Economia

Libero Stradiotti nuovo
presidente di Confcooperative

FOTOGALLERY FRANCESCO SESSA

Centoventi cooperative, 30.000 soci e un numero di occupati  che ha raggiunto le 6200 unità. Per un fatturato aggregato delle imprese associate che ha superato il 1 miliardo e 600 milioni rappresentando quindi circa  il 14% del Pil provinciale. Sono i numeri di Confcooperative Cremona, che mercoledi 6 marzo si è riunita in assemblea per il passaggio di testimone da Tiziano Fusar Poli a Libero Stradiotti.

La sede scelta è stata quella dell’auditorium delle Acli ricavato nell’ex gasometro di via Cardinal Massaia, luogo simbolo di un’operosità di altri tempi che ancora si rispecchia nel dna del movimento cooperativo.

Prima dell’inizio il direttore di Confcooperative Andrea Tolomini ha chiesto un minuto di silenzio per ricordare due figure importanti per il movimento, scomparse nei giorni scorsi: l’economista Carlo Borzaga e la vicepresidente nazionale Claudia Fiaschi.

Ospiti dell’assemblea, aperta dalla relazione di Fusar Poli, il direttore regionale Enrico de Corso e Federico Gorini,  direttore di Confcooperative Brescia; il vescovo Antonio Napolioni, il sindaco Gianluca Galimberti, il commissario della Camera di Commercio Giandomenico Auricchio.

Una relazione che ha passato in rassegna otto anni di attività, soffermandosi in particolare sulle sfide che l’economia ha affrontato negli ultimi quattro anni, prima con la pandemia, poi con la guerra.

“Il mondo è al centro di una perturbazione che sembra non finire mai”, ha detto il presidente uscente.  “Dobbiamo abituarci a convivere con la complessità”. La crisi mondiale del 2008 – 2011 è figlia di una “finanza smodata, di una economia virtuale, c’è stata una bolla che potrebbe succedere ancora. Sembrava che dopo di allora dovesse cambiare tutto e invece nel mondo della finanza si è fatto troppo poco”.
Il mondo cooperativo  – è emerso in più di un passaggio – è chiamato alla duplice sfida di tenere saldi i principi alla base della sua nascita, quindi centralità dei lavoratori, il fatto di “contare tutti allo stesso modo”, la redistribuzione degli utili – e di operare in un contesto economico molto competitivo, in cui è il mercato a dettare le regole. Da qui il concetto di “giusto prezzo” da proporre al consumatore, ma anche di “giusta retribuzione” per gli addetti.
Quello cooperativo è “un modello da proporre, antico ma moderno e vincente. Ma dobbiamo continuare ad essere visionari come i nostri fondatori per intercettare i nuovi bisogni degli associati e dei nostri lavoratori.
Abbiamo bisogno di persone che ci credono, per avviare  nuovi modelli organizzativi, formazione permanente e in questo le nostre società di servizi sono strategiche. La sfida è trasformare le nostre peculiarità in valore aggiunto in una società molto competitiva. Dobbiamo seguire le nuove tecnologie per non rimanere intrappolati nel vecchio”.
Si è parlato poi di cibo sintetico (un rischio perchè il controllo del cibo potrebbe finire nelle mani di pochi soggetti mondiali); dei problemi della successione nelle piccole aziende; delle proteste  del settore primario in Europa, un’Europa nata sotto il segno della pace ma che ora convive con la guerra.
“Fino a quando la capacità di adattamento dell’uomo resisterà? Come conciliare  le esigenze di mercato con l’umanità?” è la domanda che infine si è posto Fusar Poli, che tuttavia ha chiuso l’intervento con uno sguardo positivo sul futuro, “vedo una meravigliosa sfida per la quale mettersi in gioco. L’Europa nasce da progetto di pace, è lì che si decide il 70 percento delle leggi. Occorre uscire da logiche puramente economiche, solo il 14 percento della popolazione mondiale vive in uno stato di democrazia compiuta, l’Europa ha un ruolo e noi abbiamo una grande responsabilità”.
Il testimone ora passa a Libero Stradiotti, che – ha dichiarato – intende proseguire nel solco della continuità tracciato dal predecessore, per quanto riguarda le  sinergie con le altre sedi provinciali (Mantova, Brescia, Milano) sul fronte dei servizi offerti agli associati.
Centralità dell’uomo è il perno attorno a cui ruoterà il suo mandato: “il nostro fare deve portare ad avere condivisione, ma anche redditività, per redistribuirla poi ai soci lavoratori e alle famiglie dei nostri soci. Ci sentiamo portatori di valori”.
Tra le sfide più urgenti del settore lattiero caseario – che insieme al terziario dei servizi alla persona rappresenta la spina dorsale di Confcooperative  Cremona –  c’è la necessità di fare fronte comune per portare all’estero le eccellenze dell’agroalimentare avvalendosi anche dei consorzi di tutela. gbiagi

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