Vigili a processo. Le multe fatte
fuori servizio? "Non è consentito"
Oggi i quattro agenti della polizia municipale finiti a processo si sono difesi davanti al giudice e al pm Andrea Figoni
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Abuso d’ufficio e falsità materiale. Di questi reati deve rispondere in tribunale il vigile urbano Angelo Sorvillo, 35 anni, napoletano, tre anni fa, su decisione del gip, sospeso dal servizio per 6 mesi perchè accusato di aver emesso, fuori servizio, 25 verbali alle auto in sosta vietata in via Garibotti davanti alla scuola infanzia Castello, il tempo necessario, per genitori e nonni, di accompagnare i bambini a scuola. Nel 2020, il vigile senza divisa avrebbe filmato con il telefonino i mezzi e avrebbe compilato i verbali per le sanzioni solo successivamente, una volta rientrato al lavoro, annotando nel successivo preavviso di accertata violazione che “il conducente era assente”.
Così facendo, l’agente, che sul cruscotto non lasciava la multa, non dava l’opportunità, come invece vuole il regolamento, di contestare subito il verbale. E questo nonostante i possessori dei mezzi avessero poi dichiarato nell’esposto presentato in procura di essere invece stati presenti o comunque nei pressi delle loro auto.
Sorvillo, una volta rientrato in servizio, avrebbe compilato la sanzione con la data del giorno in cui aveva effettuato il video e inviato i verbali per posta, lasciando a bocca aperta i possessori dei mezzi multati, costretti, oltretutto, a dover pagare le spese di notifica.
La questione delle multe alle auto in sosta vietata davanti alla scuola e la difesa del vigile Angelo Sorvillo
Oggi l’agente Sorvillo, che risiede proprio in via Garibotti, si è difeso, sostenendo che i genitori avevano piazzavano le auto sul marciapiede di fronte alla scuola e che la sosta vietata si protraeva per lungo tempo, cosa che creava intralcio alla circolazione dei mezzi e dei pedoni. “In quel periodo”, ha riferito Sorvillo al giudice, “gli ingressi e le uscite da scuola erano sfalsati per via del Covid e la sosta delle auto creava problemi, tanto che ad esempio il marciapiedi era impraticabile e un signore in carrozzina aveva avuto dei problemi a passare”. “C’era molta attenzione da parte del comando contro la sosta selvaggia”, ha spiegato l’imputato. “Un agente della polizia locale può operare anche fuori dal servizio. Il mio comandante era al corrente di tutto, avevo fatto anche una relazione scritta, sottolineando i pericoli per chi si immetteva in via Garibotti dalle vie laterali”.
“Contravvenzioni fatte fuori dall’orario di servizio?. Non è prassi, non ne ricordo, tranne fatti gravissimi”, ha invece sostenuto Pierluigi Sforza, ex comandante della polizia locale di Cremona, da tre anni in pensione, chiamato a testimoniare al processo. Al pm Andrea Figoni, altri tre testimoni, tutti agenti della locale, hanno ricordato solo due episodi in tanti anni in cui un poliziotto fuori servizio aveva dato una multa: una ad un’auto che viaggiava contromano e un’altra ad un bus che era passato con il rosso e aveva investito un pedone.
La lite con il vicino e il controllo “senza motivo come favore al collega”: la difesa di Sorvillo e degli agenti Paolo Villa e Giacomo Matteo Trimarchi
Di abuso d’ufficio, oltre a Sorvillo, sono a processo anche i colleghi Paolo Villa e Giacomo Matteo Trimarchi
L’indagine su di loro era partita dall’esposto presentato da Luigi, vicino di casa di Paolo Villa, per l’episodio accaduto il 13 ottobre del 2020. Per l’accusa, Villa, in pessimi rapporti con il suo vicino di casa, avrebbe chiesto un favore personale a Sorvillo, che durante il servizio, insieme al collega Trimarchi, si era presentato a casa di Luigi in piazza Roma con la scusa di un accertamento amministrativo “senza che ve ne fosse motivo”.
Una volta all’interno dell’abitazione, Sorvillo, alla richiesta di spiegazioni di Luigi, avrebbe gettato a terra i documenti di identità richiesti al residente, che, insospettito dal quel comportamento insolito, aveva filmato l’accaduto. I due agenti, inoltre, avevano portato via dal portaombrelli un mattarello da cucina, omettendo di verbalizzare sia il sequestro che l’attività svolta. Prima di andarsene, avevano anche multato l’auto di Luigi per intralcio ai pedoni.
In aula i due imputati hanno sostenuto di aver agito correttamente e di non aver agevolato il collega, ma solo di aver fatto il loro lavoro, cercando, anzi, di allentare la tensione tra i due vicini: Villa sosteneva che il vicino del piano di sopra facesse spesso baccano e disturbasse. Era successo anche quando la figlia di Villa era tornata da scuola con un bel voto e a casa c’erano stati dei festeggiamenti. E il vicino aveva fatto ancora un forte rumore battendo un oggetto sul pavimento.
