Lettere

Liceo del Made in Italy, Pd: “Un fallimento nonostante il preside del Munari”

da Giovani Democratici Provincia di Cremona

Egregio Direttore,

ormai è chiaro, il Liceo del Made in Italy era nato male e si conferma un fallimento. Il nuovo indirizzo era stato annunciato troppo tardi per permettere il lavoro di orientamento, e infatti solo 92 scuole in tutta Italia, cioè solo ⅕ di quelle che avrebbero potuto farlo partire, hanno deciso di attivare la nuova offerta formativa. Come effetto domino, anche i risultati delle pre-iscrizioni sono andati male: solo 375 iscritti in tutta Italia. Come si può pensare che una famiglia permetta al proprio figlio di andare in una scuola di cui ancora non si conosce il quadro orario del triennio? Le famiglie si sono trovate davanti ad una scelta a scatola chiusa.

E a Crema? Un solo iscritto. Eppure il dirigente dell’ IIS Bruno Munari, Pierluigi Tadi, ha inizialmente dichiarato che una classe del nuovo percorso sarebbe partita lo stesso. Come? In una lettera per le famiglie veniva comunicato che parte degli studenti iscritti al Liceo Economico sociale avrebbero scelto volontariamente di cambiare corso, oppure sarebbero stati estratti a sorte gli studenti necessari per far partire la classe del neo-liceo.

Una scelta illogica che rischiava di mettere in discussione il diritto all’istruzione e alla libera scelta di studenti e famiglie, come prontamente segnalato dalla senatrice PD Malpezzi nell’annunciare un’interrogazione parlamentare al ministro Valditara sulla questione.

Ragazzi e genitori non hanno tardato a far sentire la propria voce e indignazione, facendo deflagrare un vero e proprio caso politico che ha costretto Tadi a cambiare idea e comunicare che per il prossimo anno scolastico il Liceo del Made in Italy non partirà.

Grazie alla pronta reazione di studenti, famiglie e politica il danno è stato evitato. Rimane l’atteggiamento di un dirigente che ha agito d’imperio, anteponendo le proprie convinzioni personali alla volontà di ragazzi e genitori. Un bell’esempio di pressapochismo e menefreghismo, fortunatamente scongiurato. Tutto è bene quel che finisce bene, anche se purtroppo non è la prima volta che il dirigente fa scoppiare casi mediatici per sue decisioni quantomeno discutibili, speriamo che questa sia l’ultima volta.

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