Cronaca

Palazzo Fodri, dopo la facciata
ora il via al recupero degli affreschi

E’ iniziato, su iniziativa di Fondazione Città di Cremona, il restauro dei sette dipinti appesi alla parete del sottoportico di Palazzo Fodri, affreschi strappati dalle pareti dei saloni del piano terra e incollati su tela attorno al 1908 (data indicata sulle tele, insieme al luogo in cui si trovavano in origine) resi ormai illeggibili da decenni di esposizione agi agenti atmosferici e alle polveri, testimoni di una storia del palazzo ancora in parte da scoprire.

Un palazzo che riserva tante sorprese, quello che ancora una volta Fondazione Città di Cremona ha voluto valorizzare ospitando la mattina di sabato 18 maggio, l’inaugurazione delle opere di messa in sicurezza effettuate dal Laboratorio Carena – Ragazzoni. La sollecitazione era giunta dalla Soprintendenza all’indomani dell’importante intervento di restauro della facciata, completato qualche mese fa.
Affreschi di cui si conosce pochissimo, risalenti al ‘500; la pulitura effettuata sui tre frammenti più piccoli ha consentito di individuare già qualche dettaglio, come lo stemma di casata raffigurante presumibilmente un leone rampante.

L’avvio dei restauri è stato reso possibile dal contributo erogato dalla famiglia Bellini – D’Avella, in memoria di Paola, la giovane scomparsa nel 2004 e che ogni anno la famiglia ricorda con iniziative di alto valore sociale e culturale, in concomitanza con l’anniversario della nascita.

Come ha ricordato la presidente di Fondazione Città di Cremona, Uliana Garoli, “la cura del bene comune non può essere lasciata esclusivamente al pubblico, chiunque di noi può fare qualcosa per preservare la bellezza e tramandarla a chi verrà dopo di noi”. Negli scorsi anni la famiglia d’Avella ha contribuito alle iniziative sociali di Fondazione, con l’abbellimento del Giardino di via 11 febbraio, al centro del progetto di welfare di comunità, e la borsa di studio agli studenti ucraini del Conservatorio di Cremona, in difficoltà a seguito dello scoppio della guerra.

“Non è chiaro – ha spiegato la restauratrice Alberta Carena a proposito del lavoro svolto sugli affreschi – il contesto in cui vennero estratti dalle pareti e a quale necessità rispose questo intervento. Le condizioni in cui versano i dipinti sono davvero estreme: presentano diffusi sollevamenti e distacchi della pellicola pittorica dal supporto, principalmente per l’inadeguatezza del collante impiegato per il trasporto, ma anche la tela di sostegno è ormai inadatta a svolgere il ruolo di supporto, in quanto ossidata e lacerata in più punti.
Per questi motivi la Soprintendenza alle Belle arti di Mantova ha richiesto ed autorizzato un intervento sui dipinti strappati che si tradurrà non in un restauro vero e proprio degli stessi, ma in una “semplice” messa in sicurezza dei manufatti.
Obiettivo dell’intervento è arrestare il degrado e consentire alle opere di proseguire la propria vita negli anni a venire, senza il pericolo di subire ulteriori perdite”.

Al folto pubblico presente nel cortile di palazzo Fodri, Carena ha esposto le metodologie impiegate nel restauro e le tecniche di estrazione dei dipinti murali, come avvenuto in questo caso oltre cento anni fa, probabilmente quando i Monti di Pietà divennero istituti di credito.

Nel restauro sono state ricucite le lacune della tela e rinsaldato il colore alla tela sottostante. Avendo accumulato una grande quantità di sporco, una volta rimossa la colla in superficie, sono apparse subito le prime immagini sottostanti. “Speriamo – ha aggiunto Carena – che questo avvenga anche per le tavole più lunghe, in modo che che queste testimonianze possano continuare ad esserlo anche per il futuro”.

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