Ambiente

La mobilitazione di Caravaggio:
"La logistica nelle aree dismesse"

servizio di Simone Bacchetta

Contro il progetto per una nuova piattaforma logistica da circa 57mila metri quadri distante in linea d’aria solo poche centinaia di metri dalla basilica di Santa Maria del Fonte, a Caravaggio, è iniziata la raccolta firme per chiedere alla classe politica una legge regionale unitaria a tutela del suolo, nell’ambito della manifestazione apartitica organizzata questa mattina nella piazza antistante il santuario dal raggruppamento di associazioni “Salviamo il suolo”.

«Speriamo che la mobilitazione di oggi faccia crescere la sensibilità per questa terra e per questo cielo, perché il cielo di Lombardia è bello quando è bello- ha detto il rettore del Santuario mons. Amedeo Ferrari – Se saremo in molti a manifestare, oggi e in seguito, a favore del santuario vorrà dire che ci sta a cuore, che sentiamo il bisogno di un luogo di raccoglimento e di silenzio e se ci interessa tutelare il santuario è per la salute completa delle persone che hanno bisogno di recuperare la testa e l’anima, oltre che lavoro e soldi».

Circa trecento le persone che alla fine hanno risposto all’appello delle associazioni e delle Diocesi di Cremona, Milano e Bergamo. Come ha detto Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia: «La Regione nel 2008 ha inserito nella propria normativa il suolo come bene comune, ma forse non si è guardata abbastanza intorno. Non è vero che non si può chiedere a un operatore economico di fare scelte che vadano incontro alla tutela del suolo: bisogna farlo tutti insieme!».

Dal palco Paolo Falbo, docente universitario e membro del circolo Serio ed Oglio di Legambiente, ha speso più di una parola per i sindaci, persone che spesso alla guida di un piccolo comune si trovano davanti operatori commerciali che si presentano loro con capitali e avvocati, di fronte ai quali non hanno grosse possibilità di opporsi. «Dobbiamo rinforzare – ha detto – queste debolezze e qui sta il senso della nostra proposta: chiediamo che gli insediamenti come le logistiche e i data center vengano costruiti nelle aree dismesse, ne abbiamo per migliaia di metri quadri» e che «per interventi che comportino un consumo di suolo superiore a un ettaro sia obbligatoria la valutazione d’impatto ambientale»; inoltre che «i costi derivanti dall’inurbamento conseguente ai nuovi insediamenti siano a carico degli operatori economici che lì vanno ad insediarsi», e ancora che «i grandi insediamenti siano coperti da pannelli fotovoltaici». «E chiediamo – ha aggiunto – la negatività termica».

La chiusura è stata affidata a Eugenio Bignardi, incaricato per la Pastorale sociale della diocesi di Cremona: «Vogliamo capire la situazione in cui viviamo, cercando di contenere i danni già avviati e chiedendo regole per la tutela di un bene prezioso», quello rappresentato dal santuario, dalla sua storia di fede e devozione e dall’ambiente in cui è inserito.

A seguire, il flash mob nell’ala ovest del santuario, una catena umana che a un certo punto ha alzato al cielo delle lettere che sono andate a formare tre frasi: “salviamo il santuario”, “salviamo il suolo”, “basta logistiche mangia suolo”.

Hanno aderito alla manifestazione gli eco-musei della Martesana e dell’Adda, diverse associazioni e parrocchie del territorio, dei gruppi diocesani legati in particolare agli uffici di pastorale sociale di Cremona, Bergamo e Crema, che ha messo a disposizione il palco.

(servizio completo su  www.diocesidicremona.it)

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