Ritmo lento e pochi acuti:
la Cremo ad Ascoli è un film Mudo
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Dai rimpianti con la Reggiana ai rimorsi con l’Ascoli: la Cremonese non cambia marcia, torna dalle Marche con il secondo pareggio consecutivo e la consapevolezza di dover ricomporre presto la cooperativa del gol. Perché se stecca Coda, accerchiato e malservito, da un mese e mezzo a questa parte le alternative latitano.
Cinque gol fatti in sei partite di campionato nel 2024 rappresentano il dato peggiore tra le squadre in zona promozione. L’essenza di questa Cremo si assapora col gioco, ma quando l’aroma sfuma anche a causa delle raffiche nemiche serve trovare miscele diverse. Ad Ascoli, il profumo della vittoria per i 143 del settore ospiti si avverte solo per un istante, un battito di Var, dopo l’episodio che sembrava poter spaccare in due la partita. E invece, il gol annullato a Tsadjout per fuorigioco di Sernicola resta l’episodio clou di una trasferta costata nervosismo a catinelle.
Al “Del Duca” anche la nebbia ha avvolto le idee grigiorosse. Per i primi dieci minuti di gioco la Cremo non si è vista e non solo per colpa del clima da Val Padana. Non si è vista in termini di gioco, di proposta, tanto da mandare Stroppa più volte su tutte le furie. Il giro palla difensivo non ha trovato uscite utili per aprire il campo a mezze ali ed esterni. Zanimacchia a sinistra è parso impreciso e fuori tempo, tanto che alla mezz’ora è stato riportato sul binario di destra. Dietro, le certezze si sono confermate Bianchetti e Antov, col rientro di Ravanelli durato solo un tempo: 45’ complicati per il trentino, che all’intervallo é finito sotto la doccia con presumibile shampoo di Stroppa.
Castori ha costruito il pari con le armi a disposizione: squadra viva il suo Ascoli, con limiti evidenti ma il merito di credere nel forcing a tutto campo e nel rapido ribaltamento di fronte. Le ringhiate del decano della B (549esima in cadetteria come Eugenio Fascetti), impostano da subito la gara sull’aggressività e nell’arena la bagarre premia i bianconeri. Interruzioni, cartellini, proteste: il nervosismo ha reso ancor più lenta e fallosa la condotta di una Cremo incapace di cambiare passo.
Con Falletti a giocare a nascondino, Abrego in giornata da segnalazione sul diario, l’unico a superare il compito in classe è stato Castagnetti, costretto però a cucire più sponde con i difensori che a sfoderare il mancino per nobilitare giocate offensive.
Vazquez, spesso basso da secondo play, ha ricevuto le cure di due o tre avversari a botta: scarsamente tutelato dall’arbitraggio, ha lasciato al “Del Duca” tanti lividi e poche invenzioni. La serata annebbiata di trequartista e mezze ali, si è tradotta in scarso rifornimento per il bomber Massimo: Coda si è sbattuto senza riuscire a vedere biglia per gran parte della sua partita, finita con una sostituzione mal digerita. La rapidità di Afena Gyan ha prodotto qualche scompiglio, ha innescato l’azione del gol annullato a Tsadjout: segnale che sarebbe bastato poco per mettere in ansia un Ascoli con l’acqua alla gola e reduce da due sconfitte consecutive con cinque gol incassati. Ma il copione di questo 0-0 in bianconero alla fine non dispiace agli interpreti in campo: “Portiamoci a casa il pari” è la sintesi di Stroppa dopo i titoli di coda del primo film Mudo del girone di ritorno.
Simone Arrighi – inviato ad Ascoli Piceno