“Ci sono stati altri interventi della polizia locale perchè il mio vicino disturbava”, ha raccontato l’agente Villa. “Non ce la facevo più, ero disperato. Prima del Covid avevo fatto un esposto in Questura sperando di poter appianare la situazione, ma non c’è stato nulla da fare. Ho solo chiesto un consiglio ai miei colleghi perchè mi fido di loro. Io sono un agente della polizia locale e ho cercato aiuto nei miei colleghi“. Sentito oggi in aula, però, uno degli agenti chiamati a testimoniare ha riferito di aver consigliato a Villa di chiamare un’altra forza di polizia o di sentire la centrale operativa.
“Non siamo mai entrati in casa del vicino”, hanno spiegato da parte loro Trimarchi e Sorvillo. “Siamo sempre stati sul pianerottolo. Lui ci ha informato che stava filmando l’intervento perchè lo stavamo disturbando. Aveva mostrato una grande agitazione e noi abbiamo cercato di calmare i toni. Nel portaombrelli aveva un bastone di legno di circa un metro di lunghezza. Lo abbiamo portato via perchè sarebbe stato nella disponibilità di chiunque. Abbiamo redatto un verbale e lo abbiamo depositato nei magazzini del comando”. Gli agenti non avevano firmato un verbale di sequestro, ma di rinvenimento, verbale che non era stato poi firmato dall’allora comandante Sforza, in quanto “irregolare” e l’oggetto, il mattarello da cucina preso dall’abitazione, era stato depositato in un luogo “non conforme”.
Per quanto riguarda invece la multa alla macchina di Luigi, i due agenti hanno sostenuto che la parte anteriore del mezzo si trovasse oltre il marciapiede. “Non sapevamo chi fosse il proprietario”, hanno detto i due agenti, che avevano poi chiesto ad un collega che si trovava in servizio nelle vicinanze di piazza Roma di occuparsi della rimozione. Ma l’agente, sentito oggi in aula, si era rifiutato: “La parte sul marciapiede era talmente piccola che non ho ritenuto, e oltretutto c’erano anche altri mezzi parcheggiati in una posizione simile”. Tra l’altro, come aveva riferito nella prima udienza il sottotenente Nicola Caroppi, attualmente comandante della sezione operativa dei carabinieri di Piacenza e all’epoca dei fatti alla sezione di polizia giudiziaria della procura di Cremona, quella al vicino era stata “l’unica infrazione su quel tratto di strada registrata nel 2020”.
Il presunto arresto illegale: la difesa di Sorvillo e del collega Marco Matteucci
L’ultimo episodio contestato risale al 27 ottobre del 2020: si tratta del presunto arresto illegale da parte degli agenti Angelo Sorvillo e Marco Matteucci. Protagonista una donna che quel giorno, in stato di ebbrezza e dopo un litigio con il compagno, aveva gettato fuori dall’abitazione alcuni attrezzi ed effetti personali dell’uomo. Alla richiesta di fornire le proprie generalità, aveva dato in escandescenze ed era quindi stata fatta stendere a terra, ammanettata e condotta al comando. Secondo l’accusa, il suo comportamento non avrebbe giustificato l’uso delle manette.
Agli atti c’è il filmato della bodycam in dotazione a Matteucci dal quale sarebbe emerso che la donna, seppur in stato di alterazione, non avrebbe tenuto alcun comportamento aggressivo, e, a fronte della richiesta di fornire le sue generalità, aveva indicato il campanello dell’abitazione sul quale c’era scritto il suo cognome senza opporre alcuna resistenza.
Già accolta per questo ultimo episodio la richiesta dei legali della parte civile Marco Fantini e Alessandro De Nittis di citare il Comune di Cremona come responsabile civile. Oggi per l’amministrazione era presente l’avvocato Enrico Cistriani.
Sia Matteucci che Sorvillo si sono difesi, sostenendo la correttezza del loro operato. “La signora era agitata, non era collaborativa, non voleva essere identificata, ci prendeva anche in giro, ma non l’abbiamo mai toccata. Il suo nervosismo sempre più accentuato e il fatto che si fosse avvicinata pericolosamente al cinturone del collega Matteucci dove c’era la pistola ci ha spinto a metterle le manette”. “Quando l’abbiamo messa in macchina”, ha ricordato Sorvillo, “ha cominciato a scalciare, colpendomi al ginocchio e alla mano. Nel nostro intervento abbiamo agito per tutelare l’incolumità della signora e anche la nostra“.
Nel procedimento, Sorvillo è assistito dall’avvocato Michele Cinquepalmi, Villa dal legale Massimiliano Cortellazzi, Trimarchi dall’avvocato Mauro Salvalaglio e Matteucci dall’avvocato Marcello Lattari.
Si torna in aula per le conclusioni il prossimo 4 giugno.
Sara Pizzorni