Cronaca

Senza colpevole la truffa del finto
"Bordeaux". Imputato assolto

Assolto “per non aver commesso il fatto”. Questa la sentenza emessa oggi dal giudice nei confronti di un 57enne napoletano di Afragola, finito a processo per aver truffato il titolare di una rivendita di frutta e verdura e di alimenti nel quartiere Zaist a Cremona. Un negozio che un 50enne cremonese aveva aperto anche con l’intento di offrire alle persone anziane del quartiere un servizio “old style, tipo piccola bottega dove reperire ogni genere di prima necessità”. “La consegna a domicilio dei beni”, aveva spiegato ai carabinieri il 29 ottobre del 2018, quando aveva sporto denuncia, “rappresenta una mia prerogativa”.

L’avvocato Gigliotti

Alle 10,30 del 22 ottobre del 2018 il commerciante aveva ricevuto la telefonata di una donna che si era presentata con il nome di Paola Ferrari, dicendo di essere la nuora di una sua cliente, che però il 50enne non ricordava. La donna aveva bisogno di ortaggi e vino per fare una festa con un pinzimonio, e gli aveva chiesto anche del Bordeaux francese, perchè durante la festa doveva fare un importante regalo. Poi gli aveva comunicato di aver contattato il fornitore che però non poteva vendere ai privati, e così aveva chiesto a lui di fare da intermediario per l’acquisto, fornendogli il numero del rappresentante, un certo Fabio.

La vittima del raggiro aveva quindi contattato Fabio al numero di cellulare che la Ferrari gli aveva dato. L’uomo gli aveva spiegato che il vino costava 550 euro con un prezzo di rivendita imposto di 840, per un totale di 6 bottiglie. Visto il costo elevato, il commerciante aveva ricontattato la cliente che gli aveva confermato l’acquisto.

Al cremonese, il rappresentante aveva detto che la consegna sarebbe stata effettuata da un suo garzone al quale avrebbe dovuto pagare in contanti. E così era stato: in negozio si era presentato un ragazzo italiano, per l’accusa l’imputato, che aveva consegnato al 50enne un cartone da sei vini. Il commerciante aveva pagato in contanti, non ricevendo nè fattura, nè bolla di consegna.

Per la consegna era stato indicato un indirizzo: via Ruggero Manna numero 30. Peccato che al civico 30 c’è lo studio di un commercialista. “Ho chiamato la signora Paola venti volte”, aveva detto il commerciante ai carabinieri, “ma il telefono era sempre spento”. “Quando ho capito di essere stato truffato”, aveva raccontato, “per amara consolazione ho aperto una delle bottiglie che erano rimaste a me. Il vino era pessimo”.

Il 57enne era l’unico sotto accusa. La vera identità della fantomatica Paola Ferrari è rimata ignota. L’imputato era assistito dagli avvocati  Raffaella Parisi e Marilena Gigliotti.

L’avvocato Gigliotti  ha sostenuto che non ci fosse alcuna prova contro l’imputato, per il quale il pm aveva chiesto la condanna a a 6 mesi e 51 euro di multa, “in quanto era stata consegnata merce ad un soggetto sedicente fornitore e senza aver sottoscritto  quietanza o fattura”. Il legale ha anche  sottolineato che “le utenze telefoniche risultano tutte e tre intestate a soggetti terzi: una a Paola Ferrari e altre due a due stranieri”.

Sara Pizzorni

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