Politica

Giovani, anziani, immigrati
le idee per il welfare del futuro

Il sociale è attenzione alle persone e creazione di contesti adatti, sia per chi vive situazioni di fragilità, sia per chi li assiste. Vive di azioni dirette (in capo all’amministrazione) e del rapporto con il terzo settore. Ecco cosa intendono proporre agli elettori i sei candidati sindaco a Cremona.

A Cremona (dati Istat 2023) ci sono 6,4 anziani ogni bambino; il 26,7% della popolazione ha più di 65 anni e il 9,4% più di 80. L’indice di dipendenza totale – ossia numero di individui non autonomi (inferiori ai 14 anni e superiore ai 65) ogni 100 individui potenzialmente indipendenti – è di 61,9. Come andrebbero ripartite le risorse del welfare comunale che nell’ultimo rendiconto erano quantificate in 25 milioni su 83 di spesa corrente?

Paola Tacchini. Concentrare le risorse per garantire servizi e programmi mirati agli anziani. Potenziare i servizi di assistenza domiciliare, di supporto alla mobilità e di socializzazione per gli anziani, al fine di favorirne l’inclusione sociale e il benessere; una App di collegamento tra domanda caregivers e offerta. Inoltre, considerare la creazione di centri diurni per anziani, attività ricreative e culturali dedicate a loro, e programmi di sostegno psicologico e sanitario per la popolazione anziana. Spazi di aggregazione nei quartieri, mirati ad anziani autosufficienti e fornire angoli per orti comuni.

Angelo Frigoli. Per noi di Alternativa Comunista, la scelta di campo di stare con i più deboli della società (che di fatto è la maggioranza della popolazione cremonese)  significa soprattutto occuparsi del sociale.  Tutto cio’ che  serve per colmare il gap delle possibilità economiche delle persone. Il sistema capitalistico non si vuole fare carico delle spese per la cura dei figli, della casa, e degli anziani anzi li scarica sulle donne creando una doppia oppressione rispetto all’uomo.

Maria Vittoria Ceraso. Favorire una sempre migliore appropriatezza nell’uso delle importanti risorse economiche nazionali, regionali e comunali destinate al welfare per garantire servizi residenziali e domiciliari per persone non autosufficienti, servizi per minori e famiglie, grave emarginazione e povertà, servizi sperimentali per disabili e anziani, cercando di intercettare precocemente i nuovi bisogni, consolidando gli interventi esistenti e programmando gli sviluppi futuri con il metodo della programmazione partecipata.

Ferruccio Giovetti. Le risorse sono raddoppiate in questi 10 anni di amministrazione, a discapito del capitolo sulla sicurezza la cui cifra è rimasta immutata. Riassetto dei servizi sociali per agevolare l’accesso al punto di ascolto da parte della cittadinanza e conseguente velocizzazione della presa in carico del singolo. Favorire l’incontro tra le persone e la creazione di spazi di condivisione e mutuo aiuto, allo scopo di monitorare e contenere la situazione di una popolazione troppo spesso ridotta alla solitudine. Creare di una rete di supporto per la valutazione delle necessità delle persone anziane che ancora vivono nelle proprie abitazioni.

Alessandro Portesani. Intendo adottare un modello di welfare davvero “a misura” di cittadino, in cui la persona sia al centro. Voglio dare maggior valore agli assistenti sociali, che hanno tutte le competenze per valutare i bisogni e le risorse dei cittadini che incontrano. A partire da questa valutazione, insieme al terzo settore, potranno definire progetti personalizzati, direi “sartoriali”, e stanziare il budget necessario. Ogni cittadino deve avere ciò di cui a bisogno per sviluppare il potenziale di autonomia possibile. Questo metodo genera efficienza della spesa e evita derive assistenzialistiche, perché al contrario, promuove libertà.

