Cronaca

Ettore Sacchi, il comitato
per il centenario della morte

A Spazio Comune è stato presentato il Comitato per le celebrazioni del centenario della morte di Ettore Sacchi, avvocato e politico italiano nato a Cremona nel 1851, guida del Partito Radicale Italiano, che condusse alla partecipazione ai governi liberal democratici dell’Italia prefascista. Erano presenti il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, l’assessore alla cultura Luca Burgazzi, la storica e presidente del Comitato Maria Luisa Betri e Sergio Ravelli, segretario del Comitato. “Ettore Sacchi è stato un grande protagonista della vita cittadina e nazionale – ha detto Ravelli -. Avvocato, deputato, più volte ministro e leader del Partito Radicale. Noi come Comitato per le celebrazioni del centenario della morte abbiamo deciso di far conoscere alla cittadinanza in vari modi la figura di Ettore Sacchi”. La conferenza stampa è stata l’occasione per illustrare le iniziative pubbliche che il Comitato per le celebrazioni del centenario ha organizzato. Prima di tutto la pubblicazione di un libretto commemorativo dal titolo “Ettore Sacchi – avvocato, deputato, ministro, radicale”. Poi la visita alla lapide restaurata di Ettore Sacchi situata nel cortile del Palazzo comunale. Infine, la conferenza pubblica in occasione del centenario della morte che si terrà sabato 6 aprile alle 17 nella sala dei Quadri di Palazzo comunale dove, tra gli altri, saranno presenti prestigiosi storici. Le celebrazioni del centenario sono patrocinate dal Ministero della Cultura, oltre che da Regione Lombardia, Provincia e Comune di Cremona e Ordine degli Avvocati.

CHI ERA ETTORE SACCHI

Nato a Cremona il 31 maggio 1851, concluse gli studi primari e secondari nella sua città e si laureò in giurisprudenza all’università di Pavia. Esercitò con successo la professione di avvocato
penalista e acquisì notorietà nazionale come difensore dapprima dei contadini mantovani implicati in un lungo sciopero e poi degli imputati del Partito operaio italiano. Per molti anni fu consigliere comunale e provinciale della sua città natale. Eletto deputato alla XV legislatura per il collegio di Cremona (1882), e rieletto nella successiva, rimase soccombente nelle elezioni del 1890 (XVII legislatura), ma in seguito fu sempre eletto nel collegio di Pescarolo, poi, di nuovo, in quello di Cremona. Con la morte di Cavallotti, Sacchi assunse progressivamente la figura di leader del partito radicale che si riunì per la prima volta a congresso il 27-30 maggio 1904. Sacchi fu eletto segretario e il congresso proclamò la costituzione ufficiale del Partito Radicale Italiano.M Succedette nel 1910 ad Andrea Costa nella vicepresidenza della camera; nel 1906 fu nominato ministro di Grazia e giustizia e dei culti nel gabinetto Sonnino, e in tale qualità fece votare la legge che aboliva il sequestro preventivo dei giornali. Nel 1910 ebbe il portafoglio dei Lavori pubblici nel gabinetto Luzzatti, e lo mantenne anche quando Giovanni Giolitti riassunse il potere (30 marzo 1911-19 marzo 1914). Alle elezioni del 1913 il Partito Radicale raggiunse il suo massimo storico conquistando 73 seggi. Cugino di Leonida Bissolati, non condivise le sue convinzioni per l’intervento dell’Italia nella guerra mondiale; ma quando s’impose la necessità di formare un governo nazionale, Sacchi accettò di collaborare con i liberali e i cattolici per la salvezza del paese. Fu ministro di Grazia e
giustizia e dei culti nel gabinetto Boselli (18 giugno 1916-20 ottobre 1917), poi in quello Orlando che gli succedette (29 ottobre 1917-23 giugno 1919), dimettendosi però il 17 gennaio 1919. Alle elezioni del 1919 i radicali ottennero appena 12 seggi. Era la fine del partito, Sacchi non venne eletto.

Nel 1921 gli fu offerto un seggio in Senato, che rifiutò preferendo riportarsi deputato nel collegio plurinominale di Cremona, quando Roberto Farinacci non poté essere convalidato per
ragioni di età. E infatti tornò in Parlamento per la XXVI legislatura. Nella pluridecennale permanenza in Parlamento fu promotore di più di centocinquanta progetti di legge. I suoi interventi spaziarono dalla legge comunale e provinciale alla Cassazione penale unica e al referendum amministrativo, dai problemi ferroviari, militari e tributari alla questione meridionale e sociale, dalla politica coloniale ai trattati di commercio, che lo videro sempre favorevole al libero scambio. A vantaggio di Cremona si batté soprattutto per il collegamento ferroviario con Borgo San Donnino (l’attuale Fidenza, in provincia di Parma), del cui consorzio promotore fu presidente. Inoltre, fu presidente dell’Associazione generale fra gli impiegati civili di Milano nel 1903 e della Confederazione generale degli impiegati civili nel 1905. Il combattente di tante battaglie per la democrazia morì povero, a Roma, il 6 aprile 1924. La sua città natale gli ha dedicato una via in zona centrale (dove abitò ed ebbe lo studio) e una lapide con busto di bronzo, sita nel cortile del Palazzo comunale così concepita: “Ettore Sacchi strenuo difensore di libertà nel dominio inviolabile della legge. Propugnatore fervido, indefesso, con la parola di deputato, con l’opera di ministro, di ogni progresso civile e sociale”.

Il servizio di Mauro Maffezzoni

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