Cronaca

Botte e minacce dal figlio tossico
La madre lo denunciò, ora ritratta

Quando, nel dicembre dell’anno scorso aveva denunciato il figlio tossicodipendente per averla picchiata, minacciata e insultata, aveva fatto mettere a verbale tutti i maltrattamenti subiti per tre anni dal figlio, che da lei voleva i soldi per comprarsi la droga. Terrorizzata, la vittima si era vista costretta a chiudersi a chiave in camera dove mangiava e dormiva. Lì custodiva i soldi in modo che il figlio non li potesse prendere.

Eppure oggi, sentita a processo come testimone del pm, invece di confermate le accuse, la donna, 67 anni, ha ritrattato, ammettendo le discussioni e gli insulti, ma sostenendo di non essere mai stata picchiata.  Più volte in udienza il giudice le ha ricordato di essere sotto giuramento e che se non diceva la verità poteva essere accusata di falsa testimonianza.

Sul banco degli imputati c’è un 43enne cremonese attualmente in carcere per aver violato il divieto di avvicinamento alla madre per aver cercato di introdursi nell’appartamento dove vive la donna. Secondo l’accusa, l’uomo, disoccupato e con il vizio dell’alcol e della droga, dieci anni fa aveva già colpito la madre in testa con un posacenere, ma lei per paura non lo aveva denunciato. Finita al pronto soccorso, aveva detto di essere caduta in bagno.

Dal settembre dell’anno scorso, però, le violenze fisiche e psicologiche si erano fatte sempre più frequenti, con offese e minacce: “Fai schifo”, “Ti ammazzo, ti uccido”, le diceva il figlio, che contro di lei alzava le mani dandole schiaffi, calci e spintoni. L’uomo controllava anche il suo telefono e i suoi spostamenti.

Nel dicembre del 2023, dopo l’ennesima lite, lui le aveva dato un ceffone così forte da farla cadere all’indietro, facendole sbattere la testa contro la parete. Agli atti c’è un referto dell’ospedale con una diagnosi di trauma cranico. Ma lei oggi ha ritrattato: “Sono io che gli ho dato una sberla perchè non mi rispondeva al telefono e perchè era rientrato tardi. Volevo punirlo per la sua vita sregolata, è un tossico, mi ha rubato dei soldi e anche qualcosa in casa. A volte , quando potevo, gli davo qualcosa, 20, o anche 50 euro, ma poi non ce l’ho più fatta. Una volta mi ha preso metà della mia pensione, già faccio fatica ad andare avanti, e allora mi chiudevo in camera non perchè avessi paura, ma perchè non volevo che entrasse e prendesse i soldi. Volevo fargliela pagare, ma non sapevo che si sarebbe messo in moto un meccanismo del genere”.

“Non avevo alcuna intenzione di chiamare le forze dell’ordine”, ha ribadito la 67enne. “Sono stati i vicini a farlo, perchè mi hanno sentita urlare. Ma è perchè nel dare lo schiaffo a mio figlio sono andata a sbattere contro il muro. “Sì, qualche volta mi ha insultato”, ha ammesso lei, “ma non mi ha mai minacciato, tranne una volta sulle scale quando c’era anche una mia amica. “Non è credibile”, l’ha però interrotta il giudice, che le ha ricordato che lei stessa ha fatto mettere nero su bianco le accuse contro il figlio in un verbale regolarmente firmato. “Non è vero che mio figlio mi prendeva a calci e pugni tutte le sere”, ha continuato a ripetere lei. “In Questura ero in confusione. Ho provato a mandarlo fuori di casa, ma poi mi dispiaceva”.

All’imputato, dopo la denuncia, era stata applicata la misura di allontanamento dalla casa familiare con il divieto di avvicinarsi alla madre. Gli era stato messo il braccialetto elettronico, ma il 10 gennaio scorso l’uomo aveva tentato di entrare nell’abitazione della madre. A notarlo era stata una vicina che aveva avvisato la polizia, ma all’arrivo delle forze dell’ordine si era già dileguato. Il giorno dopo ci aveva riprovato, ma questa volta era stato sorpreso dagli agenti che lo avevano fermato e condotto in carcere dove la madre lo va spesso a trovare. Il 19 giugno sarà emessa la sentenza. Il 43enne è assistito dall’avvocato Raffaella Parisi.

Sara Pizzorni

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