Andrea Virgilio. Non è tanto una questione di ripartire le risorse, anche perchè di quei 25 milioni la metà è spesa vincolata. L’attenzione alle persone anziane deve rientrare all’interno di politiche pubbliche articolate rivolte alla famiglia. Siamo di fronte a un sistema di welfare italiano che è ampiamente residuale nella risposta ai bisogni della popolazione non autosufficiente. Serve una integrazione fra politiche sanitaria, sociosanitaria e sociale. Accompagnare le persone fragili o i loro famigliari nella rete di servizi che nel nostro territorio sono diversificati, forniti da realtà pubbliche ma anche da privati. Il lavoro che stiamo facendo attraverso la nostra Azienda Speciale Comunale Cremona Solidale va nella direzione di coprire tutta la filiera dei servizi rivolti alle fasce fragili della comunità.

Quali servizi alla famiglia e alla giovani coppie per favorire una politica della famiglia che possa favorire la ripresa demografica di Cremona?
Paola Tacchini
. Qualche esempio: asili nido e servizi di assistenza all’infanzia per consentire ai genitori di lavorare e avere un sostegno nella cura dei propri figli. Sussidi e agevolazioni fiscali per le famiglie con figli, al fine di ridurre il carico finanziario legato alla loro crescita. Programmi di supporto alla genitorialità, corsi di formazione, per aiutare i genitori a gestire al meglio le sfide legate all’educazione dei propri figli. Programmi di conciliazione lavoro-famiglia, come flessibilità oraria e telelavoro, per consentire ai genitori di conciliare meglio i propri impegni lavorativi con quelli familiari.

Angelo Frigoli. Lo sviluppo dei servizi e del welfare è un passo concreto per poter combattere anche la disparità di genere. Il nostro obiettivo è far si che sia il pubblico, ossia la società intera, a farsi carico di queste incombenze e per farlo dovremo sviluppare asili pubblici, centri di aggregazione, mense gratuite, e servizi alla terza età che siano finalmente puntuali, gratuiti e controllati da chi ne fruisce. Il servizio dovrà dipendere dall’ente pubblico e quindi invertiremo la tendenza alla privatizzazione e esternalizzazione. Assumeremo direttamente chi dovrà occuparsi di questi lavori.

Maria Vittoria Ceraso. Se vogliamo dare un futuro alla nostra città dobbiamo progettare Cremona “a misura di famiglia”. Va in questo senso l’introduzione del “fattore famiglia”, modulazione delle rette comunali e delle imposte locali su scala perequativa agevolando le famiglie con neonati, bambini in età scolastica, con figli numerosi o con disabilità. Ricostituzione del Centro per le famiglie, contributo acquisto prima casa giovani coppie, promuovere politiche di condivisione carichi famigliari (congedo paternità, smart working).

Ferruccio Giovetti. Sostenere la maternità e la famiglia. Nelle graduatorie d’accesso ai nidi privilegiare le famiglie dove entrambi i genitori lavorano. Rette massime di 250 euro/mese con un ISEE fino a 50.000,00 euro; 400 euro/mese  per ISEE superiore. Progetto ‘spazio mamma’ un aiuto alle mamme single e non, con figli in età scolare che permetta di avere un supporto durante le ore post scuola ed in caso di malattia del bambino 0-3 anni. Alla mamma lavoratrice  con ISEE inferiore agli 8.000 euro sarà data una quota di annuale fino a 1000 euro per le spese di baby sitter.

Alessandro Portesani. Intendo promuovere ogni agevolazione fiscale possibile per un Comune, nei confronti delle giovani coppie con figli. Voglio dimezzare l’addizionale IRPEF comunale per le coppie con due figli, azzerarla per chi ne ha tre. Intendo rivedere le modalità di calcolo della TARIP, per agevolarla a chi ha figli. Soprattutto voglio rivedere i regolamenti di accesso a asili, doposcuola, centri estivi. Se due giovani genitori lavorano non possono spendere così tanto per i servizi per i loro figli. Vanno sostenuti di più i genitori che lavorano, perché sono una ricchezza per la comunità e perché possano pianificare serenamente il loro progetto familiare.

