Spettacolo

Pfm canta De Andrè: al Ponchielli
lacrime, emozioni e standing ovation

Fotogallery Francesco Sessa

Applausi scroscianti, lacrime e standing ovation finale, con tutto il pubblico in piedi per un concerto che ha entusiasmato, emozionato e regalato sorrisi: quello della Premiata Forneria Marconi, che nella sua tappa cremonese del tour Pfm Canta De Andrè Anniversary, si è esibita sul palco del Teatro Ponchielli nella serata di venerdì.

La celebre prog band italiana ha aperto l’esibizione con un grande classico, Bocca di Rosa, catturando fin da subito la partecipe attenzione del pubblico, coinvolto da un Franz di Cioccio, front-man della band, con grinta da vendere.

Il concerto è proseguito con un escursus di grandi classici targati Faber, come La guerra di Piero, Andrea si è perso, Un giudice, Rimini e Giugno ’73. Una carrellata, la stessa di 45 anni fa, che ha mandato letteralmente in visibilio gli spettatori.

Poi Di Cioccio e compagni hanno poi spaziato su alcuni brani dall’album La Buona Novella, come L’infanzia di Maria, Il sogno di Maria e Maria nella bottega del falegname, più volte interrotti da scroscianti applausi.

Non poteva mancare Il testamento di Tito, che tutta la platea ha cantato a gran voce, ma anche Zicchirittaggia, affidate alla voce di Luca Zabbini.

A lasciare però gli astanti con il fiato sospeso è stata l’inaspettata “ricomparsa” di Faber sul palco: un leggio (“perché lui non poteva cantare e suonare senza un leggio”, ha detto Di Ciocco), una luce bianca e il suo posto vuoto al centro del palco, con la sua inconfondibile voce riprodotta dalle casse e accompagnata dalle straordinarie musiche della Pfm, nell’eseguire La Canzone di Marinella.

Dopo le lacrime agli occhi è tornato il momento dell’allegria, con Volta la carta, quindi Amico Fragile, fino al gran finale, Il pescatore, con cui Di Cioccio ha coinvolto tutta la platea in un canto corale. Infine, come bis, la band ha portato un medley di due suoi celebri brani, Impressioni di settembre ed È festa.

Un concerto che ha lasciato il segno, trasportato il Ponchielli indietro nel tempo, a un’epoca che nessuno dimenticherà, e che ancora oggi riesce a rivivere nella musica.

Laura Bosio

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