"Stop pellicce", in centro presidio
della Lav contro MaxMara
Presidio, questa mattina in centro a Cremona di un gruppo di rappresentanti della Lega Anti Vivisezione, sezione di Cremona, che ha manifestato in corso Campi, nella zona della ex farmacia centrale, per per dire no alle pellicce di animale del MaxMara Fashion Group. Gli attivisti della Lav, guidati dalla responsabile della sezione di Cremona Maria Pia Superti, si sono presentati con indosso maschere di animali da pelliccia e con megafono e cartelli hanno chiesto ai titolari del marchio MaxMara di “eliminare le pellicce dalle collezioni di tutti i brand”, cessando definitivamente una pratica definita dagli animalisti “inutile, dolorosa e ingiusta”. “Il gruppo MaxMara”, hanno affermato gli attivisti, “vende ancora capi in pelliccia, che rappresentano una piccola parte del loro fatturato, ma che agli animali costano la vita. Un piccolo cambiamento può avere un impatto enorme».
“Lav”, ha detto Superti, “si batte da anni contro questa crudele pratica che causa immensa sofferenza agli animali. Con Fur Free Alliance abbiamo promosso l’iniziativa dei Cittadini Europei Fur Free Europe che ha raccolto oltre 1,7 milioni di firme per ottenere in tutta l’Unione Europea il divieto all’allevamento degli animali da pelliccia e il commercio di prodotti di pellicceria. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un cambiamento positivo: grandi nomi della moda hanno scelto di dire no alle pellicce. Tuttavia un marchio storico come MaxMara continua ad utilizzare pellicce di volpe, cane procione e visone. Questo è inaccettabile, non solo per la sofferenza che si infligge agli animali, ma anche per l’impatto negativo che tutto questo ha sull’ambiente. L’allevamento di animali da pelliccia è un’industria insostenibile e dannosa. Dobbiamo far sentire la nostra voce e chiedere a MaxMara di smettere di usare le pellicce. Lav ha lanciato la campagna #FurFreeMaxMara per chiedere all’azienda di abbracciare una moda più etica e sostenibile”.
Gli attivisti invitano quindi i cittadini ad unirsi a loro, firmando la petizione online e diffondendo il messaggio sui social.
Non si tratta del primo presidio contro l’azienda proprio per la scelta di vendere ancora capi che includono pellicce. Nelle scorse settimane, gli animalisti delle associazioni Lav, Humane society international e i componenti della Fur Free Alliance avevano sorvolato a bordo di una mongolfiera il quartier generale della casa di moda, a Mancasale, a Reggio Emilia, srotolando uno striscione in cielo per chiedere di adottare “una politica fur-free rispetto all’attuale gamma che include articoli realizzati in volpe, procione e visone che trascorrono tutta la vita in gabbie di rete metallica per poi essere uccisi tramite gas o elettrocuzione”.
Sara Pizzorni