Andrea Virgilio. L’attenzione si concentrerà innanzitutto sulla fascia 0-6 anni. Attiveremo una collaborazione più stretta con l’Inps, per facilitare ulteriormente l’accesso al “Bonus asili nido” e garantire un contributo importante per abbattere le rette non soltanto per famiglie con ISEE fino a 20mila euro, ma anche per quelle con una soglia di indicatore economico più elevata (fino a oltre 40mila). Costruzione del nuovo polo infanzia, nell’ex scuola Martiri della libertà. Recupero di spazi dismessi (ex ospedale, area Frazzi) per luoghi di relazione e di incontro. Stage e tirocini, sia nell’amministrazione comunale sia nelle aziende correlate. Osservatorio sulla casa per monitorare l’evoluzione dei bisogni abitativi.

Il 15,5% della popolazione cremonese è costituita da stranieri regolari; centinaia gli immigrati inseriti nei progetti di accoglienza / integrazione. Come indirizzare le risorse del welfare per gli stranieri? Quali progetti mettere in campo per migliorare l’integrazione?
Paola Tacchini.
Per questa situazione, bisogna considerare l’implementazione di programmi di formazione linguistica e culturale per facilitare l’inserimento degli stranieri nella comunità cremonese, creare programmi di supporto per l’inserimento nel mercato del lavoro, offrendo opportunità di formazione professionale e supporto nella ricerca di lavoro. Inoltre, creare eventi multietnici, con tematiche inclusive come musica, cibo, arte creativa, da proporre in spazi comuni e attività culturali che favoriscano l’incontro e lo scambio tra la popolazione cremonese e quella straniera, promuovendo coesione sociale e integrazione.

Angelo Frigoli.

Maria Vittoria Ceraso. La nostra proposta sul tema dell’integrazione si costruisce intorno ad almeno tre ambiti di priorità specifiche: la partecipazione come mezzo per promuovere l’integrazione dei cittadini di paesi terzi; il coinvolgimento della società ospitante nel processo di integrazione; l’accesso degli immigrati alle istituzioni e servizi pubblici e privati su un piede di parità con i cittadini nazionali. Cruciale è tema dell’alfabetizzazione e quello delle seconde generazioni e del loro orientamento scolastico.

Ferruccio Giovetti. Il miglioramento dei livelli di integrazione di può ottenere attraverso il riassetto dei servizi sociali, che agevolerà l’ascolto e la presa in carico del singolo, saranno formulate le proposte necessarie per potenziare l’integrazione degli stranieri che desiderano innestarsi nel tessuto sociale cremonese. Non siamo per il mero assistenzialismo, ma per il supporto all’integrazione nel tessuto sociale, iniziando da corsi di alfabetizzazione per poi proseguire su altri fronti che permettano allo straniero di integrarsi in modo adeguato nella comunità cittadina.

Alessandro Portesani. Gli stranieri regolari sono molto spesso integrati nella nostra società. Sono molti gli esempi di integrazione e di affermazione nella società cremonese; la mia compagna è di origine albanese e fa l’avvocato. L’integrazione degli stranieri regolari va sostenuta con percorsi di educazione e mediazione culturale per favorire il rispetto delle regole e per comprendere la cultura della nostra comunità. Per quanto riguarda i rifugiati politici credo serva una seria valutazione sul numero di persone ospitate sul nostro territorio ed anche, in alcuni casi, sulle condizioni in cui sono ospitati (es. Hermes Hotel). Vanno coinvolti in lavori di pubblica utilità e ove possibile accompagnati alla ricerca di un lavoro che li renda autonomi. Allo stesso tempo, con rigore, vanno contrastate condotte illegali o non consone al vivere civile. Il primo passo dell’integrazione è il rispetto per la cultura e per le regole della comunità ospitante.

