Fanghi contaminati: la Provincia
di Cremona è parte civile
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Dopo numerosi rinvii, è finalmente partito a Brescia il processo sui presunti fanghi tossici legati alla Wte, azienda bresciana accusata di aver sparso anche su terreni agricoli della provincia di Cremona una quantità impressionante di fanghi da depurazione contaminati. Il nuovo gup Angela Corvi ha deciso quali dovranno essere le parti civili nel procedimento, accogliendo la richiesta della Provincia di Cremona, insieme a quella di Brescia, di chiedere i danni insieme al comitato Cittadini di Calcinato, al comitato referendario per l’acqua, ai comuni di Calvisano, Lonato, Visano, e a due residenti del comune di Calcinato. Esclusi, invece, i comuni di Manerbio, Calcinato, Bedizzole, San Paolo, Pavone del Mella, Pontevico, l’Ente Parco del Ticino, Legambiente, Ambiente Futuro Lombardia, Lega Abolizione Caccia.
Il procedimento è nei confronti di 15 persone fisiche, tra cui il titolare della Wte, Giuseppe Giustacchini, insieme a collaboratori e contoterzisti, e 7 aziende, di cui 6 bresciane e una con sede legale a Castelvisconti, rappresentata dal 44enne imprenditore cremonese Vittorio Balestreri, amministratore di una delle aziende contoterziste coinvolte nell’indagine bresciana.
Secondo l’accusa, Balestreri, “dietro congrua retribuzione”, avrebbe collaborato nella distribuzione dei rifiuti curandone il trasporto. Complessivamente, avrebbe smaltito 5.853,5 tonnellate di rifiuti ed effettuando 509 trasporti comprensivi di spandimenti.
Per la procura, “fulcro” dell’attività illecita sarebbe la Wte, che è in amministrazione giudiziaria dal 24 maggio del 2021, quando i carabinieri forestali sequestrarono i tre capannoni a Calcinato, Calvisano e Quinzano d’Oglio.
Per gli imputati, le accuse vanno dal traffico illecito di rifiuti alla gestione di rifiuti non autorizzata, fino al getto pericoloso di cose. Sotto accusa c’è anche Luigi Mille, ex direttore dell’Agenzia Interregionale per il fiume Po. Per lui l’ipotesi di reato è quella di traffico di influenze illecite.
Tra il 2018 e il 2019, 150mila tonnellate di fanghi tossici, senza essere depurati e igienizzati così da essere poi utilizzati come fertilizzanti, sarebbero state sparse su 3mila ettari di campi del Bresciano e del Nord Italia, cremonese compreso, in particolare nei comuni cremonesi di Formigara, Castelvisconti, Pieve D’Olmi, Pieve San Giacomo, Sospiro, Martignana di Po, Torricella de Pizzo, Castelleone, Gussola, Casalmorano, Piadena, Persico Dosimo, Derovere, Scandolara Ravara.
I fanghi che venivano sparsi sui campi degli inconsapevoli agricoltori erano, a detta di Arpa e del consulente della procura, veri e propri rifiuti.
I contoterzisti, secondo quanto ricostruito durante l’indagine dei forestali, sarebbero stati pagati oltre 100mila euro al mese per spargere quei fanghi che, stando all’accusa, non venivano lavorati a norma di legge; ma dalle analisi prodotte con le autocertificazioni tutto sembrava regolare.
Tra le intercettazioni shock finite nell’indagine, quella tra Antonio Maria Carucci, dipendente della Wte, e Simone Bianchini, un contoterzista che aveva il compito di spargere quei fanghi nei campi della bassa bresciana. “Io ogni tanto ci penso eh… Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi… Io sono stato consapevolmente un delinquente”.
Si entrerà nel vivo il prossimo 15 luglio, ma sulla vicenda, almeno per alcuni reati, c’è il rischio della prescrizione.
Sara Pizzorni