontare con questa visione il tema dell’Agrifood è fondamentale per l’economia e per l’ambiente.
Musica e Liuteria debbono divenire un unico brand internazionale. Per farlo non basta autodefinirsi pomposamente capitale. Occorre che gli attori principali (Museo del Violino, Conservatorio, Teatro Ponchielli; Fondazione Stauffer, Università, Fondazioni private) si autoriconoscano in un unico progetto di visione per rendere potente e ben più attrattivo il brand Cremona. Così cresce il turismo, così evolve l’indotto economico, così gli studenti possono formarsi e fermarsi, così cresce la cultura. Cremona vanta grandi tradizioni che sono scemate. Occorre rimetterci testa. A Cremona si sono tenuti grandi eventi in passato, dal Recitarcantando in poi. Le grandi mostre su Postumia, Campi, Piccio, Sofonisba Anguissola, Breughel, ecc…Non servono chiacchiere trite e ritrite sull’inesistente Grande Cremona. Cremona è grande se progetta il proprio domani non se s’illude di allargare i confini.

L’esempio di Brescia e Bergamo città della Cultura mostra che i territori che uniscono le forze, ci guadagnano in termini di investimenti e di ricadute economiche.
Cosa serve a Cremona per uscire dall’atavico problema dell’isolamento, che è infrastrutturale (trasporti), ma anche di relazioni con altri territori?
Certamente. Sono anche città più ricche e popolose. Brescia in particolare grazie anche ai dividendi di A2A può permettersi investimenti milionari città. I due capoluoghi sono in rete e ottimamente serviti, anche se naturalmente non immuni dai problemi tipicamente padani come la qualità dell’aria. Il punto è sempre quello. Noi come ci immaginiamo domani? Come una città che gestisce i suoi seri problemi demografici o che rilancia per diventare anche una città attrattiva e dinamica? Gli investimenti, soprattutto della Fondazione Arvedi-Buschini, sull’università sono essenziali.

Però serve un tessuto socioeconomico che poi trattenga i giovani talenti che si formano a Cremona. Allora occorre agire su alcune priorità. Ne cito alcune. Sintonizzare meglio l’offerta formativa universitaria con le necessità del mondo produttivo cremonese, puntare su incubatori d’impresa e di start up, proseguire nella trasformazione digitale dell’economia cremonese. Utilizzare le migliori tecnologie per portare il nostro contributo al miglioramento della qualità dell’aria e della salute, l’ambiente migliora con l’innovazione dei processi produttivi non con la decrescita. E poi lavorare per migliorare i collegamenti.

Una accessibilità rapida e veloce alle altre città. Serve la Dorsale Padana infrastrutturale: raddoppio ferroviario in essere tra Mantova e Milano, il completamento della Paullese, l’autostrada per Mantova e il Brennero e per il porto di Valdaro, e la messa in opera del raddoppio della Castelleonese. Come ci immaginiamo la Cremona del futuro? Me la immagino fortemente connessa a Milano, unica vera capitale europea in Italia. Raggiungibile in poco tempo, non per diventare noi dormitorio, bensì importante città satellite che con Milano interagisce con risorse, imprese, energie, talenti nella moderna economia globale. Anche per questo occorre assai più attenzione al decoro urbano, per dare oltretutto un più avvertito senso di sicurezza alle persone.

Ogni volta che si pone alla Regione la domanda sullo sblocco dell’autostrada Cremona Mantova, viene risposto che a quell’autostrada la Regione ci crede, ma serve che anche il mondo imprenditoriale ci creda. Significa forse che non c’è abbastanza compattezza sul territorio?
L’autostrada è un segmento di un’opera più strategica e cioè la Dorsale Padana. La Regione ha dimostrato di crederci così come il mondo imprenditoriale. La richiesta dell’autostrada padana è venuta proprio dal territorio e la Regione l’ha sostenuta. La gran parte delle forze politiche e sociali la sostengono. Tra pochi giorni ci saranno le elezioni e i candidati Sindaco delle principali coalizioni ne ribadiscono l’importanza. Come per il raddoppio ferroviario i tempi italici purtroppo sono lunghissimi. Io credo che finalmente siamo prossimi al traguardo, sempre che il Governo non metta zeppe.

