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Vialli a Lippi: “Non dimenticarti
di me, del tuo centravanti”

Gianluca Vialli ha la capacità di essere fonte inesauribile di emozioni. Con quanto fatto in vita e documentato da tv, libri, giornali. Ma anche con contenuti inediti, che rivisti oggi si caricano di ulteriori significati. Un suo videomessaggio, mostrato in anteprima nella trasmissione di Fabio Fazio “Che Tempo che fa” su la Nove, è parte integrante del docufilm “Adesso vinco io” su Marcello Lippi, ex allenatore che vinse tutto con la Juve di capitan Vialli, dieci anni prima di diventare campione del mondo con la nazionale italiana a Germania 2006.

Lippi, per Vialli, è stato “il messia”. Vialli, per Lippi, è stato “il suo centravanti”. Un legame fortissimo, che nemmeno la malattia del campione cremonese ha interrotto. Il 22 novembre del 2022, un mese e mezzo prima che il tumore al pancreas si portasse via Vialli, a Viareggio una parte della grande Juve che nella seconda metà degli anni Novanta vinse tutto agli ordini di Lippi si ritrova per una rimpatriata. A quel tavolo non c’è però il centravanti, il capitano della Champions League del 1996.

Per raggiungere i compagni Vialli manda un videomessaggio che diventa un capitolo commovente di “Adesso vinco io”. Una clip mostrata su uno schermo a capo della tavolata juventina, mentre tutti, da Lippi a Moggi, da Conte a Peruzzi, osservano in silenzio.

“Ciao ragazzi, come va? – attacca Vialli nel video -. Mi dispiace non essere con voi oggi a festeggiare. Tantissimo mi dispiace. Sono con voi con lo spirito naturalmente, è un po’ che non ci vediamo, ma il filo che ci unisce è sempre lo stesso. Abbiamo condiviso tante cose insieme, vittorie sconfitte. Vi ho fatto vincere una Champions… sto facendo come Ciro, rido alle mie stesse battute – scherza Vialli -. Vi abbraccio tutti con tantissimo affetto, ma abbraccio soprattutto il mio messia – dice Gianluca rivolgendosi a Lippi -. Non ti dimenticherò mai, spero che anche tu non dimentichi il tuo centravanti. Ragazzi, dai, godetevela oggi e a prestissimo, vi voglio bene”. Un arrivederci che suona come un addio.

Simone Arrighi

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