Cronaca

Villetta acquistata ma mai finita,
imputato si difende: "Nessuna truffa"

Non una truffa, ma solo una inadempienza: questo quanto sostenuto in aula da Achille Persico, imputato, insieme al padre Edoardo, per truffa aggravata. I due, rispettivamente di 49 e 83 anni, entrambi cremonesi, sono titolari della srl Dimore Innovative.

Secondo la procura avrebbero stipulato con Andrea Zorza, tecnologo alimentare, un contratto preliminare di vendita per la costruzione di un immobile al quartiere Maristella entro il 31 ottobre del 2019 al prezzo di 300.000 euro, di cui 50.000 versati alla stipula del contratto preliminare e di ulteriori 50.000 versati il 31 maggio del 2019. Ma senza poi terminare mai i lavori.

Persico, assistito dall’avvocato Andrea Daconto, ha raccontato la propria versione dei fatti, secondo cui dopo aver acquistato i terreni nel 2018, avevano dato in appalto i lavori a un consorzio bresciano. La costruizione era partita, ma nel mentre la ditta era rimasta in ritardo con i pagamenti, e per quello Persico aveva incontrato, a metà giugno, l’azienda costruttrice, cercando un accordo.

“Avevamo chiesto di estendere i tempi per il pagamento degli arretrati, in cambio del condono di una penale di 50mila euro, dovuta al mancato rispetto delle tempistiche da parte loro” ha spiegato Persico. “A garanzia dei pagamenti, mio padre aveva anche versato degli assegni personali”.

L’azienda si era quindi impegnata a proseguire la costruizione delle abitazioni. Ma all’inizio di luglio i lavori si erano fermati, con la scusa che doveva arrivare il tetto. “Invece, 15 giorni dopo era arrivata una revocatoria”. La situazione era precipitata, e padre e figlio si erano trovati nell’impossibilità di pagare gli arretrati, o di restituire i soldi all’acquirente, rappresentato dall’avvocato Cesare Grazioli, con cui si è costituito parte civile. A nulla aveva portato l’incontro del 25 settembre tra azienda, cliente e rispettivi avvocati: “In quell’occasione”, aveva ricordato Zorza in una precedente udienza, “mi aveva detto, secco, che non avevano i soldi”.

Ed era scattata la denuncia. Secondo la tesi della difesa, tuttavia, non vi sarebbe stato alcun intento truffaldino, bensì solo la volontà del consorzio bresciano di prendere il controllo delle abitazioni in costruzione, sfruttando la sua situazione debitoria. Il processo è stato rinviato, per la sentenza, al 27 maggio.

LaBos

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