Il centrodestra appare diviso, solo pochi giorni fa alcuni esponenti si sono espressi in termini polemici sulle nomine Centro Padane Srl, qualcosa che ricorda quanto accaduto nel 2019 con l’elezione del presidente della Provincia. Dal canto suo, lei ha scosso il  Pd con l’intervento sul Cda di Padania Acque. Come giudica questa campagna elettorale?
Già la vicenda del mancato Assessore regionale era eloquente sullo stato divisivo del centrodestra locale. Quella della candidatura a Sindaco ha ulteriormente acuito le divisioni. Non solo esteriormente con le altre candidature presentate. Anche internamente, come si vede dalle vicende poco onorevoli di questi giorni sulle nomine nelle aziende e società pubbliche. Il desiderio di emergere di FdI confligge apertamente con l’ancora più forte desiderio di Lega e Forza Italia di mantenere le posizioni acquisite. È un conflitto che purtroppo strumentalizza anche il ruolo dei Sindaci. Il caso vergognoso di Padania Acque è lì in bella vista. Per inciso, tutti hanno rinviato, opportunamente e con rispetto democratico, le nomine a dopo il voto (AEM, Fondazione Ponchielli, Casalasca Servizi). Autostrade Centropadane lo farà nei prossimi giorni. Unica a non farlo è stata Padania Acque perché Lega e Forza Italia hanno fatto prevalere le solite logiche di potere. Segnalo che il CdA riconfermato in tal modo si riunirà dopo il 18 giugno, a ulteriore conferma del fatto che si è trattato di un’operazione di salvaguardia di potere non certo di funzionalità. In questo clima il candidato Sindaco di Cremona del centro destra non emerge come leader potente, capace di indirizzare e decidere. Purtroppo neppure come regolatore del traffico, mancando di fischietto, paletta e predella. Fa il ciambellano, accompagnando ministri e assessori regionali in passerella e pure senza portafoglio.

L’impegno bipartisan dei parlamentari che ha consentito il riconoscimento del festival Monteverdi come eccellenza nazionale, può essere replicato in altri settori. Prioritariamente quali?
Certamente sì! Perché prima di tutto deve venire la comunità. Sul futuro di Cremona, ribadisco, serve una vera Concertazione, alternativa sia alla melassa che alla contrapposizione pregiudiziale. Un esempio: il passaggio ad ANAS della gestione della tangenziale di Cremona ormai non più strada urbana ma arteria di collegamento tra viabilità statale e regionale. Questo atto di giustizia liberebbe consistenti risorse per le strade e i marciapiedi cittadini. Per ottenere questo importante risultato serve il gioco di squadra corale.

Il Ministro dell’Economia ha di recente parlato di un taglio dei trasferimenti ai Comuni. C’è o non c’è il tema di come portare a termine – tra l’altro – le tante opere cofinanziate con PNRR?
Purtroppo i tagli ci sono e mettono a rischio non solo le opere PNRR. Ci sono tagli sulla sicurezza. Il viceministro Sisto, nella sua passerella cremonese, ha detto che per far funzionare il nostro Tribunale serviranno cose a venire. Nel frattempo ha proposto che i Comuni facciano a turno nel fornire proprio personale al Tribunale. Un tempo si sarebbe detto i “cannoni di Mussolini”, oggi possiamo dire la berèta de Lurens.

La lista “”Cremona sei Tu! vede al proprio interno varie professioni e ambiti sociali. In che modo può contribuire a portare elementi di novità all’interno di una coalizione che vede al proprio interno ancora molti di coloro che hanno amministrato negli ultimi 10 anni?
La lista “Cremona sei Tu!” è una novità sotto vari profili. È una lista di comunità più che una lista civica. Nel senso che è il frutto del pluralismo culturale, politico e sociale di questa nostra comunità cittadina. Sono presenti approcci differenti uniti da una visione comune: concorrere con competenza e slancio al cambiamento di questa città. È una lista di comunità perché tutte le persone sono animate dall’idea del fare per gli altri.
Non sono solo persone di valore nell’ambito lavorativo e familiare, dedicano parte del loro tempo al bene comune attraverso forme diverse di volontariato. Questo utile mix caratterizza la lista. Noi vogliamo trasferire questa propensione comunitaria alla sfera amministrativa.
È una lista che ben rappresenta quell’esigenza di Concertazione di cui ho parlato. Perciò la lista Cremona sei Tu! costituisce una significativa novità per il cambiamento. È il baluardo che dà ad Andrea Virgilio la forza per praticare il rinnovamento in cui crede.
Il cambiamento non è ripudio del passato, è andare avanti oltre il presente. Con idee nuove, con persone nuove. È un bene che chi ha governato in questi anni si ricandidi in Consiglio comunale. Con l’approccio di chi intende aiutare il rinnovamento, non con quello di chi desidera perdurare in ruoli amministrativi. Un ciclo decennale finisce e un altro se ne apre. Con nuovi protagonisti. Come in genere accade ad ogni cambio di Sindaco, è normale, è naturale. È salutare per la democrazia locale. Il nuovo Sindaco dovrà essere libero e determinato nello scegliere i propri collaboratori. Valorizzando il pluralismo della coalizione senza essere prigioniero di pretese. Tanto più se personali. Confido molto nell’altruismo. È una buona pratica politica. È il primo passo sulla via del bene comune. Altrimenti che riformisti e progressisti saremmo?

(a cura di Giuliana Biagi)

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