Cronaca

Anziana rapinata, l'imputata:
"Io la ladra? Fui anche bastonata"

Nei confronti dell'imputata, il pm Davide Rocco aveva chiesto una condanna complessiva di dieci anni

Due anni, un mese e 1.200 euro di multa per tentata rapina e lesioni aggravate ai danni di Annamaria, 88 anni, di Soresina. Così hanno deciso i giudici per Gelsomina Amico, anche lei di Soresina, che invece è stata assolta “perchè il fatto non sussiste” per un secondo episodio di rapina consumato nei confronti di un altro anziano, Guido, deceduto nel 2018 all’età di 90 anni. Per entrambi gli episodi, il pm Davide Rocco aveva chiesto una condanna complessiva di dieci anni. Oggi la Amico si è difesa, negando entrambe le accuse.

Secondo la procura, il 15 dicembre del 2017 a Soresina, Annamaria, che stava passeggiando in via Mazzini, era stata avvicinata dall’imputata in bicicletta che aveva cercato di strapparle di dosso la borsa, ma le  urla della vittima, finita a terra, avevano fatto desistere la ladra che era fuggita a mani vuote.

L’anziana era stata soccorsa da alcuni passanti, tra cui marito e moglie che rientravano in auto dalla spesa. “La signora era a terra sul marciapiede”, aveva raccontato il testimone, “e io sono intervenuto per aiutarla a rialzarsi. In quel momento mi ha detto che era stata aggredita e lì insieme a noi c’era una donna che è subito salita sulla bici ed è fuggita”. Della ladra, il testimone aveva rilasciato ai carabinieri una descrizione molto accurata. Addirittura un altro soccorritore l’aveva riconosciuta. “Era la Amico, la conosco. L’ho vista andare via in bici velocissima”.

“Non è vero”, si è difesa oggi l’imputata, che anzi, si è detta vittima dell’anziana per essere stata presa a bastonate. “Io ero in bicicletta, ero andata a prendere la frutta. La strada era a senso unico e io ho visto la signora che stava attraversando con il bastone. Ho rischiato di investirla e lei probabilmente si è spaventata, tanto che sono scesa dalla bici e le ho chiesto come stava. Ma a quel punto ha cominciato a prendermi a bastonate, fino a quando è arrivato un signore che l’ha presa sotto braccio e io me ne sono andata. In quel momento non c’era nessun altro e la signora è sempre rimasta in piedi”. Per l’accusa, invece, non solo la Amico avrebbe tentato di rapinare la vittima, ma l’avrebbe anche minacciata, dicendole di stare attenta, che se non le consegnava la borsa sarebbe arrivato un uomo e l’avrebbe ammazzata.

Una versione, quella dell’imputata, assistita dall’avvocato Rita Favaretto, che non è stata giudicata attendibile, tanto che è arrivata la condanna.

Tutt’altra storia per l’episodio del 6 novembre del 2017 che aveva visto protagonista il 90enne Guido, per l’accusa aggredito nella sua auto in una stradina di campagna di Genivolta, graffiato e derubato dall’imputata che prima di fuggire gli aveva spruzzato negli occhi dello spray. “Da quella storia, mio padre non si è più ripreso”, aveva raccontato in aula la figlia dell’uomo.

Guido e la Amico si erano conosciuti alla Caritas e lei aveva lavorato a casa sua per un paio di mesi come donna delle pulizie. “Ho fatto le pulizie a tutta Soresina”, ha detto lei oggi, “ma lui non mi faceva fare i mestieri, pretendeva altre cose, mi faceva delle avances, e inoltre pretendeva che io gli facessi da badante restando a casa sua a dormire, ma io non potevo perchè ho una famiglia”. La Amico ha negato di essere mai salita in auto con l’anziano, tantomeno di averlo rapinato del cellulare, dell’orologio e del portafogli.

Nell decisione di assolvere la Amico da quest’ultimo episodio potrebbe aver pesato la testimonianza fatta a suo tempo dall’anziano, la cui versione dei fatti era stata lacunosa. Forse, come ipotizzato oggi dal pm, in quanto si sarebbe vergognato a dire la verità. Alla figlia, l’uomo aveva raccontato due storie diverse: nella prima le aveva detto che aveva dato un passaggio ad una donna che poi l’aveva aggredito e derubato, mentre nella seconda le aveva raccontato che questa donna andava da lui a fare le pulizie e che l’aveva anche aiutata economicamente.

Due versioni diverse che non hanno convinto i giudici. La motivazione sarà depositata entro trenta giorni.

Sara Pizzorni

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