Andrea Virgilio. La presenza a Cremona di cittadini di origine migratoria deve essere oggetto di azioni strutturali e continuative che riguardano diversi ambiti d’intervento: sociale, educativo e culturale. Il comune dovrà esercitare anche in quest’ambito un’azione di accompagnamento e di coordinamento dei vari attori sociali perché la vera integrazione la fanno le scuole, le imprese, le associazioni locali e le parrocchie.
Occorrerà inoltre continuare a sostenere, attraverso specifici accordi le attività ed i progetti di natura sociale, formativa e culturale messi in campo dal terzo settore. Favoriremo le azioni di orientamento scolastico e lavorativo destinate agli stranieri perché il loro apporto è importante per l’economia del territorio.

Quale rapporto dovrebbe esistere tra Comune e gli enti del terzo settore? Coinvolgerli maggiormente nella progettazione dei servizi? O al contrario tornare ad assumere personale per svolgere direttamente alcuni servizi?
Paola Tacchini. Occorre stabilire una collaborazione stretta e sinergica tra il Comune e gli enti del terzo settore. Coinvolgerli nella progettazione ed erogazione dei servizi potrebbe portare ad un utilizzo più efficiente delle risorse disponibili. È importante anche assumere direttamente personale per svolgere determinati servizi, specialmente quelli che richiedono competenze specifiche o un controllo diretto da parte dell’amministrazione comunale. In ogni caso, è fondamentale trovare un equilibrio tra l’appalto dei servizi e l’assunzione diretta di personale, tenendo sempre presente l’obiettivo di garantire servizi di qualità ai cremonesi.

Angelo Frigoli. Il terzo settore preziosissimo per i lavoratori nel capitalismo dovrà sempre più occuparsi di servizi non essenziali e complementari per chi ne dovrà fruire. Il diritto all’assistenza dovrà sostituire la buona volontà. Per le giovani coppie il nodo è sempre quello della sicurezza del futuro e quindi i diritti di casa, lavoro, cura dei figli, e scuole per l’educazione. I servizi dovranno dipendere dall’ente pubblico e quindi invertiremo la tendenza alla privatizzazione e esternalizzazione. Assumeremo direttamente chi dovrà occuparsi di questi lavori.

Maria Vittoria Ceraso. E’ necessario stipulare un Patto Sociale per Cremona, che metta al centro il benessere delle persone in senso ampio (fisico, abitativo, lavorativo, ambientale, sociale, sportivo, culturale): riunire insieme Aziende Sanitarie, Università, Volontariato, Terzo Settore, Cooperazione Sociale, Sindacati, Fondazioni, Associazioni e Imprese per potenziare e collegare la rete dei servizi per il welfare attraverso un’azione sinergica che metta a frutto le competenze, le esperienze e le professionalità di tutta la comunità territoriale.

Ferruccio Giovetti. Puntiamo alla valorizzazione del personale interno, infatti il nostro programma prevede che  ‘Il Comune dovrà, prima di tutto, fare ricorso alle risorse professionali interne, valorizzandole ed eventualmente  formandole  in maniera adeguata. Questo permetterà un ricorso solo residuale alle costose consulenze esterne, che saranno autorizzate solamente se indispensabili.’

Alessandro Portesani. Il terzo settore può dare un contributo straordinario all’ente pubblico per migliorare ed efficientare i servizi di welfare. I soggetti accreditati dovrebbero concorrere in maniera sussidiaria alla presa in carico delle persone fragili, supportando gli assistenti sociali nella valutazione del bisogno e nella definizione dei progetti personalizzati. Abbiamo bisogno di servizi più flessibili, che vadano incontro ai bisogni dei cittadini e non viceversa. Il terzo settore cremonese potrà aiutarci nel riformare il sistema di welfare di comunità. Assolutamente contrario alla gestione diretta del pubblico. Sarebbe una scelta fuori dal tempo. È necessario trovare modalità di gestione efficienti e di qualità.

