Cronaca

Ragazzina di 12 anni "non credibile"
Niente abusi, assolto il "patrigno"

Non abusò della figlia di 12 anni della compagna. A fronte di una richiesta di pena di 10 anni e 7 mesi formulata dal pm, oggi i giudici hanno assolto l’imputato “perchè il fatto non sussiste”. L’uomo, assistito dall’avvocato Clara Carletti, era accusato di aver mostrato un video pornografico alla figlia più grande della sua compagna, allora 12enne, di averla toccata e di essersi toccato davanti a lei. L’adolescente si era confidata con la nonna e da lì era scattata la denuncia. Tre anni fa, l’uomo, che lavorava come guardia giurata, si era visto togliere il porto d’armi e si era ritrovato senza un tetto, tanto che dopo essere stato ospitato per un periodo dalla sorella aveva deciso di tornare nella sua città d’origine, al sud, dove per sopravvivere ha fatto qualche lavoretto. La versione della ragazzina non è stata ritenuta attendibile.

Nel 2019 l’imputato conviveva con la sua compagna e con le tre figlie di lei che lo chiamavano “papi”. I loro rapporti con il “patrigno” erano buoni. Poi il 21 marzo del 2021 tutto era precipitato. L’uomo, sentito in aula nella scorsa udienza, aveva negato tutto e si era detto vittima di una grande bugia della ragazzina che avrebbe mosso quelle accuse contro di lui “per poter tornare a vivere con suo padre“.

In aula l’imputato aveva raccontato che capitava che lui e la figlia più grande rimanessero soli in casa. Un giorno lei gli aveva raccontato che a scuola, quando era andata in bagno, aveva trovato una sua amichetta in una situazione intima. Era rimasta scossa dall’episodio. “Le avevo consigliato di parlarne con sua madre”, aveva raccontato l’imputato, “ma lei gli aveva risposto: ‘Sai come è fatta la mamma’. La ragazzina aveva più confidenza con me. Lei insisteva, e io, spiazzato, ricordo di averle fatto vedere dal mio telefonino un video in cui una psicologa spiegava le fasi dell’adolescenza. Nel video non c’erano disegni o filmati, ma solo una spiegazione verbale. Tra l’altro lei dopo un minuto si era stancata e se n’era andata”.

Nel processo, uno dei testimoni della difesa, un brigadiere dei carabinieri, aveva riferito che il 15 febbraio del 2020 il padre della ragazzina aveva telefonato in caserma dicendo di aver ricevuto su whatsApp un messaggio dalla figlia». “Mi ha scritto che il compagno della mia ex l’ha picchiata e le ha lasciato segni sul volto”. Il carabiniere si era presentato a casa per verificare, ma non c’era alcun messaggio e lei non aveva lividi.

Il commento del difensore dopo la sentenza

“La deposizione della minore”, ha detto l’avvocato Carletti, “non è stata preceduta da una perizia psico diagnostica fondamentale per l’utilizzabilità delle prove, perché è come se si raccogliesse sul luogo del delitto un mozzicone di sigaretta a mani nude, senza, quindi, i sacri crismi. Invece, in una situazione così delicata tutte le prove devono essere raccolte seguendo le procedure in una maniera rigorosissima. La ragazzina era in disaccordo con la madre e voleva tornare con suo padre. Io non credo che avesse premeditato tutto. È arrivata l’occasione, lei l’ha colta e l’ha coltivata, andando dritta per la sua strada. Questo è evidente anche dall’escalation: ha iniziato con una mezza frase, poi ha aggiunto un pezzo, quindi un altro pezzo e un altro pezzo ancora. Non era credibile. Molte cose, poi, non collimavano, tanto da diventare impossibile la realizzazione di quanto lei ha dichiarato”.

Sara Pizzorni

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