Cronaca

Lite condominiale a colpi di
stendibiancheria. 4 mesi al vicino

Durante una lite scoppiata in una palazzina di un condominio di Cremona, un 51enne aveva spinto con violenza la vicina di casa contro il muro, scaraventandole addosso uno stendibiancheria, provocandole ferite guaribili in 25 giorni. Sia in primo grado che in Appello l’uomo è stato condannato ad una pena di 4 mesi. A processo, la vicina, 56 anni, si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Alessandro Vezzoni.

L’avvocato Vezzoni

Teatro dell’episodio, accaduto il 14 agosto del 2018, i locali comuni al pian terreno adibiti a lavanderia e stireria, con le rispettive cantine e garage. Nella denuncia, la 56enne aveva raccontato di aver provveduto ad effettuare una pulizia generale del locale comune, avendo notato la presenza di topi e scarafaggi. In quell’occasione aveva piegato e ordinato vicino ad una parete due stendibiancheria di proprietà dell’imputato.

Il51enne, però, non aveva gradito che la vicina avesse toccato e piegato i suoi stendibiancheria. Dopo un’accesa discussione l’aveva quindi spinta contro il muro facendole perdere l’equilibrio e colpendola per due volte sulla testa con lo stendibiancheria. “Non devi toccare le mie cose, non farlo più, altrimenti la prossima volta ti ammazzo”, le avrebbe detto.

Nel corso del suo esame l’imputato aveva raccontato dei difficili rapporti di vicinato cominciati nel 2015, sostenendo che la vicina avrebbe fatto spesso dispetti alla sua famiglia, continuando a chiudere e a spostare lo stendibiancheria, e difendendosi dicendo che la colluttazione era stata reciproca: la donna, nel cercare di afferrare e poi spingere lo stendibiancheria contro di lui, sarebbe stata colpita alla tempia destra da un filo di metallo che si era staccato. La difesa aveva invocato la legittima difesa, sostenendo che nel tira e molla con lo stendibiancheria, il primo ad essere colpito era stato il vicino.

In entrambi i gradi di giudizio, però, la versione fornita dalla parte civile è stata ritenuta credibile, supportata dalle testimonianze e dai referti medici.

“La donna si trovava in una condizione di palese svantaggio, sia perché donna e dotata certamente di minore forza fisica, sia perché più avanti negli anni rispetto all’imputato, sia perché sola in cantina”, si legge nella motivazione dell’Appello.

L’uomo è stato quindi condannato a 4 mesi di reclusione per lesioni, mentre è stato assolto dall’altra accusa di minacce.

Sara Pizzorni

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