Cronaca

Maltrattamenti contro madre
e figlia, condannato a 4 anni

Per il giudice di primo grado ha commessio violenze e maltrattamenti nei confronti della compagna e della figlia di lei: è stato così condannato a 4 anni, un mese e 10 giorni di reclusione, oltre al risarcimento danni per entrambe, Michele, 40enne, finito alla sbarra per maltrattamenti e lesioni.

La vicenda risale al 2019. I due si erano conosciuti attraverso una baby sitter, e si erano innamorati. All’inizio la relazione sembrava tutta rose e fiori, poi erano iniziati i problemi.

Durante l’udienza di martedì, al banco dei testimoni è salita la madre dell’imputato, che ha negato di aver mai assistito ad episodi di violenza da parte del figlio nei confronti della compagna. Poi è stato sentito lo stesso Michele, assistito dall’avvocato Anna Maria Petralito, che ha raccontato la propria versione dei fatti: “Quello che lei ha raccontato non corrisponde al vero” ha detto. “I nostri rapporti erano tesi e c’erano molte discussioni, ma non ho usato violenza contro di lei. Solo una volta, lei mi ha dato uno schiaffo e io glielo ho dato indietro”. L’uomo ha negato di averla chiusa in casa o di averle tolto il cellulare, così come ha negato tutti gli episodi che gli sono stati attribuiti dalla testimonianza della vittima. Ha, anzi, asserito di aver più volte tentato di interrompere la relazione, ma che lei non avrebbe voluto.

Ben diversa era stata, durante la scorsa udienza, la versione della vittima, che si è costituita parte civile. Nella sua testimonianza, aveva raccontato che il compagno, prima dipendente di una ditta che stava per fallire, a luglio del 2019 aveva rilevato l’attività, ed essendo lei rimasta senza lavoro, le aveva proposto di aprire la partita Iva e di lavorare nella sua impresa, facendo le pulizie. Da quel momento, secondo la donna, Michele era cambiato, diventando aggressivo.

Sempre secondo quanto aveva riportato lei, dopo i litigi, lui l’aveva esortata ad andarsene via con la figlia, ma poi l’aveva chiusa in casa, togliendole il cellulare e le chiavi della macchina. C’era stata la lite per gli addobbi natalizi, finita in botte e violenza, così come gli episodi in cui la donna interveniva per difendere la figlia dalle sfuriate del compagno: anche queste finivano con calci e pugni, spintoni e colpi in ogni parte del corpo. E tanti altri episodi analoghi.

Al termine del processo, il pubblico ministero ha chiesto una condanna a 3 anni e 9 mesi. Più severa è stata però la decisione del giudice.

Laura Bosio

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