Cronaca

"Ecco perchè ho scelto di tornare
a Cremona per vivere e lavorare"

Nella Giornata internazionale del I Maggio, la storia del poco più che trentenne Nicolò Dossena è significativa di come sta cambiando il mondo del lavoro. Le trasformazioni dettate dal post Covid, l’esigenza sempre più diffusa di trovare tempi per vivere oltre che per lavorare, la necessità di acquisire esperienze trasversali per trovare la propria strada: si trova tutto questo nel percorso di Nicolò, da due anni direttore del Crit (Cremona Information Technology) che con il Cobox  è un osservatorio privilegiato sulle dinamiche in atto nel mondo del lavoro.

Con  le circa 800 persone che vi lavorano, il Polo tecnologico sorto negli ultimi 10 anni sulle ceneri dell’ex macello di Cremona, è oggi una delle più grandi realtà imprenditoriali del territorio e tra quelle con i più ampi margini di crescita occupazionale.

Dopo il diploma di geometra, Nicolò si è iscritto a Informatica (Statale di Milano, Polo di Crema), per poi specializzarsi all’università di Pisa in Business Intelligence e Data Sciences. Quindi il primo impiego a Sky nella sede milanese; successivamente in KPMG, una delle “big four” nella consulenza, dove ha seguito un progetto per una delle principali banche a livello europeo. Da qui, il passaggio a Bip, primaria azienda italiana di consulenza e poi la chiamata da parte di Unicredit.

Sei anni di lavoro a Milano sono bastati per fargli apprezzare pregi e difetti della metropoli, “una città che lavorativamente parlando è il massimo, ma che ti chiede anche tanto. Ho fatto una scelta di vita, ho scelto di tornare a Cremona, e così ho ho fatto un colloquio qui al Crit” dove da due anni è Direttore.

Nel frattempo si è sposato (con Emma), ha ripreso ad allenare alla Sported Maris e ha portato l’esperienza accumulata nel settore business delle grandi aziende nella realtà del Cobox cremonese, dove coabitano aziende del digitale ed altre più tradizionali, start up e partite Iva, piccole medie imprese e dipendenti di aziende non locali che lavorano in smart working.

“Abbiamo aziende – ci racconta -che si sono rese conto di non avere bisogno di un ufficio proprio e qui possono contare su una serie di servizi, dalla sede legale alle utenze, alla sala riunioni; ed altre che invece dopo un inizio qui hanno deciso di strutturarsi maggiormente e si stanno trasferendo nel nuovo edificio del PoloVerde, non più Cobox, ma sempre nel contesto del polo dell’innovazione tecnologica”.

Mettere a contatto diverse competenze sembra essere la chiave per capire come evolverà il mondo del lavoro: nel cobox coabitano sviluppatori di siti web e aziende che producono ascensori; aziende che realizzano camere bianche per gli ospedali e altre che lavorano sulla realtà aumentata. “Un network come questo ti aiuta a crescere”, afferma Dossena e non a caso dalle 30 postazioni su 90 occupate due anni fa, oggi si è arrivati al tutto esaurito. Lo staff amministrativo è cresciuto di quattro unità e si guarda al futuro: l’obiettivo, condiviso con Comune di Cremona, Università Cattolica e Camera di Commercio, è aiutare i giovani a intraprendere la strada dell’imprenditorialità.

Per questo è nato in programma Build your idea: favorire la nascita di nuove idee di business innovative e fornire supporto concreto al loro sviluppo. “Vogliamo essere – spiega – una sorta di ecosistema in cui si generano nuove idee e nuove imprese, mettendo a servizio delle startup le competenze e le conoscenze delle università e l’esperienza delle aziende e dei professionisti che da Cremona sono protagonisti di storie di sviluppo e di business, spesso nazionali e internazionali. Siamo convinti che questo possa fare bene non solo alle start up che verranno coinvolte nel percorso, ma a tutto il sistema”.

Nel mondo del lavoro che cambia, dunque, sarà sempre più difficile trovare il classico “dipendente”?

“Sicuramente il lavoro dipendente sarà sempre fondamentale per il futuro delle imprese in Italia e soprattutto a Cremona, ma sempre di più secondo me il modello sarà ibrido e lo sviluppo di start up e di nuovi imprenditori permetterà la crescita di lavoro e imprese su tutto il territorio. Le aziende che funzionano sono quelle che danno spazio ai propri dipendenti consentendo loro di portare le proprie idee e di crescere. La vecchia impresa con il capo-padrone non funziona  più e non è più attrattiva per i giovani”.

“Sappiamo che avviare un’impresa è sempre complicato – afferma –  ma questo non deve essere un motivo per non provarci. Se riuscissimo a creare solo 10 aziende in grado di stare in piedi con le loro forze sarebbe un successo. Certo è che la cultura dell’imprenditorialità sul territorio cremonese dovrebbe essere più diffusa anche a livello scolastico, per questo come Crit parteciperemo anche agli spazi dedicati all’orientamento”.

Obiettivo primario è quello di dare l’opportunità, a chi studia nelle università cremonesi, molto cresciute in questi anni e in prospettiva ancora più attrattive (vedi la Cattolica a santa Monica e poco distante la nuova sede del Politecnico) di restare sul territorio per mettere a frutto le competenze acquisite.

“E’ difficile – conclude Dossena – per un giovane laureato resistere al richiamo di una multinazionale che ti offre una posizione  con possibilità di carriera e di crescita, per questo dobbiamo creare delle occasioni qui sul territorio”. La scelta cremonese di Nicolò, che ha messo sul piatto della bilancia soddisfazioni lavorative e qualità della vita,  è però la dimostrazione che resistere è possibile. gbiagi

 

 

 

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