Andrea Virgilio. Le politiche pubbliche non possono essere elaborate dal solo Comune, ma attraverso l’interazione con associazioni, cooperative, fondazioni, imprese sociali: diverse forme di auto-organizzazione che sanno leggere i bisogni della comunità, espliciti e impliciti. Migliorare e potenziare la progettazione e la programmazione insieme alle realtà territoriali è la strategia che scegliamo per i prossimi anni.

Oltre alle risorse statali e regionali, da dove si potrebbero attingere ulteriori risorse economiche per sostenere il welfare pubblico?
Paola Tacchini. Per trovare ulteriori risorse una possibilità potrebbe essere quella di cercare partenariati con il settore privato, attraverso sponsorizzazioni, donazioni o collaborazioni per progetti specifici. Un’altra opzione potrebbe essere quella di cercare fondi attraverso progetti di finanziamento europei, nazionali o internazionali, che potrebbero supportare iniziative di integrazione e inclusione sociale. Infine, si potrebbe considerare la possibilità di coinvolgere la comunità cremonese attraverso campagne di raccolta fondi o volontariato, per avere risorse aggiuntive e sostenere il welfare pubblico.

Angelo Frigoli. Requisizione delle case sfitte dei grandi gruppi immobiliari, date ad un canone equo. E’ necessario che la ricchezza venga trasferita dalla grande borghesia e dalle banche alle parte più bisognosa della società. Come già più volte ribadito, dimostreremo con il migliore e trasparente uso delle istituzioni che se la vita dei cittadini non cambierà sarà un limite del sistema capitalistico e sveleremo la necessità di un suo ribaltamento per poter avere una società che finalmente partirà dai bisogni concreti delle persone.

Maria Vittoria Ceraso. Per sostenere il welfare pubblico, oltre alle risorse statali, regionali e comunali è necessario dare impulso all’avvio di rapporti di partenariato con le realtà economiche-produttive del territorio, per il reperimento di risorse da destinare a progetti specifici, in un rapporto di collaborazione intesa in termini di partnership e di sussidiarietà che unisca il lavoro di tecnici qualificati del settore socio-sanitario, la visione politica dell’Amministrazione e la progettualità e le idee del Terzo Settore, della cooperazione sociale e dei cittadini.

Ferruccio Giovetti. Il dialogo costante con tutti i principali attori presenti nel nostro territorio, siano essi di natura pubblica o privata,  può essere solo costruttivo, ma non solo per supportare il welfare, ma tutto ciò che riguarda iniziative utili per far rinascere Cremona, con buonsenso.  Cremona ha bisogno di rinascere dal punto di vista imprenditoriale e lavorativo, il welfare è da tenere in considerazione, ma supporto è anche creare occasioni per far lavorare i cittadini e non solo cementificare le periferie con i centri commerciali.

Alessandro Portesani. Dobbiamo passare da un modello di welfare pubblico-centrico ad un welfare di comunità. È necessario ricomporre le risorse già oggi in campo. Il pubblico eroga welfare attraverso i comuni e le regioni. Le aziende già oggi e sempre di più stanno introducendo strumenti di welfare aziendale. Alcuni contratti collettivi prevedono polizze sanitarie. Alcuni cittadini percepiscono forme di welfare diretto. È necessario saper ricomporre le risorse in campo, per evitare sovrapposizioni, generare sinergie virtuose, capaci di generare risparmi.

Andrea Virgilio. La collaborazione con il terzo settore anche come soggetto capace di proporre progettualità, promuovere bandi, acquisire in modo autonomo risorse, può arricchire l’offerta di servizi mettendo insieme non solo quelli erogati dal soggetto pubblico ma anche le buone pratiche avviate dalle tante realtà private che hanno il grande pregio di leggere i bisogni direttamente dalle situazioni di fragilità.

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