Cronaca

Giro illecito di conversione di
patenti estere, 26 a processo

Avrebbero indotto in errore il pubblico ufficiale della Motorizzazione civile, presentando falsi certificati di residenza apparentemente rilasciati dai Comuni e falsi certificati medici apparentemente emessi dal Distretto Socio sanitario di Brescia per ottenere la conversione della patente estera e il rilascio di una patente di guida ufficialmente valida, ma in realtà falsa.

Ventisei le persone finite a processo , la maggior parte albanesi e due marocchini, per aver ottenuto illegalmente  il rilascio della patente di guida italiana senza dover essere sottoposti all’esame. Un documento vero, ma rilasciato su documentazioni fasulle. Uno dei presupposti essenziali per la conversione della patente, ad esempio, è la residenza. Chi aveva fatto domanda di conversione avrebbe dovuto risiedere in Italia da meno di un anno, e invece viveva in Italia ormai da diversi anni.

Tutto era nato da una segnalazione della Motorizzazione di Cremona, i cui responsabili si erano insospettiti per un anomalo incremento, avvenuto nel 2017, di richieste di conversione delle patenti. Da qui, come è stato spiegato oggi in aula da uno degli agenti della stradale che aveva partecipato alle indagini, erano scattati tutta una serie di controlli e verifiche documentali sui fascicoli. “Sono emerse delle incongruenze“, ha riferito il testimone, “e a quel punto abbiamo contattato tutti i Comuni che hanno disconosciuto l’autenticità dei documenti, così come ha fatto l’Asl di Brescia con i certificati medici, tra l’altro con anomalie nel timbro e nella forma. Il timbro, ad esempio, riportava ancora la dicitura della vecchia ‘Usl’, poi convertita in Asl”.

Personaggio chiave, secondo l’accusa, sarebbe un marocchino che avrebbe avuto il ruolo di mediatore. Grazie alle sue conoscenze in materia di documenti da presentare per ottenere la patente italiana, si sarebbe proposto ai clienti proprio perchè in grado di ottenere la conversione delle patenti di guida. L’uomo avrebbe avuto all’attivo numerosissimi clienti, anche in altre province, ottenendo un ingente guadagno.

A suo tempo, sul caso la procura aveva chiesto l’archiviazione, in quanto, dopo aver sentito alcuni degli indagati che avevano negato di aver prodotto un certificato di residenza, aveva concluso che il marocchino avesse agito in piena autonomia nel confezionamento degli atti falsi, senza informare i clienti. Non così per il gip, che aveva rigettato la richiesta di archiviazione, ritenendo non credibile che l’imputato avesse potuto agire all’insaputa del cliente di turno, che invece sarebbe stato ben consapevole di non poter ottenere la conversione della patente di guida perchè residente in Italia da più di quattro anni.

I clienti avrebbero quindi consegnato al presunto mediatore i propri dati personali, ben sapendo che l’uomo sarebbe stato in grado di procacciarsi falsi certificati di residenza o medici, necessari per ottenere la conversione della patente di guida senza esame di revisione, ovvero senza sottoporsi ai previsti esami medici.

Sarebbe stato lo stesso marocchino a gestire le pratiche, provvedendo al deposito dei documenti necessari in un’autoscuola di Cremona che si occupava della conversione delle patenti straniere.  Il responsabile dell’autoscuola, sentito oggi, si è ricordato del presunto mediatore. “A volte veniva da solo, altre volte era accompagnato da altre persone provenienti anche da Brescia, Verona e Mantova. Il pagamento della pratica, che costava 135 euro, lo effettuava lui. All’epoca tutte quelle richieste di convertire le patenti mi erano sembrate troppe, cosa che avevo fatto presente alla Motorizzazione”.

Per la procura, a monte ci sarebbe stato un “patto illecito” tra i vari clienti e il marocchino, che si sarebbe occupato di gestire la pratica come “delegato”, presentando, al posto del consapevole cliente, la falsa documentazione. Che gli indagati fossero consapevoli di non poter guidare in Italia proprio perchè residenti lì da tempo, era emerso anche negli interrogatori effettuati in fase di indagine.

Si torna in aula per sentire l’ispettore della polizia stradale Marco Mennella il prossimo 22 novembre.

Sara Pizzorni

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