Cultura

Al Museo Diocesano mostra
personale di Giorgio Palù

Il Museo Diocesano

God Save Matter: questo il titolo della mostra personale dell’architetto Giorgio Palù, che verrà inaugurata il 9 maggio (ore 18) al Museo Diocesano di Cremona.

Le opere saranno ospitate negli spazi che accolgono la collezione permanente e negli ambienti adibiti alle mostre temporanee del Museo Diocesano di Cremona, inaugurato nel 2021 e del quale l’architetto ha firmato il progetto.

LA MOSTRA

Artista oltre che architetto, con una forte tensione all’indagine sulle potenzialità dei materiali di natura industriale ma anche afferenti alla tradizione – dalle resine ai metalli al marmo – Giorgio Palù (Cremona 1964) ha ideato un progetto espositivo curato da Ilaria Bignotti, che accompagna il visitatore alla scoperta dei beni museali, artistici e liturgici in dialogo con la vibrante presenza della sua arte contemporanea.

“Ogni opera, ogni installazione – racconta Palù, – scaturisce dall’ispirazione che ho provato davanti alle opere d’arte sacra e antica mentre lavoravo al progetto del Museo. Mi sono lasciato toccare nel profondo dai messaggi, dai gesti, dalle forme che i maestri del passato hanno saputo tradurre in dipinto e scultura per rappresentare l’ineffabile e il mistero della nascita e della fede, della vita e della morte”.

Con passione e rispetto, Giorgio Palù ha così punteggiato il Museo con opere e installazioni che sono tappe di un viaggio spirituale, plasmate nella materia e capaci di riverberare, con la loro plastica e solenne energia, i messaggi contenuti e tramandati nei secoli dai beni museali esposti.

Sin dalla prima sala del Museo, sotto alla scalinata “appesa” a forma di spirale, dialogando con il mosaico paleocristiano della fine del IV-inizi del V secolo, Palù allestisce In principio, îles flottantes rilucenti, frammenti tellurici rivestiti di foglia d’oro, a raccontare la tensione tra anima e corpo.

Anche l’opera che si rivela successivamente, E luce fu, lavora con la luce, ma in questo caso con quella elettrica: un vecchio pannello di controllo dell’illuminazione del Duomo cremonese è stato infatti riattivato e riprogrammato da Palù e ora emette segnali luminosi che attirano il visitatore.

Nella sala, dedicata ai Tesori del Romanico e alle origini della Diocesi, due stiliti rossi, in resina, ammiccano tra le opere esposte, per innalzarsi simbolicamente in un terzo Red Monolith, situato nell’ambiente successivo, in dialogo con la straordinaria Annunciazione, dipinta nel 1505 da Boccaccio Boccaccino. Il suo rosso, così denso, svettante, carico di concrezioni e rilucenze, cita il rosso della veste rinascimentale dell’Arcangelo.

Il percorso prosegue con un’opera figurativa: la trasparenza della crocefissione si tinge di rosso nel Transparent J, e dialoga con le opere di singolare valore esposte nella settima Sala, quali il Cristo nell’orto degli ulivi di Battistello Caracciolo, il Crocifisso di Scandolara Ravara, la scultura lignea più antica della Diocesi di Cremona.

In un continuo rimando tra spiritualità e materia, una grande croce di metallo, lavorata in oro nello squarcio ortogonale, è disposta nella Sala dedicata alle croci a stilo e in particolar modo alle crocifissioni. Il dialogo continua tra il toccante corpo trafitto del San Sebastiano in legno intagliato e dipinto di Giovanni Angelo del Maino, (XVI secolo), e il San Sebastian di Giorgio Palù: una scultura ridotta ai minimi termini, dove il marmo si contorce e macchia del segno dei chiodi di riuso.

La materia sgorga e si slancia, in Flusso, un intreccio di filamenti metallici, a riattivare la memoria della destinazione d’uso originaria della grande ghiacciaia a pianta ellittica del Museo, perfettamente conservata.

Nella sala seguente il dialogo continua in un confronto puntuale tra il Cristo crocifisso proveniente dalla Collezione di arte sacra di Giovanni e Luciana Arvedi Buschini e With My Arms di Giorgio Palù, che iconograficamente è un esplicito omaggio a quello tardo medievale.

Infine, una preziosa esposizione di opere recenti dell’artista cremonese è nelle sale dedicate alla mostre temporanee del Museo: grandi lavori a parete emergono e spingono la materia nera, corrusca e lavorata con una intensità carica di pathos, mentre pozze di resina rossa e rilucente la scavano in forme filamentose.

Un potente “cameo” rievoca la grande installazione ideata e realizzata da Palù nella Ex Chiesa di San Carlo, nel 2019: ripensata per lo spazio del Museo diocesano, Frattura (Ricomposizione), “una sorprendente installazione multimediale, sonora e luminosa, (…) dove il senso senza tempo della divinità, la nostra divinità, quella del Figlio, si scontra con le drammatiche storture della società contemporanea”, ha scritto Luca Beatrice.

La mostra è inserita nel palinsesto di Cremona Contemporanea – Art Week 2024, giunta alla sua seconda edizione e che si terrà dal 18 al 26 maggio.

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