Cronaca

Botte all'ex amica rivale in amore
Madre e figlia condannate

Il 20 novembre del 2020 a Malagnino una 27enne cremonese era stata trascinata fuori dall’auto dalla sua ex amica e rivale in amore, presa per i capelli e malmenata. Tutto per una vendetta per questioni di cuore. Alla violenta aggressione, accaduta verso le 19,30 fuori dalla tabaccheria del paese, aveva partecipato anche la mamma della ragazza “tradita” da amica e fidanzato. Mamma e figlia sono finite a processo e oggi entrambe sono state condannate. Di “spedizione punitiva” e di “aggressività di stampo mafioso” ha parlato il pm onorario, che, considerando “credibile” la versione della vittima, aveva chiesto due anni di reclusione per madre e figlia.

“Non c’è stata alcuna modalità di stampo mafioso”, ha ribattuto nella sua arringa l’avvocato difensore Giorgio Lazar, che però ha riconosciuto una certa responsabilità delle sue clienti, entrambe incensurate. Il legale non ha concluso chiedendo la tradizionale formula dell’assoluzione, ma ha chiesto per la mamma 4 mesi di reclusione, mentre 6 mesi per la figlia, pena sospesa, rammaricandosi che nessuna delle due, nonostante i suoi continui solleciti, si sia mai presentata in aula per difendersi.

Alla fine il giudice ha condannato la figlia a un anno e 4 mesi per percosse e per aver danneggiato l’auto dell’ex fidanzato. La giovane dovrà intraprendere un percorso di recupero presso enti o associazioni che si occupano di atti persecutori. Anche la madre, in concorso, è stata condannata a 400 euro di multa.

“La mia amica e il suo fidanzato si erano lasciati da qualche mese”, aveva raccontato in aula la vittima, “ma io stavo già uscendo con lui”.

Quella sera la ragazza si trovava sull’auto del suo compagno. Lui era in tabaccheria e lei lo stava aspettando. “Ad un certo punto ho sentito bussare al finestrino”, aveva ricordato la giovane. “Era lei, era molto arrabbiata. Io non ho aperto la macchina, ma lei ha iniziato a prendere a calci lo specchietto. Ho subito telefonato ai carabinieri”. In quel momento, però, l’imputata era riuscita ad aprire la portiera lato guida e aveva preso la rivale per i capelli, trascinandola giù dalla macchina. Poi le aveva gettato il telefono in mezzo alla strada e l’aveva presa a pugni sul volto, sferrandole anche calci all’addome. “Era convinta fossi incinta”, aveva riferito la vittima.

Nel frattempo era spuntata anche la mamma, arrivata insieme al fratello, all’epoca dei fatti minorenne, e alla sorella più piccola. Quando il fidanzato della 27enne era uscito dalla tabaccheria, vedendo la scena, aveva cercato di intervenire, ma era stato tenuto fermo dalla mamma e dal fratello della sua ex.

Poi la fuga prima dell’arrivo dell’ambulanza e dei carabinieri. La 27enne era stata portata in ospedale dove le erano state prestate le prime cure, dopodiché aveva potuto far rientro nella sua abitazione.

Al giudice, la ragazza aveva spiegato di aver ricevuto, sia in precedenza che dopo l’ultimo episodio, messaggi intimidatori da parte della sua rivale in amore. “Prima del fatto accaduto davanti alla tabaccheria”, aveva raccontato, “non ho mai fatto denuncia, anche perchè mi sentivo dalla parte del torto. Ma da agosto del 2020 quotidianamente ho ricevuto da lei più di un messaggio al giorno di minacce: ‘Ti vediamo a prendere’, ‘ti uccidiamo’, ‘chiamiamo l’impresa funebre’. Poi l’ho dovuta bloccare, così come ho fatto per il mio profilo Instagram. Anche lì ho ricevuto commenti offensivi”.

La ragazza aveva raccontato anche un altro episodio, accaduto prima di novembre. “Una sera io e il mio fidanzato eravamo in casa quando abbiamo sentito bussare alla finestra. Ero tranquilla perchè c’erano le inferriate. Abbiamo sentito le voci dell’imputata e del fratello che dicevano: ‘Ti aspettiamo fuori’, ‘non ce ne andiamo’. Poi ci siamo accorti che dei pezzi del muretto di cemento sotto la finestra erano caduti. E’ successo quando si sono arrampicati per arrivare alla finestra”.

In aula, la vittima aveva detto di non essere più uscita di casa da sola per paura e di non essere più riuscita a dormire la notte per l’ansia che la situazione le aveva creato.

Sara Pizzorni

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