Cronaca

Auto cannibalizzate, a processo la
gang. "Gli ordini dal capofamiglia"

Si è aperto oggi in Tribunale a Cremona il processo a carico della famiglia Taino di Robecco d’Oglio, accusata di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione e al riciclaggio. Storia di furti e riciclaggio di 131 autovetture e di 111 motori di auto, reati che sarebbero stati commessi tra il 2018 e il 2020 per un guadagno di circa 4 milioni di euro.

Nell’aprile del 2021, al termine dell’operazione ““Donkey”, i carabinieri avevano arrestato 12 persone che facevano riferimento alla famiglia Taino.

Davanti al giudice ci sono Paolo Taino, 66 anni, il capofamiglia, difeso dagli avvocati Luca Curatti di Cremona e Giosuè Cataldo di Mantova, e i figli Pietro, 24 anni, e Filippo, 31 anni. L’altro figlio Aldo, 29 anni, aveva invece già patteggiato.

Paolo Taino con il suo legale Luca Curatti in Tribunale nel 2022

 

Con l’operazione “Donkey”, i militari dell’Arma avevano scoperchiato un presunto giro di furti d’auto su commissione di carrozzieri e collezionisti del settore. Secondo l’accusa, succedeva così: una volta individuata l’auto richiesta, veniva approntato un piano per rubarla, monitorando gli spostamenti dei proprietari e le loro abitudini di vita. Il gruppo si sarebbe anche specializzato nell’individuare pezzi unici o rari per tipologia e palmares sportivo. Un caso emblematico era stato quello relativo al furto di una Lancia Delta integrale Martini rubata nell’ottobre 2019 da un capannone di un imprenditore della provincia di Brescia.

Tra i testimoni sentiti dal pm Francesco Messina, il capitano Camillo Calì, all’epoca comandante del Nucleo Radiomobile, che ha illustrato i contorni dell’articolata indagine. Diversi, secondo l’accusa, gli step in cui si sarebbe sviluppata l’attività illecita degli imputati: i veicoli rubati sarebbero stati custoditi all’interno del magazzino della Padana Ricambi di Robecco d’Oglio dove sarebbero avvenute le operazioni di cannibalizzazione.

Le scocche e i pezzi ricavati sarebbero stati trasferiti alla Nuova Autodemolizione di Gadesco Pieve Delmona dove le scocche sarebbero state pressate e smaltite come materiale ferroso, mentre i ricambi sarebbero finiti allo stabilimento ex Citman di Pontevico insieme ai motori e ad altre parti meccaniche riciclate per poi essere venduti. Fabbrica dismessa, la Citman, ma gli inquirenti avevano notato il lucchetto. “Nuovo”.

La Fiat rubata nel milanese

L’indagine con protagonisti i componenti della famiglia Taino, già condannati nel corso degli anni ’90 per associazione a delinquere finalizzata a furti di auto e al riciclaggio, era nata per una casualità nel gennaio del 2020, in piena pandemia, grazie ad un tecnico di un’azienda del milanese che si era recato a Robecco d’Oglio alla ricerca di una Fiat Panda rubata.

La macchina era stata localizzata in una delle società di Paolo Taino, la Nuova Autodemolizione di Gadesco, grazie ad un sistema di radiofrequenza. La vettura era già stata cannibalizzata. Da lì erano partiti gli accertamenti.

“Era Paolo Taino a gestire tutto. Era lui a dare gli ordini”, ha spiegato il capitano Calì, che ha ricordato come il capofamiglia gestisse “una serie di società create per commercializzare pezzi di ricambi,  con anche un sito di e-commerce per la vendita.

L’indagine, che si è avvalsa di numerose intercettazioni, ha permesso di scoprire i luoghi dove gli imputati avrebbero portato avanti il loro giro di affari.

Per l’accusa, per mettere a segno i furti di auto rubate sarebbero state  utilizzate attrezzature professionali, tra cui alcuni apparati per l’alterazione dei codici delle centraline elettroniche e “jammer” in grado di inibire gli allarmi delle abitazioni e disturbare le comunicazioni telefoniche per ritardare l’intervento delle forze dell’ordine.

Le parti dei veicoli venivano commercializzate anche in Slovenia, Croazia e in Africa: centinaia di componenti del valore di 300mila euro erano stati trovati imballati e pronti per essere spediti alla volta del Ghana.

Altri testimoni del pm saranno sentiti nell’udienza del prossimo 12 novembre.

Sara Pizzorni

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