Cronaca

La Cremo continua a sognare
col secondo posto sul Comodino

L'esultanza della Cremonese per la vittoria sul Como (foto Sessa)

È una Cremonese che non finisce mai: di stupire, di crederci, di gioire. Una squadra che insieme al suo popolo continua a sognare, battendo il Como e mantenendo il secondo posto, pur tenendo i diecimila e rotti dello “Zini” sulle spine fino all’ultimo nonostante la superiorità numerica, vincendo di misura per l’undicesima volta in campionato da quando alla guida c’è Stroppa.

È una Cremo che una volta scollinato il girone d’andata ha deciso di non lasciare più rimpianti lungo il sentiero. Il 2024 grigiorosso è da Guinness: settima vittoria di corto muso in dieci partite, 24 punti razziati, terzo successo filato, secondo raggiunto nel finale. Tutti segnali di una ciurma che non può e non deve smettere di remare senza sosta. Castagnetti e compagni non giocheranno mai per accontentarsi, anche se a volte lasciano l’impressione di prendersi qualche pausa davanti allo specchio.

Col Como, sulla carta uno scontro diretto apertissimo, i numeri parlano sin troppo chiaro complice anche gli ottanta minuti e oltre di disparità di uomini: 70% di possesso palla grigiorosso, torelli prolungati a limite dell’area ospite, 14 tiri a 3 per Stroppa, 1 solo nello specchio per i lariani di Roberts-Fabregas e di quello stuolo di secondi, terzi e assistenti coach che mandano in tilt anche gli undici in campo.

Come successo a Strefezza, preso dalla proprietà indonesiana per essere faro e finito con lo spegnere presto la luce nella partita più sentita dall’ex grigiorosso mai compreso fino in fondo in via Persico: entrata killer su Vazquez al 12′ e partita indirizzata con espulsione sacrosanta arrivata dopo consulto Var. La superiorità numerica però viene non monetizzata subito dalla Cremonese, che per mezz’ora investe sul possesso senza capitalizzare. Per passare all’incasso serve un colpo di mano: ci pensa Odenthal, su intuizione di Coda, a farsi cogliere in fallo con braccio largo punito da Camplone.

Il ritorno al gol del bomber Massimo, 14esimo in campionato, 15esimo in stagione, terzo dal dischetto, terzo al Como, poteva mettere i lariani alle corde, su un ring che ad inizio ripresa non rivedrà più lo spauracchio Verdi – quel tiro sporco di un anno fa col Verona era costato un bel pezzo di sogno salvezza – e che non ha mai visto Cutrone. Senza i tre tenori, Fabregas ha ben da predicare la fase offensiva. Meglio i gesti di Roberts, in imbarazzo solo quando Camplone chiede a lui chi debba entrare e il gallese faccia altrettanto col concistoro in panchina alle sue spalle.

Quel che era già accaduto, facendo rischiare notti grigiorossi insonni dopo le occasioni di Zanimacchia, Pickel, Falletti, Sernicola e Coda, era invece il pareggio del Como, fulmine di Da Cunha a cielo tutt’altro che sereno. Jungdal cecchinato sul proprio palo non ci fa un figurone. A referto: l’unico tiro nello specchio della porta difesa dal danese è quello dell’1-1 a 23′ dalla fine. Gli ospiti però commettono l’errore di pensare di difendersi bassi.

Una Cremo schiumante rabbia, non abituata alla superiorità numerica, stringe i tempi e aggiunge peso offensivo: Stroppa somma Ciofani a Coda, arretra Vazquez e alza gli esterni. Zanimacchia, croce e delizia per tutto il primo tempo, dopo aver cercato a più riprese la porta diventa chirurgico a due minuti dai titoli di coda. La danza del Mudo al limite dell’area premia la scelta del tecnico di lasciarlo in campo ad oltranza: il tocco preciso per il destro del 98 è merce rara ma a impreziosire l’assist è il collo esterno di Luca da Desio discepolo di Giovanni, ala destra d’attacco per vocazione e quinto a tutta fascia per acclamazione.

Per chiudere i conti con il destino, dopo le prime reti di Johnsen e Falletti al “Ferraris”, il colpo di testa di Bianchetti al “Braglia”, ecco il ritorno al gol di Zanimacchia che per ora segna solo allo “Zini”. Un fendente da tre punti, che vale il +4 sui diretti rivali. La Cremonese continua a sognare, col secondo posto sul Comodino.

Simone Arrighi

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